2023-03-15
Fine Amara di una stagione di veleni e ricatti
Crolla il mito dell’oracolo delle Procure: l’ex legale Eni finisce a processo a Potenza per corruzione con Enrico Laghi e Carlo Maria Capristo. Guai pure da Milano: chiesto il rinvio a giudizio per calunnia a Claudio Descalzi. E a Perugia ricorso contro l’affidamento in prova.in un procedimento che ruota intorno a vicende legate all’Ilva di Taranto, in compagnia dell’ex procuratore di Trani (dal 2008 al 2016) e di Taranto (sino al 2020) Carlo Maria Capristo, dell’ex commissario straordinario per l’Ilva Enrico Laghi e dell’ex pm tranese Antonio Savasta (già condannato in altro procedimento).Ma anche gli inquirenti di Milano si sono dovuti arrendere all’evidenza della fallacia di un simile testimone, che per mesi aveva ingolosito le toghe con le panzane sulla Loggia Ungheria e sul cosiddetto Patto della Rinascente (un’invenzione per incastrare i vertici dell’Eni), e hanno chiesto il suo rinvio a giudizio per calunnia proprio per quel fantomatico accordo mai realizzato con il numero 2 della compagnia petrolifera Claudio Granata. Un doppio colpo alla credibilità di Amara che si aggiunge ai già molti altri arrivati in questi mesi, così tanti da far assomigliare questo «impumone» professionista (mitologico incrocio tra un imputato e un testimone) in una sorta di pentolaccia dei tribunali.Ma procediamo con ordine. Ieri Amara, considerato «soggetto attivo nella corruzione in atti giudiziari», è stato mandato a processo per tale reato insieme con Capristo, Laghi, con l’ex funzionario di polizia Filippo Paradiso e con l’avvocato Giacomo Ragno. Il legale siracusano si sarebbe prodigato per garantire a Capristo nomine da parte del Csm che non pare tuttavia siano arrivate. Amara è stato rinviato a giudizio anche per falso ideologico e rivelazione di segreto. È stata, invece, dichiarata la prescrizione per la contestazione di calunnia: l’imputato, in alcuni esposti presentati alla Procura di Trani nel 2015, aveva accusato Emma Marcegaglia, Paola Severino e altri di un inesistente traffico illecito internazionale di rifiuti. Alla sbarra, come detto, è finito pure Laghi: cinquantaquattrenne commercialista e revisore dei conti, è stato commissario straordinario dell’Ilva e di Alitalia, mentre nel 2020 ha condotto per i Benetton la trattativa per la cessione di Autostrade..I fatti contestati a Laghi fanno riferimento all’incarico tarantino, svolto tra il 2015 e il 2018, quando avrebbe nominato e conferito incarichi a consulenti vicini all’allora procuratore Capristo, come l’avvocato Ragno e Nicola Nicoletti, per ottenere un trattamento giudiziario di favore negli innumerevoli procedimenti per incidenti mortali e per inquinamento ambientale contro l’Ilva che intasavano il tribunale pugliese. Amara ha tentato inutilmente di patteggiare la pena (strada intrapresa con successo, invece, da Nicoletti) e di inserire anche queste accuse nel calderone degli oltre quaranta reati che era già riuscito a chiudere con un accordo favorevole con l’accusa, ma i diversi giudici lucani che si sono occupati dell’inchiesta hanno sempre respinto queste istanze giudicando non congrua la pena proposta. A dicembre del 2022 aveva rigettato la terza richiesta il giudice Annachiara Di Paolo, adeguandosi all’indirizzo inaugurato dalla collega Teresa Reggio che aveva precisato che «per Amara il crimine rappresenta un valido ed alternativo sistema di vita» e che «l’omessa allegazione degli atti» non consente di comprendere quale sia il suo «contributo collaborativo». Come detto, per l’avvocato siciliano arrivano brutte notizie anche da Milano e proprio dai pubblici ministeri che per anni lo hanno coltivato come fonte attendibile da utilizzare perfino nel processo più importante del decennio: quello denominato Eni-Nigeria od Opl 245. L’aggiunto Laura Pedio e i pm Stefano Civardi e Monia Di Marco il 3 marzo 2023, quindici mesi dopo l’avviso di chiusura delle indagini, hanno finalmente depositato la richiesta di rinvio a giudizio nel cosiddetto procedimento «complotto» contestando ad Amara e ai suoi due sodali Giuseppe Calafiore e Vincenzo Armanna il delitto di calunnia ai danni dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e di Granata per il già citato Patto della Rinascente, vale a dire il fantomatico accordo che nel 2016, a detta dei tre compagni di merende, avrebbero stretto Descalzi e Granata con Armanna per fargli ritrattare le accuse contro Eni, offrendogli denaro e la riassunzione presso il Cane a sei zampe. Il 6 marzo scorso, sempre Pedio, Civardi e Di Marco hanno, quindi, disposto l’archiviazione del procedimento iscritto contro Eni per illecito amministrativo che scaturiva dall’iscrizione di Descalzi e Granata per il reato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, sempre conseguenza delle false accuse di Amara, Calafiore e Armanna. È interessante notare che tale provvedimento sia stato trasmesso al Procuratore generale di Milano Francesca Nanni che pare proprio aver commissariato la Pedio in tutto ciò che riguarda i procedimenti a carico di Eni.Amara non convince, però, neppure la Procura Generale di Perugia il cui procuratore Sergio Sottani ha impugnato per Cassazione il provvedimento con il quale il Tribunale di sorveglianza ha concesso al legale siciliano la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Il Pg si è è soffermato proprio sulla evanescenza del contributo collaborativo che avrebbe fornito l’avvocato siciliano e che si baserebbe, a giudizio del Tribunale di sorveglianza di Perugia, su dati di «pubblico dominio». Ma per Sottani il tema della presunta collaborazione è stato «eluso o trattato secondo dati diversi dalla realtà» dai colleghi, evidentemente tratti in inganno da organi di informazione che sostengono l’attendibilità di Amara. Per questo Sottani li bacchetta: «Non può bastare richiamarsi a generiche informazioni di pubblico dominio. E se davvero a ciò si deve fare riferimento, si lamenta ad esempio, la scarsa attenzione data dal Tribunale ad informazioni recentissime quali la seguente comparsa sul quotidiano La Verità del 28 gennaio 2023». Un articolo, il nostro, il cui titolo è ricopiato nel corpo del ricorso a caratteri cubitali: «Il pentito Amara non convince più. Doppia picconata da Roma a Potenza». Ora quest’altro doppio colpo. Forse definitivo.
Kim Jong-un (Getty Images)
iStock
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)