2018-04-19
False fatture e guadagni inspiegabili. I genitori di Renzi verso il processo
La Procura ha chiuso le indagini sui coniugi: l'accusa è aver incassato quasi 200.000 euro per progetti fantasma. Dalle email sequestrate emergono strane pressioni sulle aziende che dovevano pagarli. L'imprenditore Luigi Dagostino, davanti all'avviso di chiusura indagini che riguarda lui e i genitori di Renzi, annuncia: «È arrivata l'ora di andare a rispondere ai magistrati, per questo chiederò di essere ascoltato al più presto e dopo sarà evidente che le cose sono andate un po' diversamente rispetto a come è stato prospettato. C'è tutto un discorso dietro…». Che discorso? «Non posso dirlo ai giornali prima di averlo raccontato ai giudici». Di fronte ai quali (come i coniugi di Rignano), il mese scorso si era avvalso della facoltà di non rispondere. Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono accusati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, Dagostino dell'utilizzo delle stesse per presentazione di dichiarazione fraudolenta. Al centro delle indagini due ricevute, una da 140.000 euro e un'altra da 20.000 euro, che con l'Iva hanno permesso ai genitori dell'ex premier di incassare complessivamente 195.200 euro. A Dagostino viene contestata anche la truffa: avrebbe ingannato gli amministratori di una sua vecchia azienda per indurli a saldare in tutta fretta i Renzi.Nell'avviso di chiusura indagini recapitato ieri ai tre indagati da parte dei pm Christine von Borries e Luca Turco è ricostruita la vicenda delle due fatture pagate dalla Tramor srl di Dagostino alla Party e alla Eventi 6 della famiglia Renzi.Secondo i magistrati, mamma Laura e babbo Tiziano, in qualità rispettivamente di amministratore e amministratore di fatto delle ditte a loro riconducibili, avrebbero emesso le due fatture incriminate «al fine di fare evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto alla Tramor srl con sede in Scandicci, amministrata sino al 18 giugno 2015 da Luigi Dagostino e amministrata di fatto dallo stesso almeno fino al luglio 2015». Ovviamente i Renzi non avrebbero reso il servigio gratuitamente e infatti, come si legge in un altro passaggio dell'avviso di chiusura indagini, avrebbero ottenuto «un ingiusto profitto», visto che le due fatture sarebbero state pagate per «operazioni oggettivamente inesistenti». La prima ricevuta, intestata alla Party srl, è datata 15 giugno 2015 e ha come oggetto uno studio di fattibilità «per un'area destinata al food» all'interno di un centro commerciale del gusto (Taste Mall) da realizzare tra Reggello e Rignano sull'Arno. Peccato che per i magistrati quello «studio in realtà non sia mai stato effettuato». La seconda fattura, quella da 140.000 euro, è stata emessa il 30 giugno 2015 per un ulteriore studio di fattibilità «mai effettuato» per «una struttura ricettiva e food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per i vari trasporti pubblici (Ferrovie-aeroporti ecc.)». Il lavoro sarebbe stato effettuato «come da incarico stipulato in fata 20 gennaio 2015 e consegnato il 30 maggio 2015». La prima fattura venne immediatamente pagata da Dagostino il 16 giugno. Per la seconda ci volle qualche giorno in più. Infatti in quei giorni l'imprenditore pugliese aveva ceduto la Tramor alla multinazionale del lusso Kering e il nuovo amministratore, il francese Remi Leonforte, aveva preso le consegne a partire dal 18 giugno. Per questo Dagostino, il 6 luglio, si rivolse al suo referente in Kering, Carmine Rotondaro, indagato a sua volta per reati fiscali a Milano, indirizzandogli questa mail: «Buongiorno caro, ti pregherei di mettere in pagamento urgentemente per i motivi che ti ho spiegato. Un abbraccio, Luigi». I suddetti motivi, Dagostino e Rotondaro, per anni in stretti rapporti d'affari