2025-02-23
Sfatato il mito degli autonomi evasori. I grandi debitori sono i dipendenti
Tra i contribuenti che hanno pendenze con il Fisco solo uno su otto è una Partita Iva. Spiccano 16,3 milioni di subordinati e pensionati. Basta additare i piccoli lavoratori come gli unici responsabili del nero del Paese.Solo un evasore fiscale su otto in Italia è una Partita Iva. Dati ufficiali forniti dalla Agenzia delle Entrate-Riscossione che negano una convinzione che molti hanno in Italia e cioè che l’evasione fiscale dipenda dai cosiddetti lavoratori autonomi o Partite Iva.I contribuenti italiani con debiti fiscali non ancora riscossi dalle nostre Agenzie fiscali - sono dati che ci fornisce la Cgia di Mestre - ammontano a circa 22,8 milioni, di cui 3,6 milioni sono rappresentati da persone giuridiche (società di capitali, enti commerciali, cooperative, ecc.) e i restanti 19,2 milioni da persone fisiche. Tra queste ultime, 16,3 milioni sono lavoratori dipendenti, pensionati e percettori di altre forme di reddito (da beni mobili, immobili, ecc.), mentre i rimanenti 2,9 milioni, corrispondenti al 12,7% del totale, svolgono un’attività economica come artigiani, commercianti o liberi professionisti. Commenta giustamente la Cgia: «I lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica. È indubbio che in questa categoria vi sia anche chi non adempie ai propri obblighi fiscali; tuttavia, secondo le statistiche ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, solo un debitore col fisco su otto è una Partita Iva». Che la situazione non fosse questa pare evidente da molto tempo almeno a noi, anche per una questione di conoscenza abbastanza approfondita del settore, dove ci sono soggetti che, oltre a lavorare molto e, in più, senza tutte le tutele del lavoro dipendente privato, e ancor di più pubblico, possono contare solo ed esclusivamente sul proprio lavoro e sul proprio fatturato che, spesso, non raggiunge quote elevate (trattandosi di lavoratori che se non fanno tutto da soli lo fanno veramente in pochi). In troppi in Italia si riempiono la bocca, e da troppo tempo, sulla funzione vitale per la nostra economia delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi. Ma quando c’è da indicare il popolo degli evasori, guarda caso, l’accusa si dirige verso gli anelli più deboli della catena. Chissà perché le frodi Iva, l’uso improprio di crediti inesistenti e/o gli aiuti economici non dovuti, le fittizie dichiarazioni di residenza fiscale all’estero e l’occultamento vero e proprio di patrimoni al di fuori dei confini nazionali, riguardano quasi esclusivamente i grandi contribuenti e le grandi imprese. Ma che strano. Eppure, non sarebbe impossibile raggiungere questi evasori. Certo, il più piccolo non dispone di un armamentario difensivo fatto di studi legali e commercialisti di altissimo rango, come nel caso delle grandi imprese, per cui, per la pubblica amministrazione, per lo Stato, come al solito, è sempre più facile picchiare sui più deboli che sui più forti, non volendo prendere in considerazione conoscenze varie, relazioni improprie e altro che per un piccolo sono difficili e per un grande un po’ meno. Ci fosse una volta in cui il problema anche etico del fisco non sia segnalato solo a carico dei piccoli evasori ma a carico di uno Stato che complica la vita a questi ultimi non meno che agli altri. Ci fosse una volta in cui i moralisti critici verso quello che non conoscono, cioè le condizioni di lavoro degli autonomi, volgessero il loro sguardo critico verso uno Stato che complica la vita di questi, spesso li vessa, e spesso li mette in condizioni di dover scegliere tra il continuare a esercitare la loro attività autonoma e il pagare le tasse. Ci vorrebbe un po’ più di decenza quando si analizzano le cose, di conoscenza di ciò di cui si parla e un po’ meno dei pregiudizi dominanti e nella maggior parte dei casi menzogneri. Occorrerebbe che questi signori che si occupano di queste cose approfondissero, solo ad esempio – è un mio cavallo di battaglia da tempo –, la vita che fa un ambulante (mediamente si alza alle quattro, finisce di lavorare verso le otto di sera e poi, stremato va a letto, quando coloro che lo controllano sono spesso già nel primo o nel secondo sonno e si alzeranno quattro ore dopo salvo lavorare in smart-working), bisognerebbe che conoscessero bene cosa è successo in questi anni con l’aumento dell’energia e delle materie prime, bisognerebbe che conoscessero i costi di occupazione del suolo (una tassa) che questi signori si trovano a pagare, bisognerebbe che conoscessero, inoltre, le difficoltà che questi signori si trovano e si troveranno a dover affrontare per cambiare i furgoni, per le follie green, non avendone i soldi.Tutto questo, come dicono i giuristi, rileva (cioè è importante da considerarsi) ai fini dell’imposizione fiscale o non conta nulla? In altre parole, la realtà economica di soggetti dai quali lo Stato preleva le entrate fiscali è ancora importante, come indica la Costituzione, o qualcuno li ha autorizzati a fottersene bellamente? I dati che abbiamo sottoposto alla vostra attenzione dovrebbero far riflettere.
Jose Mourinho (Getty Images)