2022-02-19
Exor paga 746 milioni e chiude con il fisco
La holding della famiglia Agnelli transa con le Entrate sulla «exit tax» e sul trasferimento della sede nei Paesi Bassi. L’effetto si avrà sul bilancio 2021. Con i 203 milioni della controllante, il conto per la galassia Agnelli-Elkann è di 949. Oltre ai 700 per Fca nel 2020.Costa cara agli Agnelli la fuga all’estero. E come vedremo non è la prima volta. Ieri è stato raggiunto un accordo transattivo tra Exor Nv, la holding di diritto olandese della famiglia torinese, e l’Agenzia delle entrate per chiudere un contenzioso tributario che durava da anni sul percorso di domiciliazione all’estero della società. L’accordo ha previsto un pagamento da parte di Exor, avvenuto ieri, di ben 746 milioni di euro, di cui 104 milioni di soli interessi. Un onere che peserà sui conti del 2021 della holding finanziaria che governa su Stellantis, Ferrari, Cnh e Juventus. L’accordo ha coinvolto anche la Giovanni Agnelli Bv, controllante di Exor, che ha transato per 203 milioni di euro. Il conto totale per la galassia Agnelli-Elkann è dunque di 949 milioni di euro. Al centro della diatriba con l’Erario italiano, secondo la ricostruzione, il tema della cosiddetta «exit tax». La contestazione ha riguardato la società di diritto italiano Exor spa, che nel dicembre 2016 si era fusa con la sua controllata olandese Exor Holding Nv dando origine all’odierna Exor. In occasione della fusione transfrontaliera, prosegue la nota, la società uscente Exor spa aveva applicato il regime di participation exemption (Pex) di cui all’Art. 87 del Testo unico delle imposte sui redditi. Secondo la ricostruzione dell’intera vicenda, sostiene Exor, «in base a questo regime, le plusvalenze sul valore di tali partecipazioni erano state esentate e dunque escluse dal reddito imponibile ai fini della determinazione della exit tax nella misura del 95% del loro ammontare. Con il successivo «Principio di diritto numero 10/2021», emesso l’11 maggio 2021, l’Agenzia delle entrate ha asserito l’inapplicabilità della Pex nei casi in cui una holding trasferisca la sua residenza fiscale all’estero senza mantenere una stabile organizzazione in Italia. Per effetto del Principio di diritto pubblicato nel 2021, è sorta una complessa questione interpretativa riguardante l’applicazione della normativa Pex sui fatti del 2016. Fin qui la materia del contendere che alla fine si è chiusa con la decisione di Exor di transare per l’importo di 746 milioni di euro. Per l’Agenzia evidentemente chi trasferisce la sede all’estero, senza mantenere un’organizzazione stabile in Italia, non può utilizzare l’abbattimento delle imposte previsto dalla Pex. E in fondo mostra sul piano degli adempimenti fiscali quello che nella sostanza dell’operato aziendale è avvenuto ormai da anni, con il taglio completo del cordone ombelicale della famiglia Agnelli dall’Italia. Exor ha spiegato nella nota che «resta convinta di aver operato secondo le regole». Tuttavia, al fine di evitare tempi e costi di un rilevante contenzioso fiscale, la Società ha deciso di sottoscrivere l’accordo transattivo. La sottoscrizione dell’accordo, ribadisce la società, non comporta né può essere interpretata come un’accettazione - né tantomeno una condivisione, neppure parziale - delle tesi sostenute a posteriori dall’Agenzia delle entrate. È già la seconda volta, però, in poco tempo che la famiglia torinese si trova a transare con il Fisco italiano. Nel 2020 ha pagato altri 700 milioni per chiudere un contenzioso anch’esso legato all’exit tax in occasione della fusione con Chrysler del 2014. Per l’Agenzia, Fca che, dopo la fusione aveva spostato la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna, aveva allora del tutto sottostimato la valutazione degli asset Chrysler per un valore di ben 5,1 miliardi. Gli uomini dell’Agenzia avevano a questo punto calcolato che la sottostima aveva prodotto arretrati con il Fisco italiano non pagati per almeno 1,3 miliardi. Alla fine ecco l’accordo per pagare poco più della metà e chiudere il contenzioso. Sull’importo della contestazione della vicenda odierna di Exor bocche cucite sia all’Agenzia che in Exor che non commenta. Nella vicenda Fca Chrysler dell’epoca la stima che si fece allora era di oltre 2 miliardi di richiesta che si ridussero a poco più di 700 con l’accordo transattivo. Chissà quale sarà stato l’importo totale della richiesta iniziale del Fisco in questa nuova transazione? Per ora nessuno parla e resta un mistero. E così nell’arco di soli 2 anni la galassia Exor si è trovata a sborsare oltre 1,4 miliardi di euro al Fisco italiano. La somma a vederla è di grande entità. Ma per Exor che nel 2021 è attesa fare ricavi per oltre 120 miliardi sarà abbastanza facile da digerire. È vero che nei primi 6 mesi del 2021 ha prodotto profitti netti per 838 milioni e potrebbe così avviarsi a fine 2021 verso i 2 miliardi. Dovrà quindi ridimensionare gli utili attesi, anche se finirà per compensare l’esborso con il Fisco con la maxi-plusvalenza della vendita recente di PartnerRe, che assicurà a Exor un guadagno di quasi 3 miliardi di euro.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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