
Sotto inchiesta a Roma cinque dipendenti del dicastero della Salute. L'accusa: fondi distratti da un funzionario ludopatico.I pm di Napoli arrestano due persone per 800 attività di intercettazione non autorizzata.Lo speciale contiene due articoli.Il governo del cambiamento non sembra riuscire a modificare l'antico andazzo dei ministeri romani. È emblematico il caso del signor Vincenzo Zumbo, il funzionario del dicastero della Salute arrestato lo scorso primo aprile dalla Guardia di finanza con l'accusa di peculato e autoriciclaggio, il quale, se non fosse stato pizzicato grazie a una segnalazione di operazione sospetta, magari continuerebbe a girare sul proprio conto soldi del ministero per scialacquarli nelle sale da gioco. L'eroico funzionario dell'ufficio Bilancio, 54 anni, originario di Roma., non ha distratto mica briciole. In un anno e 9 mesi, dal 15 giugno 2017 sino al 15 marzo scorso, con 270 operazioni di pagamento a se stesso ha distratto 1,416 milioni di euro. Per riuscirci presentava finti estratti conto delle carte di credito ministeriali allegando altrettanto finte autorizzazioni alle missioni più un'infinità di finti scontrini o ricevute. Autorizzazioni con sopra firme considerate dal pm di Roma Carlo Villani farlocche. Probabilmente riprodotte con photoshop. Le missioni dei direttori generali erano quelle con sopra più sigle, mentre per il segretario generale occorreva il via libera del capo di gabinetto del ministro. Zumbo era, invece, costretto a falsificare la firma della Grillo per validare le autorizzazioni dei viaggi del capo di gabinetto.Il funzionario ludopatico aveva messo in piedi una specie di cartiera per le autorizzazioni fasulle, mentre sulle fatture vere destinate all'agenzia di viaggi a cui si appoggia il Ministero inseriva il proprio Iban. Ovviamente i superiori di Zumbo non erano tenuti a sapere a memoria l'iban della Cisalpina tour, ma per la Procura avrebbero dovuto invece accorgersi che da Zumbo venivano presentati due o tre estratti conto al mese di Cartasì (anziché uno) e magari mettere un po' più d'attenzione su qualcuna di quelle innumerevoli autorizzazioni alle missioni che approvavano a occhi chiusi.Ma perché non lo hanno fatto? Se lo è domandato anche la Procura, coadiuvata dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. C'erano per caso dei complici? Per accertarlo sono stati iscritti sul registro degli indagati quattro alti dirigenti del ministero con l'accusa di concorso in peculato. Si tratta di Angela Maria Carfora, direttore generale dell'Ucb, l'Ufficio centrale di bilancio («apponeva la propria firma, validandoli, su 87 falsi ordini di pagamento» si legge nel capo d'accusa, consentendo a Zumbo di appropriarsi di circa 554.000 euro); Enrico Gallo, direttore dell'ufficio 1 dell'Ucb (avrebbe apposto 183 firme, liberando 862.000 euro di rimborsi); Giuseppe Celotto, storico dirigente del ministero e dg dell'Ufficio personale, organizzazione e bilancio (a lui sono contestate solo 15 firme collegate a 86.500 euro) e Stefania Ricci, dell'ufficio 6 - appartenente alla Direzione generale di Celotto - che «apponeva la propria firma su 255 falsi ordini di pagamento» per un totale di circa 1.329.000 euro. I primi tre sono stati interrogati dal pm Villani nella giornata di ieri, mentre nei prossimi giorni toccherà alla Ricci. Per continuare a contestare il peculato il magistrato dovrà dimostrare il dolo dei quattro dirigenti, che comunque dovranno rispondere della loro presunta sciatteria davanti alla Corte dei conti a cui sono già stati inviati gli atti. Villani infatti contesta ai super dirigenti, con stipendi che arrivano a sfiorare i 220.000 euro, di aver «omesso di effettuare ogni minimo controllo sulla documentazione posta alla loro attenzione».Il tutto sarebbe successo, come detto, sia quando al vertice del