Firmato l’accordo Israele-Hamas. Prima le liberazioni, poi il disarmo

- Il tycoon annuncia l’intesa: «Un grande giorno». I fondamentalisti: «Ricevute garanzie». Ora la tregua, lo scambio di prigionieri, gli aiuti e il ritiro dell’Idf. Più avanti inizierà la smilitarizzazione della Striscia.
- Gerusalemme vuole le salme dei rapiti morti, ma i terroristi potrebbero non essere in grado di trovarle. E i caduti sono sottostimati. Chi non vuole il patto cerca l’incidente.
Lo speciale contiene due articoli.
Dopo due anni di conflitto, è stata annunciata l’intesa tra Israele e Hamas sulla prima fase del piano di pace per Gaza presentato dal presidente americano, Donald Trump. Ad annunciarlo su Truth è stato il tycoon: «Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Usa». E a cascata, è arrivata la conferma del Qatar, del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e di Hamas («Ricevute garanzie, dichiariamo la fine della guerra e l’inizio di un cessate il fuoco permanente»). L’organizzazione terroristica, tramite un comunicato, ha ringraziato non solo i «fratelli mediatori», ovvero Turchia, Qatar ed Egitto, ma lo stesso Trump. Il risultato è arrivato a seguito di tre giorni di colloqui indiretti a Sharm el-Sheikh, con la bozza «della fase uno» che è stata firmata ieri mattina.
Questo primo passo per porre fine alla guerra si concentra sul breve periodo: l’intesa verte dunque sul cessate il fuoco, sullo scambio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, sull’ingresso di aiuti nella Striscia e sul ritiro parziale dell’Idf sulla linea concordata, in vista di una sorta di disarmo palestinese. All’annuncio dell’accordo non è seguita immediatamente una tregua a Gaza: Israele ha reso noto che ciò accadrà solo dopo la ratifica da parte del governo israeliano, che si è riunito ieri sera. Successivamente, «entro 24 ore» dalla riunione dell’esecutivo di Gerusalemme, entrerà in vigore il cessate il fuoco. E sempre entro 24 ore inizierà il ritiro dell’Idf «sulla linea gialla, come indicano le mappe del piano Trump». Di conseguenza, le forze israeliane hanno reso noto che avranno il controllo del 53% di Gaza. E stando a quanto riportato da Ynet, le forze logistiche israeliane lasceranno per prime Gaza City.
Sul fronte della liberazione degli ostaggi, le tempistiche restano ancora piuttosto fluide: inizialmente per la Casa Bianca gli israeliani sarebbero rientrati in patria lunedì, più ottimista invece Gerusalemme che ha sostenuto l’arrivo degli ostaggi già domenica, in tempo per la visita di Trump nel Paese. Più tardi il tycoon ha dichiarato che la liberazione potrebbe avvenire «lunedì o martedì». C’è da dire che nei 20 punti del Piano si sostiene la consegna degli ostaggi entro 72 ore dal cessate il fuoco.
Sullo scambio di israeliani e palestinesi, andando nei dettagli, un funzionario di Hamas ha annunciato a France presse che da una parte Gerusalemme dovrà rilasciare 1.950 palestinesi, tra cui 250 ergastolani e 1.700 palestinesi arrestati dopo il 7 ottobre 2023, dall’altra il gruppo terroristico si prepara a liberare 20 ostaggi israeliani vivi e a restituire 28 corpi. Riguardo alle salme degli ostaggi, secondo il Wall Street Journal, Hamas avrà bisogno di dieci giorni per localizzarli. Qualora fallisse, stando a quanto reso noto da Channel 12, verrà impiegata una task force per recuperare i corpi costituita da Stati Uniti, Qatar, Egitto, e Israele, a cui si è aggiunta la Turchia. Sui palestinesi, Hamas ha consegnato la lista dei detenuti da liberare «secondo gli standard concordati nell’ambito dell’accordo». In prima battuta una fonte israeliana aveva comunicato alla Cnn: «La questione non è risolta», visto che Hamas «chiede il rilascio di prigionieri per i quali Israele non ha dato il via libera». D’altra parte, Gerusalemme ha chiarito che Marwan Barghouti, uno dei leader di Fatah condannato a cinque ergastoli, non sarà liberato. Inoltre, un funzionario israeliano ha spiegato all’emittente americana che Israele non ha intenzione di restituire i corpi dei fratelli Sinwar. Nella serata però il sito di Haaretz ha annunciato che Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo sulla lista dei prigionieri palestinesi, con la decisione finale che spetta al governo israeliano. L’intesa raggiunta riguarda anche la consegna degli aiuti a Gaza: sono almeno 400 i camion di beni di prima necessità e di generi alimentari che entreranno nella Striscia.
I nodi irrisolti riguardano parte dei 20 punti del piano che si concentrano sul lungo periodo, tra cui il disarmo di Hamas e la governance di Gaza. Secondo i funzionari americani, le questioni faranno parte delle prossime trattative. Lo stesso Trump ha commentato che «il disarmo» del gruppo terroristico verrà discusso in una seconda fase. Ed è convinto che sarà «una pace duratura» sperando che sia il preludio di «una pace eterna».
Intanto, con larga parte della comunità internazionale che ha espresso pieno supporto per questo primo traguardo, a intervenire in merito sono stati il capo del governo italiano, Giorgia Meloni, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il premier, dopo aver ringraziato Trump e i mediatori, ha ribadito che «l’Italia è pronta a fare la sua parte e a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione, allo sviluppo di Gaza». Sulla stessa linea, il vicepremier, che ha aggiunto: «L’Italia può anche dare militari per una forza internazionale che possa unificare Gaza e Cisgiordania. Siamo anche in prima linea per gli aiuti».






