2024-01-15
Vogliono cacciare la Meloni per mettere la patrimoniale
Elsa Fornero (Getty Images)
Elsa Fornero sogna di farci piangere ancora con ricette che hanno già fallito: «Tassare la casa per aumentare i salari». Ecco cosa ci aspetta se dovesse funzionare il piano per rovesciare il governo.Così come il lupo perde il pelo ma non il vizio, la professoressa Elsa Fornero non perde occasione per provare a stangare gli italiani. In molti ricorderanno le lacrime che versò 13 anni fa, quando annunciò la riforma previdenziale con cui, oltre ad allontanare la pensione per milioni di italiani, creò il buco nero degli esodati. Ma se l’ex ministro pianse il giorno in cui alzò l’età per dare l’addio al lavoro, quando il governo di cui faceva parte varò la patrimoniale sulla proprietà immobiliare non mostrò alcun tentennamento. Anzi, a distanza di anni non solo non mostra rimorsi, ma addirittura suggerisce una più robusta stangata sui proprietari di casa. La proposta l’ha formulata ieri sulla prima pagina della Stampa. Secondo lei, la tassa sul mattone sarebbe la soluzione ideale per far fronte ai problemi finanziari del Paese, oltre che uno strumento formidabile per riequilibrare le diseguaglianze sociali. Il ragionamento della professoressa è brutale: visto che il cinque per cento degli italiani detiene il 47 per cento della ricchezza del Paese e il 50 ha solo l’otto, sarebbe sufficiente mettere un’imposta a carico delle abitazioni per rimettere le cose a posto, riducendo il debito pubblico e trovando risorse per i più bisognosi. Per la Fornero si tratterebbe di abbattere un totem, ovvero la sacralità della casa. Dunque, nonostante i guai che provocò nel 2011 l’introduzione dell’Imu, la soluzione per l’ex ministro del Lavoro di Mario Monti resta sempre l’aumento delle tasse a carico della parte degli italiani che già le paga. Infatti, un prelievo fiscale come quello suggerito sarebbe inevitabilmente a spese di coloro che posseggono una casa, spesso comprata con numerosi sacrifici e di cui magari non è ancora stato saldato il mutuo. Alla professoressa non può infatti essere sfuggito che per avere un gettito significativo, il Fisco dovrebbe «tosare» non soltanto i grandi patrimoni immobiliari, ma tutte le abitazioni, proprio come fece il governo di cui ella faceva parte. All’epoca, la tassa colpì anche la prima casa, con il risultato di raccogliere quasi 24 miliardi di euro, a fronte dei circa dieci dell’anno precedente. Tuttavia, la stangata generò non solo la caduta del mercato immobiliare ma anche una gelata per le imprese delle costruzioni e i consumi, da cui l’Italia ha faticato a riprendersi. In pratica, la soluzione escogitata da Monti e compagni per assecondare l’Europa ci sprofondò in una crisi che si trascina tuttora.Nonostante gli effetti negativi, per Elsa Fornero la soluzione resta sempre una patrimoniale. Fosse solo lei a pensarla così non ci sarebbe molto da preoccuparsi. In fondo è una professoressa in pensione e, nonostante sia ospite fissa di alcuni programmi tv come Dimartedì e commentatrice abituale di giornali come la Stampa, è difficile che qualcuno le offra un ruolo di potere dove possa applicare le sue idee. Però l’ex ministro rivela ciò che pensa la nomenklatura della sinistra in questo Paese. Da Amato a Prodi, passando per Enrico Letta per finire con Nicola Fratoianni e compagni, la tassa sugli immobili è l’opzione numero uno dei progressisti. Con loro al governo non passerebbe una settimana senza il varo della stangata sui proprietari di casa. Ecco perché l’operazione di cui abbiamo parlato ieri, che punta a riportare Paolo Gentiloni alla guida del Pd, e successivamente scalzare Giorgia Meloni da Palazzo Chigi, sostituendo il governo voluto dagli italiani con un esecutivo di unità nazionale (ma potete anche chiamarlo del presidente, inteso come Mattarella), resta ai nostri occhi una pericolosa minaccia. E lo dovrebbe essere per tutti gli italiani.Ps. Un recente studio dell’Osservatorio sui conti pubblici, ufficio dell’Università Cattolica, dimostra che - cito testualmente - «in Italia la situazione della tassazione patrimoniale non è molto diversa da quella di altri Paesi confrontabili, in qualche modo intermedia fra quella dei Paesi nordici e continentali (che tendono a tassare poco il patrimonio) e quella dei Paesi latini e del Regno Unito (che invece tendono a tassarlo molto)». Insomma, a differenza di ciò che ci si vuol far credere, non siamo una mosca bianca, visto che il nostro gettito sulla ricchezza reale (immobili e terreni) è nella media d’Europa. Il che dimostra come, invece di far crescere la ricchezza dell’Italia, qualcuno pensi solo a punirla.
Chiara Appendino (Imagoeconomica)