2019-10-22
Fallimento del piano rom della Raggi. Ricollocata appena una famiglia su 10
Inutili bonus e incentivi: in pochissimi lasciano i campi. E ancora meno vanno a scuola.E dire che l'amministrazione comunale romana guidata da Virginia Raggi ce l'ha messa proprio tutta per «integrare» la popolazione rom presente sul proprio territorio. Il piano di superamento dei campi rom era stato varato in pompa magna due anni fa. Il sindaco aveva spiegato che sarebbe stato finanziato con i «3,8 milioni messi a disposizione dall'Unione europea», non proprio spiccioli dunque. Si parlò di «accompagnamento all'abitare» per i 4.500 residenti «certificati» presenti nelle varie aree della Capitale. L'idea era quella di aiutare i rom a trovarsi una casa decente tramite richiesta di alloggio popolare sostenuta da un «contributo all'affitto per i primi due anni». Infatti è stato messo a punto l'apposito bonus casa da 800 euro al mese per un massimo di tre anni, sono stati previsti contributi fino a 5.000 euro per formare chi volesse procacciarsi un lavoro onesto. In occasione del varo del piano rom fu creato anche un apposito «ufficio special rom, sinti e camminanti» (costituito con ordinanza della prima cittadina il 4 luglio del 2017). Purtroppo per la Raggi, però, è stato proprio questo ufficio a certificare il fallimento - in parte annunciato - del piano. Ieri Il Messaggero ha riportato i contenuti di un rapporto stilato il 3 giugno scorso. Il Comune di Roma ha dovuto consegnarlo alla Fundamental rights agency della Commissione europea che chiedeva informazioni sull'inclusione delle minoranze. I dati che emergono dal rapporto sono sconfortanti. In buona sostanza, pare che soltanto una famiglia ogni dieci si appresti a lasciare camper e roulotte. Il quotidiano romano porta due esempi concreti, riguardanti i campi della Barbuta e della Monachina. «Alla Barbuta le persone residenti sono 457, tra questi ci sono 243 minori», spiega Camilla Mozzetti. «Alla Monachina, invece, vivono stando alle presenze rilevate lo scorso anno 91 bosniaci di cui 36 minori» Bene, «fino ad oggi sono stati assegnati solo 33 appartamenti popolari mentre ne sono stati richiesti 39 e altri 15 sono in attesa di essere assegnati. A conti fatti, fino ad oggi, appena una famiglia su dieci (considerando in media nuclei di 4 persone) hanno chiesto e ottenuto un alloggio di edilizia residenziale pubblica». In particolare, sembra che i più restii ad abbandonare il campo siano i residenti della Barbuta. Non è tutto. Alla fine di settembre l'ufficio che si occupa di rom, sinti e cammintanti ha diffuso un altro report, relativo questa volta alla scolarizzazione dei ragazzi gitani. Sempre al Messaggero un funzionario dell'ufficio ha spiegato che «nell'anno scolastico 2018/ 2019 nelle scuole di diverso ordine e grado i minori rom sono 1.426 di cui solo 3 frequentanti le scuole superiori». Ogni giorno la metà dei bambini rom non vanno a scuola e la frequenza media si aggira attorno al 15%. Nonostante per i progetti di scolarizzazione siano stati stanziati circa 2 milioni di euro dall'amministrazione capitolina, anche in questo caso i numeri sono disarmanti. Un disastro riconosciuto pure dall'associazione Articolo 21, che difende i diritti dei rom. Alla fine della scorsa primavera, il presidente Carlo Stasolla ha fatto sapere che nel solo 2018 le spese per la gestione dei campi «si sono avvicinate ai 10 milioni di euro». Non solo: «Nell'ultimo anno scolastico i minori rom iscritti alla scuola dell'obbligo erano 940. L'anno prima della presentazione del Piano, nel 2016, i bambini rom che risultavano iscritti erano 1.990». Riepilogando: nonostante incentivi, bonus e stanziamenti, le famiglie rom non stanno lasciando i campi e i ragazzini ancora non vanno a scuola. Di certo non è tutta colpa della Raggi: è evidente che «integrarsi» non interessa molto nemmeno ai rom. E allora sarebbe forse ora di cambiare strategia. Perché, a quanto pare, mostrarsi troppo concilianti significa soltanto buttare soldi al vento.