2022-10-15
Fontana eletto senza patemi alla guida della Camera. L’opposizione si spacca in tre
Il centrodestra vota unito il leghista, che omaggia il Papa, il beato Acutis e rassicura le minoranze. Giuseppe Conte lo attacca anche se è stato suo ministro, il Pd srotola striscioni.«Si appianerà tutto». È un Matteo Salvini raggiante, quello che ha presidiato Montecitorio fin dal primo mattino, per accompagnare al meglio l’elezione del fedelissimo Lorenzo Fontana a presidente della Camera. E se giovedì era stato, a detta di tutti, il giorno di Giorgia Meloni e della sconfitta di Silvio Berlusconi, ieri si può certamente dire che sia stato il giorno del leader leghista. Il quale, non a caso, dopo aver incassato per il suo partito la terza carica dello Stato, si è proposto come pacificatore nella polemica che ha coinvolto le altre due forze del centrodestra. Ha definito «un piccolo incidente di percorso», quanto avvenuto al Senato per l’elezione di Ignazio La Russa, che a suo avviso non pregiudica il cammino verso il nuovo governo, né tantomeno la partecipazione unitaria della coalizione alle consultazioni al Quirinale (definita «ovvia» dal segretario leghista).Sull’esito del voto di ieri mattina, per la verità, persistevano pochi dubbi, dopo il vertice lampo Salvini-Meloni del giorno prima che aveva messo a punto lo schema secondo cui all’elezione di Fontana seguirà la scelta di Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia. Inoltre, da regolamento a Montecitorio il quarto scrutinio, così come accade per l’elezione del capo dello Stato, è quello di solito decisivo, poiché il quorum si abbassa dai due terzi alla maggioranza assoluta dei votanti. Il motivo di maggiore interesse politico era, comprensibilmente, vedere come si sarebbe comportata la pattuglia di Forza Italia: Antonio Tajani ha tolto dal tavolo ogni possibile ambiguità, affermando di fronte ai cronisti che «ogni giorno ha la sua soluzione» e che i suoi avrebbero votato Fontana, badando di eleggerlo subito. E così è stato, con 222 voti, 14 in meno dei 236 virtuali (un deputato azzurro era a casa con il Covid) verosimilmente dispersi tra la manciata di nulle, bianche e magari di qualche invidia personale sfogata nell’urna. Un dato numerico soddisfacente e soprattutto autosufficiente, anche perché stavolta i partiti del centrosinistra non hanno ripetuto l’errore strategico di Palazzo Madama, dove indicando di votare scheda bianca hanno lasciato mano libera ai franchi tiratori. Anche se saranno rimasti comunque delusi gli elettori che, dopo aver ascoltato proclami sulla necessità di un fronte unito dell’opposizione, si sono ritrovati un candidato di bandiera per ogni partito. Per la cronaca, la candidata del Pd e della sinistra, Maria Cecilia Guerra, ha preso 77 voti; quello del M5s, Federico Cafiero De Raho, 52; e quello del Terzo Polo, Matteo Richetti, 22. E in questa lotta senza quartiere per contendersi lo scettro dell’antimelonismo, la prima mossa plateale l’ha fatta il Pd con Alessandro Zan, che assieme ad alcuni colleghi di partito ha srotolato in Aula uno striscione contro Fontana, accusandolo di essere «omofobo e pro Putin». Lo stesso Zan, titolare dell’omonimo ddl arcobaleno affossato al Senato nella scorsa legislatura, dovrebbe essere la contromossa a effetto dei dem, che potrebbero proporlo alla vicepresidenza della Camera. Un crescendo polemico che ha finito per travolgere anche il galateo istituzionale, visto che i il centrosinistra non ha salutato con l’applauso la proclamazione del presidente leghista, e - con l’eccezione del Terzo polo - non ha preso parte al tradizionale brindisi, mai disertato dal centrodestra, nemmeno in occasione dell’elezione di Laura Boldrini. Il capo del M5s, Giuseppe Conte, invece non ha brillato per coerenza, parlando di «valori distanti» da quelli incarnati da un politico che però era stato suo ministro ai tempi del suo primo governo.Nel discorso pronunciato dopo la proclamazione, Fontana - analogamente a quanto fatto da La Russa - ha usato toni concilianti, ha rassicurato le minoranze e ha omaggiato figure come papa Francesco, il capo dello Stato, Sergio Mattarella (che lo ha ricevuto in serata), San Tommaso («Male è privazione del bene») e il beato Carlo Acutis, per poi ringraziare il fondatore della Lega, Umberto Bossi, con il quale si era intrattenuto nel cortile del Palazzo, assieme a Salvini. Nella parte più politica del suo discorso, Fontana ha riaffermato «la centralità del Parlamento», senza tralasciare uno degli argomenti che stanno più a cuore al partito: «Il ruolo delle autonomie è decisivo, dalle risposte che daremo dipenderà la qualità della democrazia». La Meloni, nel frattempo, si fermava in Transatlantico con i cronisti per manifestare la sua soddisfazione, esordendo con un «buona la prima anche alla Camera», ben sapendo che ora sarà possibile costituire i gruppi parlamentari ed eleggerne i presidenti, che la prossima settimana andranno al Colle per le consultazioni. Dalle quali uscirà con l’incarico di formare il governo.