2023-12-07
Faida tra le Ong dei migranti: le trame don Ciotti-Casarini & C.
Don Ciotti (Imagoeconomica)
Nella corsa ai finanziamenti del Vaticano, Mediterranea entra in competizione con ResQ di Strada e Colombo. Secondo don Mattia Ferrari, il fondatore di Libera è determinante per far pendere la bilancia dalla loro parte.Amore contro odio. Il nuovo mantra dell’ex barricadero Luca Casarini fa sorridere chi legge le chat depositate nell’inchiesta sul traffico di migranti clandestini della Procura di Ragusa. Infatti l’ex leader delle Tute bianche e i suoi coimputati, a partire dall’armatore della Mare Jonio Giuseppe Caccia, sprizzano bile contro chi prova a intralciare la loro scalata dentro al Vaticano. In particolare la nemica giurata Cecilia Strada, irrisa e insultata senza ritegno, o i concorrenti milanesi della ResQ, ossia «la nave della società civile», salpata per la prima volta il 7 agosto 2021. Volti simbolo di questa esperienza, tanto detestata da Casarini & C. sono la solita Strada, l’ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, il sindacalista della Cgil Corrado Mandreoli, Lia Manzella, vicepresidente della Onlus, e l’ex giornalista di Famiglia Cristiana e presidente Luciano Scalettari. Tutti visti come fumo negli occhi da capitan Fracassa Casarini e soci, i quali, in questa guerra fratricida, a voler credere a quanto scrivevano in chat, potevano contare su un pezzo da 90 dell’associazionismo catto-progressista, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti. La marcatura di Mediterranea comincia a fine 2019 quando i milanesi di ResQ iniziano a sondare il terreno.In quei giorni l’equipaggio della Mare Jonio sta cercando appoggio per il nuovo progetto di salvataggio di migranti finanziato dalla Chiesa. Per il cappellano della barca, don Mattia Ferrari, il sacerdote di Libera è un punto fermo: «Quello di don Ciotti è più di un endorsement» scrive un giorno. E in un altro messaggio specifica il ruolo di passe-partout del suo idolo: «Mi ha passato il contatto del vescovo di Belluno, che pare sia disponibile a sostenerci anche lui politicamente ed economicamente». Un link utile a «tirare su un bel po’ di soldi».L’agenda di don Ciotti è indispensabile anche ad aprire le porte di diocesi che si dimostreranno particolarmente generose nei finanziamenti: «Il nuovo vescovo di Napoli è monsignor Battaglia (Domenico, ndr), grande amico di don Ciotti» sottolinea sempre don Mattia.In un’altra occasione Caccia suggerisce al cappellano di chiedere a don Luigi «come sbloccare la questione sostegno Santae romanae Ecclesiae (di Santa romana Chiesa, ndr) a Mediterranea» perché sono «nella merda con i soldi».Dietro ai primi passi del progetto dei Casarini boys ci sarebbe, dunque, proprio don Ciotti. Il sacerdote antimafia è uno dei primi a leggere il piano e a suggerire integrazioni. «Ha detto che il progetto gli piace e che secondo lui passerà» riferisce don Mattia. «Ha detto che contiene idee bellissime e che per come è impostato e per la strategia che abbiamo messo in campo, quella cioè di passare dalla Comece (Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea), secondo lui il progetto passerà di sicuro. Ha anche ribadito che lui è con noi e che per qualsiasi cosa dovessimo avere bisogno di lui, lui c’è». Ciotti ritiene che gli sponsor scelti siano quelli giusti (l’arcivescovo Corrado Lorefice e i cardinali Matteo Zuppi, Konrad Krajeskij, Michael Czerny e Jean-Claude Hollerich) per andare in buca. «Lui è sicuro che il progetto verrà approvato e finanziato. Se lo dice don Ciotti, che conosce bene gli ambienti, è una buona premessa».Il giorno di Natale del 2019 don Mattia informa la combriccola di aver incontrato Zuppi, futuro presidente della Conferenza episcopale italiana, per discutere della questione dei finanziamenti e delle «obiezioni di Krajewskij» sulle donazioni a Mediterranea e che mentre erano insieme li aveva chiamati don Ciotti «per un saluto»: «Allora lo abbiamo aggiornato. Don Ciotti si è un po’ scaldato. Ha detto: “Ma sentite, se il Papa ha detto che sostiene questo progetto, non è che Krajewskij (elemosiniere del Vaticano, ndr) può fare di testa sua. Lui amministra i soldi del Papa, deve fare quello che dice il Papa”». Il discorso, continua don Mattia, era poi passato sulla nascente ResQ: «Gli ho detto: “Senti, ma tu sei stato per caso contattato da delle associazioni milanesi che hanno un progetto che riguarda il mare?”