2023-12-12
Antonio Tajani con gli alleati: «Non firmiamo una cosa che penalizza il Paese». Approvato un nuovo step sulla riforma dei conti: il Pd si astiene per non fare un favore all’Italia.Niente ratifica del Mes, almeno per ora: slitta la discussione alla Camera per la ratifica del nuovo fondo salva Stati, originariamente prevista per giovedì prossimo, nonostante le pressioni fortissime che arrivano dal Pd, dall’Europa e dai media sedicenti progressisti, che nelle ultime settimane hanno dipinto come divisa una maggioranza di centrodestra che invece, anche su questo argomento, si dimostra compatta. A Elly Schlein, che ha fatto della ratifica entro il 31 dicembre del nuovo Mes un argomento di propaganda, confermando il totale disallineamento con l’opinione pubblica, ieri ha risposto Giorgia Meloni: «Certe dichiarazioni fanno anche abbastanza sorridere», ha detto la Meloni nel corso della presentazione di Photoansa 2023, «leggevo Elly Schlein, che diceva: non possiamo tenere ferma tutta l’Europa. Forse la segretaria del Pd non sa che il Mes è uno strumento che esiste, chi lo vuole attivare lo può tranquillamente attivare. E semmai bisognerebbe interrogarsi sul perché, in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse, nessuno vuole attivarlo». La Meloni sa perfettamente che con la Germania con le gomme a terra gli spazi di manovra per il governo italiano sono più ampi, e che quindi ha la forza necessaria per non sottostare a ricatti e pressioni indebite. La eventuale ratifica del Mes da parte dell’Italia avverrà solo e soltanto se le regole del nuovo Patto di stabilità verranno scritte tenendo in considerazione le nostre richieste: la famosa «logica di pacchetto» della quale la Meloni parla da mesi: «Io penso», argomenta la Meloni, «che la strumentalità di un certo dibattito in chiave interna non tenga conto anche dell’eventuale danno che si reca all’Italia. Un governo serio tiene conto del contesto e in quel contesto fa calare gli strumenti. Stiamo parlando di strumenti e non di totem ideologici. Quando saprò il contesto nel quale mi muovo saprò anche cosa bisogna fare del Mes, che continuo a ritenere uno strumento che ad oggi non è stato utilizzato neanche quando era stata attivata una linea di credito durante la pandemia che aveva minori condizionalità. È uno strumento rispetto al quale gli stati, prima di accedervi», sottolinea la Meloni, «si pongono un problema di che tipo di messaggio danno al resto del mondo». A proposito della trattativa sul patto di Stabilità, la Meloni intravede qualche spiraglio positivo: «Il tema per noi», sottolinea ancora Giorgia Meloni, «è quello degli investimenti. Dopodiché la trattativa è aperta, noi stiamo portando avanti un approccio pragmatico e credo che non si possa dire di sì a un Patto di stabilità che nessuno Stato potrebbe rispettare perché non sarebbe serio da parte nostra. Io vedo spiragli per una soluzione seria che tenga conto del contesto in cui operiamo». «Governare», replica la Schlein, «implica assumersi delle responsabilità. Ratificare le modifiche al Mes non significa chiederne l’attivazione, ma non impedire agli altri Paesi di accedervi». La filastrocca sulla ratifica, che non vuol dire chiedere di accedere al Mes, è un espediente puramente propagandistico: il problema infatti è che ora il fondo salva Stati diventa anche un fondo per salvare banche in difficoltà, e gli italiani potrebbero ritrovarsi a dover contribuire al salvataggio di un istituto di credito straniero. Potrebbe capitare anche a una nostra banca di aver bisogno del fondo, direte voi: il fatto è che il nostro sistema creditizio è solidissimo, e dunque la scusa non regge. La maggioranza, dicevamo, è compatta: «Ribadisco la posizione di Forza Italia», ha detto ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «da sempre a favore del Mes: non ci piace il regolamento perché non è sufficientemente europeista e la guida del Mes non è sottoposta a controlli come capita con la Bce. Non possiamo firmare una cosa che penalizza il nostro Paese. La politica macroeconomica deve essere vista nel suo insieme: il Patto di stabilità e crescita, il Mes, l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale. Una volta approvato il Patto di stabilità si potrà discutere del Mes». «Un secondo dopo la ratifica del Mes da parte nostra», dice a Dimmi La Verità il senatore della Lega Claudio Borghi, «a Bruxelles inizierà un’altra pressione per farcelo utilizzare. Ho informazioni molto attendibili al riguardo. Come se ne esce? Non ratificandolo! Le pressioni per ratificare il Mes avrebbero incenerito chiunque, alla Meloni va riconosciuto che invece resiste».Intanto, ieri, la commissione per l’Economia egli affari monetari al Parlamento europeo (Econ) ha approvato la posizione negoziale sulla riforma del Patto di stabilità: rispetto alla proposta di aprile, il periodo di aggiustamento è stato esteso di 10 anni. Il Pd non ha presenziato alla seduta. «La richiesta isolata di un rinvio a gennaio del voto sul Patto di stabilità da parte dei socialisti dimostra l’inconsistenza di una maggioranza che in Europa è arrivata al capolinea. Infatti, l’accordo era stato raggiunto tra S&d, Ppe e Renew. Un testo che, piuttosto che favorire la crescita, era appiattito sul solito rigore. Il Pd si defila e si tiene alla larga dalle proprie responsabilità non presenziando al seduta della Commissione, forse perché consapevole che i compromessi approvati non tengono conto del buon senso per arrivare a un sistema di regole fiscali coerenti con il raggiungimento di obiettivi strategici», ha commentato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr, Denis Nesci .
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.