
Il pentastellato stoppa gli emendamenti per le forze dell'ordine. Ira di Matteo Salvini: «Così spariranno stanziamenti già concordati».Buoni pasto per poliziotti, divise nuove al posto di quelle lise o rammendate, caserme, straordinari e assunzioni per rendere più efficaci forze dell'ordine e vigili del fuoco. Provvedimenti di buonsenso e senza colore politico che non dovrebbero incontrare ostacoli. Invece no, in Italia succede anche questo: gli emendamenti al decreto Sicurezza bis sono stati dichiarati inammissibili dal presidente della Camera. A indicare come responsabile del «blocco» il grillino Roberto Fico è lo stesso ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che lo accusa di non rendere «un buon servizio alle forze dell'ordine e alla sicurezza del Paese». Il vicepremier leghista vuole sapere il motivo del suo ostruzionismo: «Sono proposte coerenti col decreto Sicurezza bis e tutte già finanziate che, se non venissero approvate, vedrebbero sparire quei soldi», lamenta il numero uno del Viminale, «non si tratta di fare dispetto alla Lega o a Salvini: stiamo parlando di buoni pasto, straordinari per i pompieri, della possibilità di assumere vigili urbani, di destinare immobili pubblici a presidi di polizia. Proprio non capisco». Il leader del Carroccio si rivolge, durante una diretta su Facebook, direttamente agli alleati pentastellati: «Spero che questi no diventino dei sì. Spero che si sia trattato di un attimo di distrazione, che ci sia stata confusione. Mi auguro che non ci sia una parte dei M5s che tifa per l'antipolizia».A dare manforte a Salvini si schierano anche gli ex alleati di Forza Italia e il senatore azzurro Francesco Giro che accusa Fico di essere «inadeguato» al ruolo. E lo invita a concedere subito il via libera al decreto: «È una vergogna, sta bloccando misure sacrosante per i nostri poliziotti». Alla sua voce si aggiunge quella del sottosegretario all'Interno, Stefano Candiani che si focalizza soprattutto sui pompieri: «Sono misure necessarie e già finanziate e che permetterebbero anche la rapida entrata in servizio di 650 operatori», spiega, «chi si oppone umilia la professionalità dei vigili del fuoco e rischia di bruciare dei soldi, peraltro in un momento in cui questo corpo è sotto pressione in tutta Italia per l'ondata di maltempo e per i roghi. Il sistema di soccorso pubblico e di prevenzione incendi ha bisogno di fondi, non di umiliazioni come questa». E ancora il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni: «Incredibile e inaccettabile il no agli emendamenti che prevedono pasti e nuove divise alle donne e agli uomini della polizia di Stato. Chi si oppone è iscritto al partito anti-polizia, un'offesa alla straordinaria professionalità degli agenti e un danno per la sicurezza del Paese».Non è certo la prima volta che il presidente della Camera mette i bastoni tra le ruote ai compagni di governo, dimenticando che la sua è una figura istituzionale e super partes. Ma questa volta il fatto è più grave, perché non si tratta di semplici schermaglie politiche: il blitz a Montecitorio rischia di mandare in fumo risorse già pronte che andrebbero immediatamente a ossigenare le forze dell'ordine.Cosa risponde Fico? La replica, piuttosto piccata, della terza carica dello Stato trapela da fonti della presidenza della Camera: «Spiace per la confusione del titolare del Viminale riguardo al funzionamento delle Camere. Al momento la presidenza della Camera non ha ricevuto nessun emendamento e nessun ricorso sugli emendamenti», fanno sapere da Montecitorio, «che sono oggetto del vaglio che i presidenti di commissione competenti svolgono in piena autonomia. A ogni modo se il ministro avesse avuto a cuore davvero le forze dell'ordine gli sarebbe bastato inserire le misure già nel decreto, cosa che invece non ha fatto». Segue una contro risposta da parte del Viminale dove si spiega che le norme sulle forze dell'ordine non sono state inserite direttamente nel decreto Sicurezza bis solo per esigenze di contenimento del testo: «Stupisce il rigore con cui sono stati valutati gli emendamenti rispetto a precedenti conversioni in cui la stessa Presidenza ha lasciato ampio spazio all'inserimento di nuove norme. Un atteggiamento», aggiungono fonti del ministero dell'Interno, «che appare ostruzionistico e burocratico rispetto alla primaria esigenza di non perdere finanziamenti già disponibili e misure che le nostre forze dell'ordine e i nostri vigili del fuoco aspettano da troppo tempo».Nel pomeriggio il presidente della Commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, ha spiegato che sono stati riammessi solo due degli otto emendamenti che erano stati bocciati. Gli altri sono invece stati respinti perché «recano disposizioni non strettamente connesse e consequenziali a quelle contenute nel testo del decreto».Quindi una piccola correzione di rotta c'è stata, ma al Carroccio non basta e il capogruppo, Igor Iezzi, annuncia ricorso. Non è sufficiente neppure per Salvini che in serata torna sull'argomento: «La situazione si sblocca col buonsenso», ribadisce lasciando Palazzo Madama, «c'è una parte del decreto Sicurezza che parla di forze dell'ordine, quindi parlare di polizia, polizia locale, vigili del fuoco mi sembra del tutto attinente alla sicurezza e alle forze dell'ordine, anche perché si parla di pasti, di abbigliamento, di assunzioni, di straordinari, di caserme. Quindi mi rifiuto di pensare che qualcuno ritenga inammissibile nel decreto Sicurezza interventi a sostegno delle forze dell'ordine». E a chi gli domanda se vede dietro questa decisione una scelta politica, il ministro dell'Interno risponde: «Non lo so, chiedete a chi sta decidendo, al presidente della Commissione, al presidente della Camera. Io dico solo che molti di questi emendamenti erano a doppia firma, Lega e Movimento 5 Stelle, erano stati concordati e non è che uno si alza la mattina e…».
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.