2021-10-27
Figliuolo «modello» a sua insaputa. L’indagine va verso l’archiviazione
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Il commissario iscritto per due abiti regalati da imprenditori per fare «pubblicità occulta» con i clienti. La difesa: il responsabile della struttura anti coronavirus aveva donato a sua volta un cesto di salumi.Al commissario straordinario per l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, sessantenne potentino, oltre ai mille problemi legati alle vaccinazioni e alle mascherine «molto pericolose» su cui da giorni non dà risposte, mancava solo l'iscrizione sul registro degli indagati con l'accusa di corruzione. L'inchiesta è quella che, come rivelato dalla Verità, rischia di terremotare i vertici delle forze armate e che ha già costretto il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli a sottoporsi a due interrogatori e a presentare quattro memorie.Gli «untori» della vicenda, se possiamo chiamarli così, sono due imprenditori di Biella, Eugenio Guzzi e Rosa Lovero, che da anni regalano divise e abiti civili a generali e alti ufficiali di primo piano per ottenere per i loro prodotti tessili commesse dalle forze armate. Tra i beneficiari dei loro omaggi anche Figliuolo che si è ritrovato così ieri sulla prima pagina del Fatto quotidiano in veste di indagato. Ma il giornale diretto da Marco Travaglio ha anche specificato che l'iscrizione di Figliuolo «è un atto dovuto, a sua tutela» e che «da quel poco che trapela il generale non è mai finito direttamente nelle intercettazioni, ma sarebbero altri a far riferimento a lui nell'ambito di circostanze che riguardano però un periodo precedente alla sua nomina da parte del governo Draghi». Per concludere così: «Nelle prossime settimane, la Procura di Roma depositerà una richiesta di archiviazione, nel frattempo però il commissario risulta ancora iscritto».La verità è che a inguaiare Vecciarelli e Figliuolo è stata l'intraprendenza dei coniugi Guzzi che spediscono a destra e a manca i loro prodotti alla ricerca, come ammette il loro difensore Lorenzo Contrada, di influencer a loro insaputa. Infatti quando personaggi noti decidono di indossare un loro capo, finiscono - pare - dritti dritti nei depliant della ditta. «Vedete come sta bene Figliuolo qua? È un vestito che facciamo noi», è il possibile canovaccio dei venditori. E adesso la difesa è pronta a portare i pieghevoli in Procura per far comprendere lo spirito con cui vengono fatti i regali. Sembra, infatti, che quando i rappresentanti dell'azienda propongono il campionario, dalle valigette esca la foto dell'ufficiale famoso in ghingheri. Ma, ci tiene a precisare Contrada , questa attività non può essere considerata una tangente, anche perché gli abiti sono messi a bilancio come omaggi promozionali. Non deve vederla così l'imprenditrice che, dopo essere stata arrestata per corruzione, ha denunciato agli inquirenti romani il modus operandi della ditta biellese capace di vincere appalti e ottenere affidamenti a colpi di abiti sartoriali e maglioncini di cachemire. Gli investigatori della Squadra mobile di Roma sono entrati così, nell'aprile scorso, con un mandato di perquisizione dentro alla Technical tex e alla Technical trade dei Guzzi e hanno scoperto la vagonata di abiti inviati ai vertici del mondo militare. Tra questi anche quelli al commissario straordinario. Gli imprenditori hanno riferito al proprio avvocato di due omaggi. Il primo è un abito civile che Figliuolo avrebbe ricevuto ai tempi in cui era capo ufficio generale del capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano. Contrada spiega che si è trattato di un dono di riconoscenza: «Quando i Guzzi lo hanno conosciuto 5 anni fa, siccome la mamma della Lovero è lucana come Figliuolo, si era creato un rapporto d'amicizia e lui dalla Basilicata ha portato ai miei due assistiti una confezione con dentro ogni ben di Dio, formaggi e salumi, un regalo molto importante. E i Guzzi hanno deciso di ricambiare, all'interno di questo rapporto d'amicizia, con un abito per mostrare al generale come lavorano». Quindi la coppia avrebbe approfittato di quella strenna alimentare per far conoscere i propri prodotti. I due coniugi hanno parlato anche di un secondo dono, fatto «cinque anni dopo», molto probabilmente quando Figliuolo era già commissario, ma la Technical trade non era ancora stata perquisita. Si tratta «di una divisa fatta con una materiale molto tecnico che in Italia realizzano solo due ditte» continua Contrada. «A vederla è una divisa con giacca che si accompagna con la cravatta in modo perfetto, ma in realtà è molto comoda ed elasticizzata, un vero capo militare. Se fai un'intervista sei molto elegante, ma non tira su gomiti e ginocchia. Unisce la comodità di una tuta con la formalità di un abito», è lo spot del legale. I Guzzi in cambio di quei due abiti non avrebbero ottenuto nessun favore. E questo sembra averlo verificato anche la Procura. Salvo il fatto di poter inserire nel proprio campionario un generalissimo come Figliuolo: «Per loro avere un personaggio del genere che indossa una divisa della Technical è il miglior modo per reclamizzare i propri articoli. È questo il famoso omaggio promozionale»,La Lovero ha anche spiegato al suo legale che «molti dicono di no» a questo tipo di omaggi perché temono di essere sfruttati per «quella che di fatto è una pubblicità occulta». Continua l'avvocato: «Questi generali non sono corrotti, ma amici che, in un certo senso, vengono utilizzati come testimonial». Insomma i generali non verrebbero corrotti, ma usati, lasciando la questione nel limbo del non detto, per vendere vestiti. «Intorno a Figliuolo girano milioni di euro tra vaccini e appalti legati all'emergenza, si figuri se si rovina per un vestito. Non è neanche ipotizzabile» conclude Contrada.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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