
Il ministro Urso incontra autorità locali, sindacati e imprese per definire il programma di decarbonizzazione. Al quale manca ancora l’ok del sindaco (di sinistra) della città.Sale la tensione e alla vigilia dell’incontro di oggi sull’ex Ilva, «il giorno della responsabilità», come lo ha ribattezzato il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, per la definizione dell’accordo di programma per la decarbonizzazione di Taranto. Non si è ancora risolto il braccio di ferro tra il governo e il sindaco del Comune di Taranto, Piero Bitetti, che ha rispedito al mittente l’accordo interministeriale, bypassando il passaggio in consiglio comunale per cui aveva chiesto tempo nelle ultime settimane. Il rischio è di allungare ulteriormente i tempi di una vicenda che sta compromettendo il futuro di Taranto. Un gesto «irresponsabile», mormorano alcune fonti interne al dicastero di Via Veneto, «condanna 7.000 lavoratori» tuonano i sindacati. Intanto, il Mimit ha aggiornato il bando di vendita degli impianti, con scadenza al 15 settembre, mettendo nero su bianco l’obbligatorietà della decarbonizzazione del sito tarantino e la possibilità di costruire un forno elettrico a Genova; e dando anche la possibilità di acquisire sia l’intero complesso aziendale sia singoli rami d’azienda, con la specifica, però, che saranno privilegiate «le soluzioni che meglio garantiscono la continuità produttiva e la tutela occupazionale».Quindi Urso intende andare avanti. Oggi incontrerà prima gli enti locali (Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comuni di Taranto e di Statte, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto), poi i sindacati metalmeccanici, infine le associazioni di impresa e dell’indotto di Taranto. I nodi sono molti, vanno dalle modalità della decarbonizzazione al perimetro occupazionale. Tra i vari, uno dei più stretti riguarda l’ormeggio di una nave rigassificatrice nel porto della città jonica necessaria all’alimentazione degli impianti Dri, che sostituirebbero gli attuali altoforni e consentirebbero la produzione di acciaio green con un piano di transizione di circa otto anni.In una nota il ministero precisa che «la riunione sarà l’occasione per consentire alle autorità locali di esprimere con compiutezza e nella sede istituzionale preposta, di fronte alle altre autorità nazionali competenti, le proprie posizioni in merito al Piano formulato già nella riunione del 15 luglio scorso e alla localizzazione degli impianti di Dri necessari alla piena decarbonizzazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e, ove vi fossero, eventuali piani alternativi predisposti dalle stesse autorità locali».Urso è tornato ad incalzare Bitetti e la sua soluzione alternativa dopo che nei giorni scorsi aveva chiesto che «manifestasse l’intendimento della città in merito alle proposte formulate da mesi con chiarezza e trasparenza». Una situazione di tensione che ha innalzato l’allerta massima anche tra i sindacati. «Chi vuole chiudere l’Ilva lo dica chiaramente e se ne assuma le responsabilità» afferma il segretario generale Uilm, Rocco Palombella.La Fiom, con il segretario generale Michele De Palma, annuncia «iniziative di tutela sindacale per tutti i lavoratori interessati». La Fim-Cisl critica il primo cittadino che è tornato ancora una volta a invocare l’ambientalizzazione di Taranto. Un aspetto ben contemplato nel nuovo bando di gara che sarà nuovamente sul tavolo oggi.
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