2019-09-18
Fi ha la sindrome dell’accerchiato. La cena della Carfagna crea il panico
Fiaccati a destra da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, gli azzurri temono l'attacco al centro di Matteo Renzi. La vicepresidente della Camera riunisce 40 fedelissimi: «Non è una fronda interna, ma Italia viva per noi è un problema».Sono le 17 di ieri pomeriggio, quando si diffonde la notizia che Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, esponente di punta di Forza Italia e da sempre ipercritica sulla matrice sovranista che Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno impresso al centrodestra, sta organizzando una cena per la sera, in un ristorante di Roma, alla quale prendono parte una quarantina di parlamentari forzisti. I suoi avversari interni fanno circolare la voce che la Carfagna stia organizzando una fronda, stia preparando il terreno all'adesione al progetto neocentrista di Matteo Renzi. Una telefonata con Silvio Berlusconi chiarisce lo spirito dell'iniziativa: la Carfagna ribadisce al Cav che né lei, né gli amici e colleghi che si ritroveranno dopo qualche ora a tavola, hanno la minima intenzione di lasciare il partito. «Confermo che questa sera (ieri, ndr)», chiarisce Mara attraverso un comunicato, «mi vedrò con un gruppo di colleghi a cena: sarà un'occasione amichevole e conviviale di cui in tanti sentivamo il bisogno. Il nostro partito ha attraversato momenti molto duri negli ultimi mesi e sono stati i rapporti umani, oltre che quelli politici, a evitare sbandamenti nei molti passaggi di incertezza che si sono susseguiti. Non nasce una corrente, né un gruppo organizzato», aggiunge la vicepresidente della Camera, «né nulla che possa impensierire il coordinamento nazionale di Forza Italia. Siamo una comunità di persone oltre che un partito e penso sia un bene ricordarsi ogni tanto il valore della lealtà reciproca e dell'amicizia». Tra i partecipanti alla cena, parlamentari rappresentanti di tutte le regioni italiane. Qualche nome: Osvaldo Napoli per il Piemonte, Alessandro Cattaneo per la Lombardia, Paolo Russo per la Campania, Jole Santelli e Roberto Occhiuto per la Calabria, Massimo Mallegni (Toscana), Renata Polverini (Lazio), Matilde Siracusano (Sicilia) il commissario regionale delle Marche (non parlamentare) Marcello Fiori e tanti altri. I «salviniani» di Forza Italia alimentano l'ipotesi che la Carfagna sia in procinto di lasciare il partito per aderire a Italia viva, ma la smentita della diretta interessata è perentoria: «Non lascio Forza Italia, assolutamente, non l'ho mai pensato e mai lo farò», è quanto ripete a tutti i dirigenti locali che la interpellano per capire quali siano le sue intenzioni. Del resto, già in mattinata, Mara aveva commentato sui social network la mossa dell'ex Rottamatore: «La scissione di Matteo Renzi», scrive Mara Carfagna, «e la nascita del suo nuovo partito non sono un problema che riguarda solo la sinistra. Per la prima volta, Forza Italia rischia di dover competere nell'area dei moderati con un soggetto politico guidato da un leader di grande visibilità e proveniente da una tradizione diversa. Se è stato facile», aggiunge, «in passato, fronteggiare analoghe operazioni nate nel nostro mondo, adesso dobbiamo porci il problema. Senza una forte ripresa d'iniziativa, senza segnali di vitalità e rinnovamento, all'Opa ostile portata avanti per mesi da Lega e Fdi, potrebbero aggiungersi gli effetti della scalata renziana. Personalmente non ritengo che ci siano rischi a breve per la legislatura: il tempo per reagire dunque c'è. Ai miei colleghi di Forza Italia dico: ricominciamo a fare politica e a dare speranze ai milioni di italiani che per vent'anni hanno guardato a noi», conclude la Carfagna, «come principale riferimento dell'area moderata».È evidente che la mossa di Matteo Renzi sia destinata ad avere ripercussioni all'interno di Forza Italia: l'elettorato al quale l'ex Rottamatore si rivolge si sovrappone a quello dei berluscones, che rischiano di dissolversi del tutto, schiacciati tra il sovranismo targato Salvini-Meloni e il nuovo progetto renziano. Dunque, la preoccupazione c'è, e i parlamentari meno disposti a convertirsi al salvinismo ortodosso cercano un'ancora di salvezza per non dover dire addio a ogni speranza di rielezione. Da un certo punto di vista, un punto di riferimento interno al partito per i moderati di Forza Italia fa comodo anche a Silvio Berlusconi, che probabilmente oggi esternerà sul nuovo progetto di Renzi, che non sembra per nulla convincere l'ex presidente del Consiglio. Se non ci fosse un'ala moderata di Forza Italia a fare da cuscinetto, la diaspora verso Italia viva sarebbe difficilissima da evitare. Ciò non toglie che questo «cuscinetto», a lungo andare, possa poi trasformarsi in un contenitore autonomo che vada a confluire in quello creato da Renzi: si tratta però di una ipotesi a lungo termine, legata al proseguimento della legislatura fino alla scadenza naturale. Molto, anzi tutto, dipende da cosa deciderà di fare Berlusconi: se accetterà di consegnarsi a Salvini, i parlamentari anti sovranisti lasceranno il partito. Curiosità: tra i fan di Renzi si segnala Francesca Pascale, la fidanzata di Berlusconi, che pur di andare contro Salvini proporrebbe come leader del centrodestra anche Dudù.