2025-09-16
Fontana: «Parte dell’energia deve rimanere dove viene prodotta»
Il governatore lombardo: «Per rispettare i target Ue rischiamo di sacrificare l’agricoltura per mettere pannelli solari».A conclusione dell’evento organizzato dal quotidiano La Verità, il direttore Maurizio Belpietro ha intervistato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, affrontando il tema dell’energia e della transizione alle rinnovabili.Il governatore ha aperto il colloquio soffermandosi sulle concessioni idroelettriche: «Abbiamo posto fin da subito una condizione: una quota di energia deve essere destinata ai territori. Chi ospita dighe e centrali subisce disturbi e vincoli, è giusto che in cambio riceva benefici. Per questo prevediamo che una parte della produzione venga consegnata agli enti pubblici, da utilizzare per case di riposo, scuole, edifici comunali. È un modo per restituire qualcosa alle comunità».Belpietro ha chiesto quali obblighi saranno previsti per i gestori. Fontana ha risposto: «Principalmente la manutenzione ordinaria, che deve andare di pari passo con l’efficientamento. Oggi è possibile aumentare la produzione del 10-15% con nuove tecnologie. Dobbiamo evitare che si ripeta quello che è successo con le autostrade: concessioni date senza controlli e manutenzioni non rispettate. Per l’idroelettrico serve invece una vigilanza serrata, con obblighi precisi e verifiche puntuali. La gestione è più territoriale e diretta, ed è più semplice accorgersi se qualcosa non funziona».Il direttore avanzava il suggerimento che su un territorio come quello italiano, ampiamente bagnato da corsi d’acqua, installare microcentrali idroelettriche, su modello della Svizzera, sarebbe un vantaggio per molte comunità, magari piccole o isolate. A questo proposito il presidente ha espresso scetticismo: «In Svizzera realizzano microcentrali grandi come un container, che garantiscono energia a interi paesi. In Italia, invece, ogni progetto incontra l’opposizione degli ambientalisti. Anche piccole opere, che non avrebbero impatto significativo, vengono bloccate con motivazioni paradossali. Mi è capitato di vedere un’azienda agricola che voleva sfruttare un torrente: le è stato negato il permesso perché avrebbe potuto alterare di pochi gradi la temperatura dell’acqua. Così diventa impossibile innovare».Altro tema ha riguardato il fotovoltaico. Fontana ha spiegato: «Noi dobbiamo produrre una quota di energia pulita, ma in Pianura Padana le ore di sole sono meno che al Sud. Per rispettare i target europei dovremmo coprire 20.000 ettari di territorio con pannelli solari: si tratta di un rischio enorme per l’agricoltura. Già si diffonde la voce che convenga affittare i terreni per il fotovoltaico invece che coltivarli. Ma così perdiamo produzione agricola e mettiamo a rischio interi settori». Il governatore ha riportato un caso in cui si è recentemente imbattuto: «In provincia di Varese è stata presentata una richiesta per coprire 150 ettari di terreno agricolo con pannelli. Eppure, noi avevamo chiesto che fossero privilegiate aree marginali: a ridosso delle autostrade, terreni abbandonati, non le campagne. Un magistrato ha stabilito che tutte le aree sono idonee, e questo rischia di creare un problema ambientale e sociale enorme».Per evitare squilibri, la Regione ha incaricato il Politecnico di Milano di predisporre uno studio: «Abbiamo chiesto al Politecnico di Milano di studiare un modello che non si basi solo sul fotovoltaico. Bisogna integrare il settore geotermico, l’analisi sulle biomasse e i biocarburanti. Ci sono molte fonti alternative che possono contribuire alla produzione pulita. E dobbiamo avere il coraggio di investire anche in quello che in Italia è stato troppo a lungo trascurato». «Trascurato perché?», chiedeva Belpietro. «Un docente dell’Università di Pavia mi ha raccontato che negli Stati Uniti interi quartieri sono riscaldati col geotermico», ha spiegato Fontana. «In Italia, invece, non si sviluppa perché ci sono altri interessi che lo frenano. Io credo che il geotermico sia una risorsa pulita e inesauribile. In Lombardia siamo pronti a promuoverne l’uso, se il governo nazionale ci darà spazio».Infine, il presidente ha toccato il tema del nucleare, ribadendo la sua posizione favorevole: «Credo nel nuovo nucleare. Certo, servono anni e investimenti, ma la tecnologia è molto diversa da quella del passato. Le paure di Chernobyl e Fukushima non sono più attuali: i piccoli reattori modulari sono più sicuri e sostenibili. In Lombardia abbiamo già firmato con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica un accordo per sviluppare questa prospettiva».Il colloquio si è chiuso con una riflessione sul metodo: «Idroelettrico, fotovoltaico, geotermico, nucleare: non c’è una sola strada, serve una sintesi virtuosa di tutto. Ma soprattutto servono regole chiare, benefici per i territori e scelte che non mettano a rischio la nostra agricoltura e la nostra economia. Solo così sarà sostenibile una transizione».