2022-04-15
Finlandia e Svezia bussano alla Nato. La Russia: «Armi nucleari sul Baltico»
Dura minaccia di Mosca alla notizia che i due Paesi scandinavi vorrebbero entrare nel Patto atlantico. Dmitry Medvedev: «Rafforzeremo i confini occidentali». Un ulteriore motivo di tensione che non ci voleva.Da oltre settant’anni sotto le acque del Mar Baltico corre una linea di confine non ufficiale, che separa il blocco della Nato dalla Russia, ma il conflitto in Ucraina rischia di farla scomparire, squadernando anche gli equilibri geopolitici che sono stati fissati dopo la seconda guerra mondiale. A renderlo chiaro ieri pomeriggio sono state le parole di Dmitry Medvedev, braccio destro di Vladimir Putin che guida il Consiglio di sicurezza russo, quando ha annunciato: «La Russia rafforzerà i confini occidentali, rafforzerà il sistema di difesa aerea e schiererà consistenti forze navali nel golfo di Finlandia». A quel punto, ha aggiunto, «non sarà più possibile parlare di uno status non nucleare del Baltico». Una corsa alle armi determinata dal fatto che Svezia e Finlandia hanno annunciato la loro intenzione di presentare richiesta per entrare nell’Alleanza atlantica. Subito dopo che questa volontà era emersa, qualche giorno fa, la Russia aveva replicato in modo ufficiale, dicendo: «Questa decisione non aumenterà la stabilità in Europa». Una minaccia nemmeno tanto velata, che si è fatta decisamente più chiara ieri, con la dichiarazione di Medvedev, secondo la quale la Russia è disposta a collocare nella zona del Baltico anche le armi nucleari.L’idea che i due Paesi si uniscano alla Nato rappresenta una preoccupazione pesante per Mosca che, nel caso avvenisse lo spostamento, finirebbe per trovarsi con il doppio dei confini in Paesi legati all’Alleanza atlantica.L’abbandono della neutralità durata sino ad ora e il passaggio alla sfera di influenza della Nato potrebbero creare uno squilibrio in un’area che ha già parecchie complicazioni e negli ultimi anni ha resistito a tensioni serpeggianti. Basta osservare una mappa per rendersene conto. Sulle coste del Mar Baltico si affacciano Svezia e Finlandia, che sono entrate nell’Unione europea nel 1995 ma non hanno voluto fino ad ora schierarsi con la Nato. A non troppa distanza si trova Kaliningrad, l’enclave russa al confine tra Lettonia e Lituania che fa da base per la flotta russa del Baltico. Sulle stesse acque, infine, si affacciano anche alcuni Paesi che già fanno parte della Nato, come Danimarca, Germania, Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania. Solo che negli ultimi tre sono collocati oltre 7.000 uomini dell’Alleanza atlantica, che potrebbero diventare a breve tre volte tanti. Una situazione che ovviamente suscita paure nella Russia, impegnata nella settima settimana di guerra contro l’Ucraina senza peraltro risultati che la soddisfino fino in fondo.Eppure Finlandia e Svezia stanno procedendo a spron battuto nelle loro intenzioni di aggiungersi ai Paesi aderenti alla Nato. E il fatto che Putin mandi di fronte al loro confine i mezzi corazzati o minacci di usare le armi nucleari, non serve a fermarli. Spostare attrezzature militari, sistemi di difesa costiera compresi, al confine con i due Paesi che meditano di schierarsi con l’Alleanza atlantica, serve probabilmente a farli riflettere sul rischio che potrebbero essere il prossimo paese in pericolo dopo l’Ucraina.Secondo i vertici dei due Paesi la data del 24 febbraio, inizio dell’invasione dell’Ucraina, ha segnato un punto si volta. Lo dicono in modo diretto, lo ribadiscono negli incontri ufficiali, ma in fondo il mondo si è già reso conto che nulla sarà più come prima dentro al Vecchio continente. Stabilire però dei tempi precisi per questo «passaggio» non è semplice. I media svedesi sostengono che la richiesta verrà presentata dal loro governo molto presto. Quelli finlandesi ipotizzano come data il mese di giugno, quando si svolgerà il prossimo summit della Nato, nel corso del quale Estonia, Lituania e Lettonia hanno già annunciato di voler richiedere un rafforzamento del contingente militare che ospitano. Il premier svedese Magdalena Andersson ha incontrato nei giorni scorsi a Stoccolma la sua omologa finlandese Sanna Marin per discutere del loro progetto comune. «Ci sono argomenti da analizzare con molta attenzione», ha detto la Andersson dopo il summit, «bisogna soppesare tutti i pro e i contro. Allo stesso tempo, non vedo alcun motivo per rinviare la decisione. Avremo le elezioni a settembre e dobbiamo anche essere in grado di concentrarci su questo». Mentre la Marin ha voluto ribadire: «Ci sono diverse prospettive sull’opportunità o meno di aderire alla Nato, dobbiamo analizzarle attentamente, ma penso che il nostro processo decisionale sarà rapido, nel giro di settimane».Molto più che intenzione, dunque. Le due prime ministre procedono spedite, anche perché dalla loro parte sembrano avere il consenso dei cittadini. Secondo i sondaggi in Finlandia oltre il 60 per cento degli abitanti è favorevole all’ingresso nella Nato, mentre in Svezia si parla del 49 per cento di cittadini pro Alleanza atlantica. Numeri che potrebbero spingere i governi dei due Paesi, che partecipano da anni come osservatori alle esercitazioni militari alleate, a compiere il passo decisivo. Rovesciando un assetto precedente che aveva portato a coniare un termine in ambito politico. All’epoca della guerra fredda si parlava di «finlandizzazione» per spiegare la decisione di Helsinki di giocare un ruolo di equilibrio tra i due blocchi, mantenendo rapporti di collaborazione con entrambi. Una linea confermata anche in occasione dell’ingresso nell’Ue del Paese e della vicina Svezia, che non aveva coinciso con un passaggio alla Nato. La finlandizzazione era un capolavoro di diplomazia, che sta per cadere in pezzi: non sotto le bombe di Putin, ma per la loro minaccia. Soprattutto ora che i militari russi sono schierati a Vyyborg, una città russa vicino al confine con la Finlandia.