Hanno introdotto obblighi assurdi. Dal coprifuoco alle mascherine all’aperto. Dalla chiusura dei parchi al divieto di usare le cappelliere negli aerei. Tutte misure inefficaci a frenare il virus, ma utili a soggiogare la gente. Così adesso basta toglierne qualcuna per dare l’illusione della riapertura. E centrare il vero obiettivo: il green pass eterno.
Hanno introdotto obblighi assurdi. Dal coprifuoco alle mascherine all’aperto. Dalla chiusura dei parchi al divieto di usare le cappelliere negli aerei. Tutte misure inefficaci a frenare il virus, ma utili a soggiogare la gente. Così adesso basta toglierne qualcuna per dare l’illusione della riapertura. E centrare il vero obiettivo: il green pass eterno.Il primo impatto della pandemia Covid in Italia è stato raccontato in chiave anti razzista. Guai a chiudere le frontiere, mangiamo gli involtini primavera e - solo se si è presidenti della Repubblica - facciamo visita alle scuole primarie con elevato numero di bimbi cinesi. Poi a distanza di pochi giorni il clima aperturista si trasforma in un baratro scuro dal nome anglosassone di lockdown. Prigionia sembrava troppo. I due anni successivi sono stati un susseguirsi di regole e imposizioni, prive di qualunque base scientifica, che hanno finito con lo stordire gli italiani, confonderli. Due anni che hanno consentito che le vere libertà e le finte si mescolassero in una miscela che, con il senno di poi, sembra consustanziale a realizzare la vera gabbia. Cioè, la realizzazione del green pass e il suo mantenimento vita natural durante.Riavvolgiamo il nastro a marzo del 2020. Lockdown. Divieto di uscita da casa. Salvo per accompagnare il cane o per fare jogging e comunque muniti di autocertificazione. Guai a uscire per una passeggiata. In quelle settimana è consentito andare a fare la spesa, ovviamente, ma viene introdotto il divieto di acquistare prodotti non necessari o di cancelleria nei supermercati. Perché? La domanda resta ancora oggi senza risposta. Negli stessi giorni, nasce il concetto di «congiunti», tra i quali Giuseppe Conte inserisce anche i fidanzati. I quali possono incontrarsi e uscire dal luogo di residenza. Ma pur sempre senza uscire dal Comune dove abitano. Il tutto purché si rincasi prima delle 22. Il Conte bis, infatti, introduce anche la limitazione temporale, poi spostata a mezzanotte. Evidentemente convinto che il virus segua nella sua evoluzione particolari fusi orari. O particolari località. I parchi giochi per bambini ad esempio restano chiusi fino a giugno 2020. E alcuni sindaci mantengono il divieto di utilizzo anche nel semestre successivo. Poco male, così gli italiani si abituano alle follie. D’altronde poco prima, il 3 giugno, viene introdotta una «modifica» nel codice della strada. Si viaggia in auto in più di due persone solo se conviventi. Altrimenti in due purché una stia seduta dietro sul lato opposto. O in tre se l’auto ha tre fila di sedili. I centauri? In due solo se conviventi. Altrimenti da soli a godersi le strade svuotate dal Covid. Eppure nessuna sollevazione popolare di fronte a tale schizofrenia scientifica, nemmeno quando l’Enac vieta sui voli nazionali l’utilizzo delle cappelliere. Dove forse il governo era convinto si annidassero nugoli di Covid-19 pronti a seguire i passeggeri fin dentro le abitazioni. D’altronde ad agosto dello stesso anno il governo vieta i balli giustificando l’intervento con il rischio assembramenti. Giusto? Forse. A posteriori chiaramente no. Ma la cosa grave e assurda è che impone l’obbligo di mascherina, ma solo tra le 18 e le 6 del mattino. Nemmeno il tempo di assimilare la novità o metterla in discussione che il decreto Emergenze estende l’utilizzo delle maschere anche all’aperto. Nonostante membri del Cts o altri cosiddetti esperti abbiano più volte sconsigliato di camminare con bocca e naso coperti. Così, da ottobre 2020 fino a febbraio 2021 obbligo mascherine all’aperto. Obbligo rispuntato a Natale scorso e abolito tre giorni fa. Coerenza sul modello da utilizzare? Ovviamente no. Al chiuso le Ffp2 obbligatorie per i teatri (anche se con capienza ridotta), ma non per i musei dove bastano le chirurgiche. Nelle chiese, per le quali non serve il green pass, è sempre stato possibile usare chirurgiche e Ffp2. Lasciando al fedele il libero arbitrio. Il quale, fedele, a Natale del 2020 apprende come atto soprannaturale della nascita della zona gialla rafforzata. A quel punto ogni italiano reagisce a modo suo. Molti però da questo stringere le morse traggono un senso di sicurezza e di affidamento. Non vogliamo dire sia sindrome da Stoccolma. Però di qualcosa di patologico deve trattarsi visto che quasi tutti noi abbiamo annotato mentalmente che per fermare il virus era necessario chiudere i ristoranti alle 18. Dove si poteva andare a pranzo ma non a cena e in ogni caso non stare seduti al medesimo tavolo in più di sei. O, in un lasso di tempo più breve, addirittura in quattro. A pensarci adesso sembra tutto folle. Ma attenzione, l’allucinazione collettiva è un tema più complesso. Primo, perché non è ancora terminata. L’altro ieri hanno riaperto le discoteche, ma con mascherine ai tavoli. Può entrare in sala solo chi ha il super green