2021-12-07
Ferrero va in cella. Il gip: spregiudicato, inutili i domiciliari
Bancarotta, arrestati il presidente della Samp e i due rampolli. Avrebbero distratto 13 milioni da aziende in crisi e fatte fallire.Nuovi guai giudiziari per Massimo Ferrero, imprenditore e presidente della Sampdoria, che nel 2016 aveva patteggiato una condanna a un anno e 10 mesi per il fallimento della compagnia aerea Livingston. La Procura di Paola, luogo di domicilio di quattro ditte a lui riconducibili, ha chiesto e ottenuto l’arresto di Ferrero, condotto in carcere a Milano, dove si trovava. La figlia Vanessa, il nipote Giorgio e altri tre indagati sono finiti ai domiciliari e sono stati colpiti da una misura interdittiva che vieta loro l’esercizio dell’attività di impresa. Il procuratore Pierpaolo Bruni contesta ai nove indagati la bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari aggravati dall’entità del buco.Le indagini riguardano i fallimenti delle società Ellemme group, Blu cinematografica, Blu line e Maestrale. Il Gip Rosamaria Mesiti ha anche disposto sequestri preventivi nei confronti di Massimo e Vanessa Ferrero (rispettivamente per 209.774 e 740.520 euro) e di altri due indagati (per 136.000 euro). I pm nella richiesta di arresto parlano del comune destino delle società, caratterizzato «dallo svuotamento, deliberatamente programmato, degli asset e dal successivo fallimento» delle stesse. Infatti le quattro società fallite avevano debiti, in gran parte con l’Erario, pari a quasi 20 milioni di euro e sarebbero state realizzate «distrazioni pari a oltre 13 milioni». Per gli inquirenti l’enorme esposizione debitoria «denota la spregiudicatezza» degli indagati «nella gestione delle società oggi fallite del tutto asservite al soddisfacimento di interessi personalistici della famiglia Ferrero», mentre la reiterazione delle condotte di bancarotta fraudolenta, «attraverso la realizzazione di un pactum sceleris», sarebbe «espressione di marcata capacità delinquenziale». Tutte condotte «poste in essere in maniera organizzata e non occasionale, con la consapevolezza di ottenere ingiustificati arricchimenti personali».Tali operazioni «appaiono, pertanto, nascere da un preciso disegno criminale e da una unica regia, che ha il fine ultimo di accumulare beni e risorse con poco dispendio economico». Le indagini avrebbero «permesso di individuare la “cabina di regia” in Massimo Ferrero, il quale ha gestito realmente il patrimonio sociale compiendo, all’interno del gruppo, complessi intrecci societari, avvalendosi, altresì, sia dei propri familiari, che di soggetti di fiducia, e svolgendo l’attività propria e tipica di amministratore».Se per i pm è forte il «pericolo di reiterazione del reato», per il giudice le «esigenze cautelari devono ritenersi attuali». Con particolare riguardo a Massimo Ferrero. Il settantenne Viperetta sarebbe coinvolto «nella quasi totalità delle condotte» contestate «in forma diretta e mediata» e a peggiorare la situazione c’è il casellario giudiziale, «da cui risultano a carico del predetto precedenti penali per istigazione alla corruzione, violazione di sigilli, omesso versamento di ritenute certificate e omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali continuato». Per questo, secondo il Tribunale, l’unica misura idonea «appare quella della custodia cautelare in carcere», essendo la sola «in grado di recidere radicalmente le possibilità di porre in essere ulteriori illeciti». Per il Gip, considerate «la particolare spregiudicatezza, la pervicacia e la scaltrezza manifestate dall’indagato nelle vicende in esame, unitamente all’elevata consistenza degli interessi economici» non sarebbero sufficienti neppure i domiciliari «anche con applicazione del braccialetto elettronico». Il motivo? «Non impedirebbe al Ferrero di continuare a svolgere attività di gestione anche tramite terzi, avendo questi dato piena prova di saper ricorrere ad amministratori di comodo nei casi di maggiore difficoltà finanziaria». Per il Gip «non può farsi affidamento sull’autolimitazione