2022-02-17
Ora anche Cappato & C. devono
stare al gioco della democrazia
Marco Cappato vuole ignorare il rifiuto del quesito sull’omicidio del consenziente. Sulla scia di quanto fece nel caso di dj Fabo. Ma la democrazia si rispetta anche quando si perde.La Corte costituzionale ha bocciato la proposta di referendum sull’eutanasia in quanto non rispettava le esigenze minime di tutela della vita umana. Marco Cappato, noto esponente radicale e militante attivo dell’associazione Luca Coscioni, ha dichiarato che, nonostante il pronunciamento della Corte costituzionale, lui e altri andranno avanti continuando ad aiutare coloro che scientemente vogliono porre fine alla loro vita, magari accompagnandoli in Svizzera dove la cosa è possibile. Dico subito, tanto per evitare possibili equivoci, che quanto scriverò non attiene tanto alla materia del cosiddetto termine vita, anche perché la mia opinione personale è quella di uno favorevole al testamento biologico e sostanzialmente contrario alle forme di accanimento terapeutico. Ma questo conta meno, quello che più conta è un’altra considerazione di tipo giuridico legislativo. Ci sono alcune persone in Italia che hanno raccolto le firme di alcune centinaia di migliaia di altre persone perché si celebrasse un referendum che consenta l’introduzione in Italia di una pratica all’estero già consentita. Lo hanno fatto legittimamente, lo hanno fatto legalmente, tant’è vero che la richiesta è stata accolta dall’organo giudiziario preposto e si è proceduto all’analisi di costituzionalità da parte della Corte costituzionale stessa. Potrà sembrare superfluo - e in tal caso me ne scuso preventivamente - vorrei semplicemente ricordare la differenza che c’è tra le leggi dello Stato e i diritti costituzionali, detti anche diritti fondamentali. Il rapporto è molto semplice, le leggi che il Parlamento approva non possono in alcun modo andare contro i diritti sanciti dalla Costituzione perché tali diritti sono superiori a qualsiasi legge, rappresentano il loro limite e anche il metro con il quale misurare la legittimità (costituzionale) delle leggi stesse. Non è un caso che il presidente della Repubblica, nell’esercizio delle funzioni che gli sono attribuite dalla Costituzione stessa, ha la facoltà di sollevare nei confronti delle leggi che gli pervengono dal Parlamento i cosiddetti «dubbi di costituzionalità», cioè dubbi sul fatto che quella specifica legge rispetti i diritti costituzionali. Ciò che vale per la legge vale, nello stesso esatto modo, anche per i referendum. Prima di essere ammessi essi devono passare al vaglio dei giudici della Corte costituzionale. Questo è un principio, anzi il principio fondamentale dello Stato di diritto dove la legge non può mai andare contro il diritto, non può violarlo, non può calpestarlo, non può non adeguarvisi. Il contrario avviene di norma nello Stato totalitario nel quale è la legge del dittatore che crea il diritto. Marco Cappato ha tutta la possibilità di attuare forme di disobbedienza civile, come del resto fece nel caso arcinoto di dj Fabo che accompagnò in Svizzera in una clinica nella quale fu aiutato a porre fine alla su esistenza per scelta volontaria. Per questo fatto Marco Cappato fu portato in tribunale e alla fine fu assolto. Sarà interessante mettere a confronto la motivazione di quella assoluzione con le motivazioni per le quali la Corte costituzionale ha deciso di respingere questo referendum. Sostanzialmente in quella occasione fu detto che Marco Cappato aveva «solo» assecondato la volontà di un altro e che quindi il suo ruolo attivo non risultava determinante né nella scelta di dj Fabo, né tantomeno nell’esecuzione della sua volontà. Comunque, ciò che è certo è che Marco Cappato c’era e che se non ci fosse stato probabilmente dj Fabo avrebbe avuto qualche difficoltà in più a mettere in atto il suo progetto. Vedremo di capire dove sta il punto e sarà interessante vederci chiaro.La Repubblica italiana funziona così: quando uno intraprende il cammino del referendum sa che, comunque, andrà incontro al giudizio della Corte. Questo non vuol dire che non si possono discutere le sentenze della Corte costituzionale ma significa che non accettarle e comportarsi non di conseguenza rappresenta una violazione della legge che può chiamarsi obiezione di coscienza, disobbedienza civile e altro. Ma tant’è.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 24 ottobre con Carlo Cambi
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)