ministero c'era Beatrice Lorenzin, che quando, nel giugno 2018, le è succeduta la Grillo.Tra gli indagati dell'inchiesta ci sono anche i due giovani figli di Zumbo, accusati di riciclaggio, anche se la loro posizione sembra procedere verso l'archiviazione. Tra gli iscritti sul registro delle notizie di reato c'è un ultimo e misterioso nome coperto da omissis su cui la Procura sta lavorando.Ma chi è il signor Zumbo, l'uomo che ha tenuto in scacco un intero ministero per 21 mesi? È un funzionario dell'Ufficio 6 -bilancio e controllo di gestione - che aveva, secondo la ricostruzione della Procura, la disponibilità giuridica dei soldi di cui si è appropriato, «essendo addetto», è spiegato nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Flavia Costantini, «all'ufficio competente a disporre i pagamenti del ministero in favore di terzi». Dal settembre 2018 al marzo 2019, evidentemente sentendosi maggiormente sotto osservazione, per ostacolare in modo concreto l'identificazione della provenienza illecita dei soldi, avrebbe trasferito circa 430.000 euro su diversi conti correnti e carte prepagate. Soldi che sono stati investiti nelle sale da gioco romane: in pochi mesi Zumbo ha bruciato più di 310.000 euro delle ricaricabili e 120.000 euro prelevati in contanti. Per questo suo modo di giocare compulsivo e anche per alcune notevoli vincite era stato segnalato 25 volte per operazioni sospette nell'arco di poco tempo. A seguito di questi alert la Procura ha aperto a inizio marzo un fascicolo e in meno di un mese ha ottenuto l'arresto del funzionario.Nell'ordinanza il gip sostiene che nel gioco d'azzardo l'arrestato «non aveva freno né dignità», al punto di avere avuto «il coraggio di chiedere denaro all'anziana madre». In una intercettazione Zumbo afferma: «Soldi chiamano soldi… se mi va di giocare mille euro, me li gioco». Tanto non erano suoi.A Zumbo capitava pure di vincere. Addirittura qualche anno fa, grazie a una quaterna secca sulla ruota di Roma, aveva portato a casa intorno ai 2 milioni di euro.Vedeva il gioco come un investimento e questo tipo di speculazione gli è costata l'accusa di autoriciclaggio. Un'intercettazione è eloquente: «Poi vinciamo alla roulette o a un'altra cosa sicuramente». Il suo obiettivo era diventare ricco. Ricchissimo. «Anche nel gioco del lotto», spiega a un'amica attrice, «che dicono essere il gioco del popolo, in realtà no, perché il popolo gioca tra virgolette ma senza disprezzare... gioca un euro due al massimo e se giochi un euro o due euro si può anche vincere, ma non vinci una cifra che ti fa cambiare» la vita. Ed era così malato di gioco che quando l'amica gli racconta che il 15 e il 19 avrebbe sostenuto gli esami universitari, lui se ne è uscito così: «Lo sai che facciamo? Domani ci giochiamo proprio il 15 e il 19...».Anche nelle esigenze cautelari il gip sottolinea la dipendenza di Zumbo dal gioco e il pericolo di reiterazione del reato, «tenuto conto della sua imminente ed impellente necessità di denaro (verosimilmente per giocarlo), per ottenere il quale non dimostra di avere alcun freno e alcuna dignità». Quando il 12 marzo la Procura ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, sui suoi conti ha trovato solo le briciole, circa 190.000 euro. L'unico modo per fermarlo è stato arrestarlo. Chissà se dai domiciliari, dove si trova, tenterà ancora qualche scommessa. Per ora con i suoi azzardi rischia sì di far saltare il banco. Ma quello del ministero. ha collaborato Patrizio Canestri<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/falsificate-le-firme-del-ministro-grillo-spariti-1-4-milioni-2637827919.