e sul rispetto da parte dello stesso (persona tra l’altro gravata da un precedente per violazione di sigilli) delle limitazioni imposte dall’autorità, anche in relazione all’eventuale utilizzo di strumenti di comunicazione laddove vietati». A supporto della sua decisione il giudice ricorda «il tenore delle conversazioni da cui si evince che Ferrero è in condizione di svolgere, anche attraverso terze persone, la funzione di direzione e controllo con riferimento alle altre società del “gruppo”». Oltre al «pericolo di recidiva», il giudice evidenzia che i precedenti penali di Ferrero e l’entità della pena che questi rischia concretamente di subire (per la Mesiti superiore ai tre anni), «fanno escludere-allo stato- la futura concessione del beneficio della sospensione condizionale».Ma veniamo alle contestazioni. Per quanto riguarda la Ellemme, dichiarata fallita nel 2017, Massimo e Vanessa Ferrero (amministratore di fatto lui, legale lei) e il liquidatore dell’azienda sono accusati per esempio di aver «sottratto o distrutto sottraevano/distruggevano in tutto o in parte […] i libri o le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari». Per questo nel febbraio del 2014 «veniva denunciato il furto di un’auto Audi all’interno della quale vi era custodita una borsa in pelle contenente, tra le altre, tutta la documentazione contabile». La vicenda del furto dell’Audi viene contestata a Viperetta in concorso con altri indagati anche per le altre società.Gli amministratori della Ellemme non avrebbero versato tasse e contributi previdenziali per quasi 6 milioni e avrebbero anche truccato i bilanci, «al fine di celare lo stato di dissesto», che nel 2009 risultava pari a 17.000 euro e, alla data del fallimento, a oltre 13 milioni di euro. La Ellemme si è anche accollata circa 1,5 milioni di debiti delle società di Ferrero nei confronti di Rai Cinema, e ha ceduto ad altre aziende del gruppo crediti e diritti di sfruttamento delle opere per 4,8 milioni senza avere niente in cambio. A cui bisogna aggiungere una distrazione di 1,4 milioni a favore di un’altra ditta.Non è finita. Gli indagati avrebbero concesso attraverso la Ellemme finanziamenti infruttiferi di interessi per 8,1 milioni. A Ferrero viene contestato pure il ricorso abusivo al credito per 12,6 milioni. Vanessa è accusata, invece, di aver distratto 740.500 euro dalle casse con prelevamenti in contanti e per mezzo assegni. Per la Blue Cinematografica Ferrero, insieme a un altro indagato, è accusato di non aver pagato 5,6 milioni di tasse e contributi previdenziali e di aver distratto più di 200 mila euro. Secondo l’accusa, le società venivano usate anche per garantire un tenore di vita molto alto, fatto di barche di lusso e supercar. La Blue line infatti era intestataria del contratto di leasing da 1,5 milioni di uno yacht da 31 metri, un Azimut 105/25, acceso, nonostante debiti per mezzo milione nei confronti dell’Erario. I costi dello yacht avrebbero provocato «la distrazione dalle casse societarie di 2,34 milioni di euro». A contribuire al fallimento della Maestrale sarebbe stato invece il leasing di una Ferrari F430 F1 spider, costata 246.434 euro alla società, che l’ha poi ceduta alla V production Srl, amministrata da Vanessa Ferrero, per 45.000 euro, incassati solo nel 2019.Nell’indagine la Sampdoria, che venerdì dovrà affrontare il Genoa nel derby, non è coinvolta. In un comunicato la società contesta le esigenze cautelari visto che si tratta di «vicende fallimentari relative a fatti di moltissimi anni fa» e che «per tre delle quattro società calabre coinvolte vi è già stata allo scopo una transazione con le relative procedure già perfezionata e adempiuta».Contemporaneamente, la stessa Sampdoria ha annunciato l’intenzione del presidente di «formalizzare le dimissioni immediate dalle cariche sociali», al fine di evitare «ogni pretestuosa speculazione». Per il suo avvocato, Pina Tenga, Massimo Ferrero in queste ore sarebbe stato trattato «peggio di Totò Riina».
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