per la realizzazione di centri commerciali, forse, li illustreranno prossimamente ai magistrati. In ogni caso Rotondaro recepì la richiesta e il 10 luglio 2015 scrisse al tesoriere della Tramor Marco Venturi: «Caro Marco, per cortesia, avrei bisogno di far pagare con estrema urgenza la fattura allegata. Per cortesia potresti provvedere? Grazie infinite, Carmine». La fattura venne liquidata alla Eventi 6 il 21 luglio. Su tali pagamenti i nodi sono venuti al pettine quando Leonforte ha visto che la fattura da 140.000 euro non era supportata da adeguata documentazione. Secondo i magistrati Leonforte non trovò né il contratto di affidamento dell'incarico alla Eventi 6 né lo studio di fattibilità menzionato nella fattura e, successivamente, provvide a inserire la fattura nella richiesta di ravvedimento operoso presentata all'Agenzia delle entrate; il ravvedimento permette di rimediare a eventuali irregolarità e così, a fine dicembre scorso, la fattura è stata annullata. Dagostino è anche accusato di truffa perché avrebbe indotto in errore l'amico e socio Rotondaro, che a sua volta avrebbe tratto in inganno Leonforte, sulla veridicità della fattura, procurando ai coniugi Renzi «un ingiusto profitto pari all'importo della fattura con pari danno per la Tramor srl, con l'aggravante di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e di aver abusato della carica che ancora di fatto esercitava all'interno della società». Ma perché Dagostino avrebbe dovuto garantire ai Renzi un ingiusto profitto di quasi 200.000 euro? Al momento resta un mistero. Nell'avviso di cinque pagine inviato agli indagati emerge anche la complicata genesi della fattura più cospicua. Una prima versione viene inviata il 29 giugno dall'indirizzo mail di Laura Bovoli a Dagostino e prevede un importo di 100.000 euro più 22.000 di Iva. Il testo è leggermente diverso da quello finale (si parla di struttura ricettiva alberghiera) e presenta la seguente chiosa: «La documentazione è già in vostro possesso in quanto consegnatavi brevi mani al Vostro incaricato». Il 30 giugno, invece, è allegata anche una breve relazione, intitolata «Taste mall», di 3 pagine con cinque piantine. Il 6 luglio, infine, viene spedita l'ultima versione con indicato l'importo di 140.000 euro più Iva. Come sanno i lettori della Verità anche in un'inchiesta della Procura di Cuneo gli inquirenti avevano messo in dubbio la regolarità di alcune fatture dei Renzi. Per esempio Laura Bovoli aveva inviato a una ditta piemontese, la Direkta srl, una fattura con questa causale: «Compilazione piani di lavoro, attivazione, briefing operatori e controllo ispettivo». Però per gli investigatori il pagamento in realtà riguardava il macero della carta straccia, un business in cui la famiglia dell'ex premier preferiva «non apparire». Non basta. Nei bilanci della Direkta gli investigatori avrebbero individuato altre fatture sospette tra quelle apparentemente erogate dalla Eventi 6.Ma torniamo all'inchiesta fiorentina: entro 20 giorni gli indagati potranno farsi sentire dai pm e presentare memorie. Poi gli inquirenti, se non si saranno convinti della buona fede degli accusati, potrebbero chiederne il rinvio a giudizio. L'avvocato dei Renzi, Federico Bagattini, non si scompone: «Si è verificato quello che auspicavamo: che si facciano velocemente i processi».Ma i grattacapi per i genitori dell'ex premier potrebbero non limitarsi alle due fatture. In gran segreto il procuratore aggiunto Luca Turco sta portando avanti le investigazioni sulla bancarotta della coop fiorentina Delivery service, fondata nel 2009 da persone di fiducia di Tiziano Renzi. Anche in questo caso le indagini stanno ricostruendo le eventuali responsabilità di famigliari e amici dell'ex Rottamatore.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)