. Mi ha risposto: “Sì, mi hanno accennato un progetto, che però da come me lo hanno descritto mi sembra il copione di Mediterranea. Mi hanno chiesto di aderire. Ho risposto loro che voglio capire prima meglio di che cosa si tratta e quali rapporti hanno con Mediterranea, perché io sono con voi, non posso sostenere un progetto simile al vostro se questo non dovesse essere in buoni rapporti con voi. Dopodiché non mi hanno più detto niente”».Don Mattia riassume la situazione: «Dalla telefonata di don Ciotti abbiamo capito anche altre due cose: - che i milanesi hanno provato a coinvolgere lui e Libera, - che lui non è disponibile a fare un’operazione scorretta e che sia un provare a metterla in culo a Mediterranea».Il giorno di Santo Stefano l’attivista con la tonaca riferisce le strategie suggerite da don Ciotti: «Allora, per i soldi dice che a questo punto dobbiamo superare Krajewskij. Don Ciotti non lo conosce personalmente (e questa cosa secondo me è già una cosa significativa). Se vogliamo, lui può parlare direttamente con Czerny e con il Papa per superare l’ostacolo. Per quanto riguarda i milanesi, […] ha aggiunto che nella mail che avevano mandato a qualcuno avevano scritto che don Ciotti e Libera aderiscono e lui ha smentito». Nelle chat quelli di ResQ sono accusati di inserire «arbitrariamente tra gli aderenti» personaggi a loro insaputa. Ma il prete bellunese non si sarebbe fatto fregare: «Lui ha ribadito loro: “Io sto con Mediterranea. Punto. Se c’è Mediterranea, ci sono anch’io, se non c’è Mediterranea non ci sono neanch’io”. Don Ciotti insomma è con noi. Ha detto, se sentite qualcuno che dice […] che lui aderisce a questa cosa dei milanesi, di smentire». Alla fine don Mattia chiosa: «Questi milanesi comunque non mi sembra che stiano facendo un bel gioco. Ma pare che ormai siano pronti al lancio».Altri messaggi confermano che nella corsa all’oro del Vaticano e nella guerra contro i «milanesi» Casarini & C. hanno potuto contare sul sostegno del fondatore di Libera: «Don Ciotti voleva sapere esattamente cosa deve dire lui a Zuppi per smuovere la cosa. E mi è tornato a dire che è molto infastidito da questa cosa dei milanesi», rivela don Mattia.Per la ciurma è una corsa contro il tempo: «Dobbiamo puntare a chiudere entro l’Epifania (del 2020, ndr). Anche perché a metà gennaio potrebbe uscire allo scoperto la piattaforma dei milanesi».Il cappellano in chat conferma l’impegno del loro nume tutelare: «Mi ha scritto Zuppi dicendo che lo ha chiamato don Ciotti per perorare la causa di Mediterranea. Grande don Ciotti». Per il parroco modenese la mobilitazione del collega nativo di Pieve di Cadore è «un buon segnale». Don Mattia per vincere le ultime resistenze dei vescovi punta sul legame tra l’arcivescovo Michele Pennisi e don Ciotti e consiglia di «calcare sull’amicizia» tra i due.Il giovane prete marca stretto i concorrenti meneghini e può contare su una rete di informatori degna della Ddr: «Scalettari del progetto dei milanesi ha scritto a don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei per avere soldi. Maffeis ha inoltrato a De Robertis (don Gianni, ndr) e a Soddu (don Francesco, direttore Caritas), che hanno inoltrato a me». Il prete è preoccupato. «Comunque ragazzi da oggi i nostri rapporti con la Chiesa potrebbero diventare più difficili, se i milanesi, come hanno fatto con don Maffeis, continuano a muoversi in concorrenza con noi per chiedere soldi».Il 9 ottobre 2020, alla vigilia dell’uscita dal direttivo di Mediterranea della Strada, don Mattia scrive: «Avete visto Cecilia su Facebook che lancia ResQ?». Casarini se la ride: «Hahaha che ridicola». Il mese successivo il prete racconta di essere stato chiamato dal Festival della Migrazione: «La prossima settimana devo partecipare a un incontro con Scalettari e Colombo. Sarà impegnativo. La cosa bella è che in cambio ci danno una bella offerta per Mediterranea». Insomma per denaro ci si può pure confrontare con i «nemici».L’arma segreta della combriccola è imbarcare don Ciotti, che, come annuncia Casarini in un messaggio, ha il libretto di equipaggio numero 01/2021, e Aboubakar Soumahoro, non ancora travolto dai problemi giudiziari di moglie e suocera. Sulla chat di gruppo viene rilanciato un articolo intitolato «Don Luigi Ciotti entra a far parte dell'equipaggio 2021 di Mediterranea».La faida prosegue e don Mattia fa riferimento a quanto appreso da una professoressa bolognese «legata alla sinistra di Cl» e «sostenitrice di Mediterranea, pure essendo di provenienza ciellina»: «Ha ricevuto l’invito da qualcuno a finanziare ResQ e mi ha scritto per avere informazioni, perché ha nasato che per come si presenta qualcosa non va».Dopo pochi giorni il cappellano aggiunge benzina sul fuoco: «Io intanto sono riuscito ad ascoltare un estratto dei discorsi dei nostri passati con ResQ. Sentirli parlare delle nostre missioni senza mai nominare Mediterranea è stata una grande ferita».L’11 febbraio 2021 Casarini lascia intendere di non fidarsi neanche di uno dei loro fedelissimi, un giornalista di Avvenire: «Cerchi di capire per favore che cosa sta combinando Nello Scavo, che stasera si fa promotore di ResQ?».Nove giorni dopo don Mattia aggiorna i suoi: «Mi ha scritto Zuppi di chiamarlo per una cosa di Gherardo Colombo […]. Se questi di ResQ stanno cercando di metterci i bastoni tra le ruote io mi arrabbio senza precedenti. Cecilia Strada, che è dei loro, sa benissimo che il rapporto con la Chiesa lo abbiamo costruito con grande fatica. Mettersi in mezzo senza neanche dirci nulla mina alla base la possibilità di collaborare con loro».Dopo aver parlato con il presidente della Cei, don Mattia conclude: «Ho parlato con Zuppi. Sono andati da lui Gherardo Colombo e Luciano Scalettari. La prima cosa che lui ha chiesto loro è come sono i rapporti con Mediterranea, che loro hanno detto essere buoni. Io gli ho spiegato tutto». Che cosa gli abbia detto non è difficile da immaginare.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)