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-informazioni-per-la-procura-finivano-nel-cloud-di-amazon-in-usa" data-post-id="2637827919" data-published-at="1763117642" data-use-pagination="False"> Le informazioni per la Procura finivano nel cloud di Amazon in Usa Informazioni riservate che andavano stoccate nelle unità di storage dei server delle Procure, invece, per motivi al momento ignoti, finivano illecitamente in Oregon, negli Usa, negli spazi cloud di Amazon web service. Un sofisticato software spia denominato Exodus intrecciava notizie dalla Campania e dalla Calabria con un punto di contatto: i Servizi segreti, essendo Exodus lo spyware ideato per intercettare pure Whatsapp non solo da diverse Procure italiane, ma anche dai nostri 007. Il pool cyber crime della Procura di Napoli (coordinato dal procuratore Giovanni Melillo e dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli) ha chiesto e ottenuto l'arresto di due persone, per le quali il gip di Napoli, Rosa De Ruggero, ha disposto i domiciliari. Le misure cautelari sono state emesse dopo indagini innovative, praticamente uniche in Italia, che hanno visto impegnati esperti dei carabinieri del Ros, del Nucleo speciale tutela frodi tecnologiche della Guardia di finanza e della Polizia Postale (Cnaipic). Gli indagati sono accusati dei reati di accesso abusivo a sistemi informatici, intercettazioni illecite, trattamento illecito di dati e frode in pubbliche forniture. Il numero degli indiziati, però, potrebbe crescere perché, come scrivono i magistrati, ci sarebbero nell'indagine ancora persone in corso di identificazione. I provvedimenti restrittivi riguardano Diego Fasano, 46 anni, amministratore di fatto della E-surv, la società proprietaria della piattaforma informatica Exodus, e Salvatore Ansani, 42 anni, direttore della infrastruttura It di E surv, ritenuto il creatore e gestore della piattaforma. I circa 80 terabyte di dati trovati sono riferibili a oltre Ottocento le attività di intercettazione molte delle quali, ben 234, sono state realizzate senza che gli inquirenti ne fossero a conoscenza, con un captatore di informazioni che infettava computer e cellulari. Dati che sono confluiti in unità di memorizzazione esterne alle Procure, insieme a quelli carpiti legalmente. Ora, grazie all'intervento della magistratura, sono stati resi inaccessibili, disabilitando gli account.
Imagoeconomica
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.
Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.
Ansa
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.
La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi
La Germania lancia il piano per reclutare mezzo milione di ragazzini, tra combattenti e riservisti: dal 2026, questionari obbligatori e visite militari ai diciottenni. Se scarseggeranno volontari, i coscritti verranno estratti. Per adesso, esentati donne e «non binari».
Dal divano alla trincea. Dai giovani che salvano il Paese restando sul divano durante il lockdown, ai diciottenni che devono mobilitarsi per la futura guerra contro la Russia. Nell’Europa di oggi, la storia si ribalta con disinvoltura. E così, archiviato lo spot del 2020, in cui lodava gli eroi della pandemia per essere stati «pigri come procioni», la Germania ha cambiato parola d’ordine. Prima era: «Restate a casa». Adesso è diventata: «Arruolatevi».
Il piano teutonico per rimpinguare le file dell’esercito con la coscrizione, concordato dai partiti di maggioranza e presentato ieri in conferenza stampa a Berlino, non è privo di aspetti grotteschi. A cominciare dal regime di esenzioni: il questionario che, dal 2026, il governo spedirà a chi compie la maggiore età, per determinarne l’abilità alla leva, dovrà essere obbligatoriamente compilato dai maschi, ma potrà essere ignorato dalle femmine e dai «non binari». Il confine tra l’inclusività e la gaffe è labile: il guanto di velluto arcobaleno l’avrà preteso la sinistra? Oppure la Bundeswehr non intende ingaggiare trans e individui dall’identità di genere ambigua?