pass. La capienza deve essere del 50%, si deve ballare a due metri di distanza a meno che non si sia congiunti. Un’assurdità che però ha un senso preciso. E qui viene il punto due. Aver assistito per due anni all’introduzione di vincoli assurdi, fa sembrare ogni minimo passo indietro un ritorno alla libertà. È accaduto prima ai tempi di Conte e sta accadendo con l’attuale governo. Solo che stavolta la posta in gioco è il green pass. Nel giugno scorso è stata introdotta la carta verde. Poi l’obbligo è stato allargato a un numero sempre maggiore di attività o luoghi. Il criterio, inutile dirlo, sempre antiscientifico (basti pensare che a lungo è servito per i treni ad alta velocità ma non per quelli regionali) ha permesso di giocare la stessa carta dell’illusione collettiva. Così, ora che si verifica la restrizione massima (martedì l’obbligo di super green pass agli over 50 per andare al lavoro), il racconto dei media comincia a introdurre la fase inversa o discendente. Piano piano il lasciapassare su concessione di Roberto Speranza potrà sparire da bar, ristoranti, locali. E poi discoteche, metro o treni regionali. Ma se notate non si fa cenno ad alcuna abolizione. Con la scusa che l’obbligo vaccinale è fissato fino al 15 giugno (perché questa data resta ovviamente un mistero) le veline di Speranza fanno sapere che il lasciapassare resterà per gli spostamenti aerei e i treni ad alta velocità. Sicuramente per accedere agli ospedali e agli altri servizi pubblici. Dovremo esibire il green pass per andare alle poste e per fare un esame clinico. Ma molti italiani esalteranno il senso di libertà insito nel poter esibire la carta. Nel frattempo, come previsto da Bruxelles, l’Italia avrà trasformato i cittadini in identità digitali. Con tutto ciò che ne consegue in termini di tracciamento e controllo fiscale.
Elly Schlein (Ansa)
Il nuovo scopo del campo largo? Cavalcare il disagio nelle sue roccaforti boicottando la riforma. Roberto Calderoli: «Governo anti-Meridione, ora ribellatevi». Ma il divario col Nord è figlio delle pessime amministrazioni dem.
Elly Schlein vince al Sud. Come era accaduto alle Europee di un anno e mezzo fa. E subito parte la nuova battaglia, messa da parte quella green e quella per la Palestina a bordo della Flotilla: no all’autonomia. Con lei subito scendono in campo Roberto Fico, neo presidente della Campania, e Michele Emiliano, governatore uscente della Puglia. Insomma, il campo largo trova un altro motivo per stare al mondo: boicottare la riforma Calderoli. Riforma che invece piace non solo in Veneto, visto l’exploit della Lega che ha doppiato Fratelli d’Italia, ma anche in Lombardia, Piemonte e Liguria che la scorsa settimana hanno siglato le pre-intese per avere la gestione in autonomia della protezione civile, delle professioni, della previdenza complementare e di alcune voci legate al fondo sanitario, cioè soldi che sono in cassa ma che per qualche motivo burocratico che non si capisce chi l’abbia scritto non si possono spendere.
Nel riquadro una foto tratta da Google Maps del Parco di Tor Tre Teste, a Roma (iStock)
I due giovani sono stati accerchiati e rapinati. Poi la violenza. Caccia agli altri membri.
Hanno abusato sessualmente di una giovane di appena 18 anni che si trovava in auto con il suo fidanzato. La notizia della terribile violenza sessuale si diffonde nel giorno in cui si celebra la Giornata contro i femminicidi e qualsiasi violenza contro le donne. Mentre in tutta Italia si svolgono cerimonie ed eventi, il Paese viene a conoscenza dell’ennesimo, brutale episodio di violenza sessuale.
Nichi Vendola, candidato al consiglio regionale della Puglia per Avs, mentre vota al seggio di Terlizzi (Ansa)
La Puglia rinnega il suo ex presidente «mammo», che con Avs è fuori dal Consiglio. Flop in Campania per la donna incubo di Sangiuliano: 160 voti. Veneto, Rizzo delude.
Chiusi i seggi, conti fatti. La lunga corsa delle Regionali 2025 è terminata, adesso è il momento dei riequilibri di potere. Dentro alle coalizioni così come dentro ai partiti. Il Veneto va al centrodestra, per dirla meglio, al Carroccio. Alberto Stefani ottiene il 64,39% dei voti. Lega, primo partito, ottiene il 36,28% (pari a 19 seggi all’interno del Consiglio regionale). Fratelli d’Italia il 18,69% (nove seggi). Forza Italia il 6,3%, tre seggi. Noi moderati con l’1,12% non ottiene alcun seggio.
Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Il «Rottamatore» insiste per una Casa riformista, ma gli elettori non vogliono entrarci.
Cerco un centro di gravità permanente, cantava Franco Battiato e diceva (parafrasiamo, non fate i pignoli) il consigliere di Sergio Mattarella, Francesco Saverio Garofani, nel famoso pranzetto romanista. Il centro, o una lista civica nazionale, o un partito moderato, o la nuova Margherita, fate voi: quello che manca al centrosinistra per diventare competitivo alle prossime Politiche del 2027 è una specie, per dirla molto semplice, di «Forza Italia di sinistra», un partito moderato che riesca a raggranellare un 8-10% di voti da portare in dote al centrosinistra attuale, che poi in realtà è una sinistra-sinistra a trazione Landini-Schlein-Conte-Bonelli-Fratoianni.






