2023-03-14
L’Europa glissa sull’Italia e il Mes. Solo parole per il Patto di Stabilità
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Nell’Eurogruppo che avrebbe dovuto mettere alle strette Giancarlo Giorgetti per il mancato via libera al fondo salva Stati, l’argomento è stato appena toccato in conferenza stampa. Nessun passo avanti sulle regole di bilancio.«L’Unione Europea mette all’angolo il governo Meloni», «Eurogruppo in pressing sull’Italia», «Il ministro Giancarlo Giorgetti sotto il tiro di Bruxelles». Facendo una rassegna stampa un po’ random sono questi i titoli di giornali e siti di informazione aventi ad oggetto il Mes e la mancata ratifica del nostro esecutivo nei giorni che hanno preceduto l’importante Eurogruppo (la riunione dei ministri dell’Economia e della Finanza degli Stati che adottano l’euro) che si è tenuto ieri. Di certo l’Europa vuole che l’Italia ratifichi il trattato, ma rispetto alla narrazione delle Cassandre non si può non evidenziare che nel consesso europeo l’argomento del Meccanismo Europeo di Stabilità non è stato ufficialmente toccato. Nulla, neanche un accenno. E che al ministro Giorgetti non è stata rivolta nessuna richiesta, neanche informale. INCONTRO A ROMAEppure si era parlato molto della volontà del presidente dell’Eurogrppo, l’irlandese Paschal Donohoe, di portare a termine “il processo” e del fatto che da quando a fine anno il nuovo direttore del Mes Pierre Gramegna era stato a Roma per un incontro con il premier Giorgia Meloni non si erano avute altre novità. Ma evidentemente a Bruxelles c’è grande rispetto per il governo italiano e per i tempi della nostra politica. Certo a domande specifiche, in conferenza stampa, i due hanno risposto.«Il nostro messaggio di oggi non è diverso da quello che è stato nei mesi recenti. La ratifica di quel trattato andrebbe a vantaggio di tutti noi, ma riconosciamo la sensibilità della questione per il Parlamento italiano e continuiamo a lavorare a stretto contatto con il Governo per fare progressi su questa materia», ha evidenziato il presidente Donohoe. «Nelle prossime settimane le nostre squadre saranno in Italia per discussione approfondite con le autorità, intendiamo fare del nostro meglio per fornire argomenti a favore della ratifica del trattato sul Mes», ha invece chiarito Gramegna che ha poi colto la palla al balzo per mettere in relazione il crac della Silicon Valley Bank con l’importanza del Mes. «Le turbolenze degli ultimi giorni sottolineano quanto sia importante che il Trattato sul Mes venga ratificato da tutti i Paesi. Il meccanismo di risoluzione sarebbe uno dei maggiori miglioramenti e in queste frasi è meglio avere quante più garanzie possibile sulle banche». Capitolo del Patto di Stabilità, le regole di bilancio degli Stati membro (quelle cardine sono il deficit pubblico non oltre il 3% del Pil e il debito pubblico non superiore al 60% del Prodotto interno lordo) che sono state sospese a causa del Covid.Sulla necessità di mettere da parte l’irrealistica norma draconiana che pretendeva dai Paesi inadempienti la riduzione di un ventesimo all’anno del debito eccedente il 60% sembra siano tutti d’accordo. Meno male. Il punto è mettersi d’accordo sul resto. E su questo non sembra siano stati fatti grandi passi in avanti.Con la Germania ma anche l’Olanda e i Paesi scandinavi che pretendono dagli Stati con un debito oltre il 60% del Pil impegni chiari su quanto ridurre anno per anno il debito e l’Italia, comunque in buona compagnia dall’altro, che vuole maggiore flessibilità.Certo, Giorgetti ha provato a dispensare ottimismo: «L’Italia sostiene il suggerimento della Commissione di procedere verso una proposta legislativa per una nuova governance economica europea. L'auspicio è arrivare entro l'anno alle nuove regole per dotarsi di principi credibili, realistici e coerenti con l'attuale e complessa situazione post Covid». Ma l’impressione è che le spaccature restino. Tant’è che alla fine il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni sarà costretto ad ammettere che sulle procedure per deficit eccessivo «ci sono opinioni diverse tra gli Stati membri. Mentre Paesi come la Germania criticano il fatto che non abbiamo aperto procedure per deficit quest'anno, altri Paesi criticano il fatto che verranno aperte l'anno prossimo, il che fa pensare che siamo sulla strada giusta, adottando un approccio graduale al ritorno ad una governance economica Ue più regolare». CHE CRESCITA SARà?Il coordinamento dei ministri dell’Economia dell'eurozona ha comunque segnalato che «la crescita rimarrà modesta nel 2023 e riprenderà gradualmente nel 2024...». Chiaro, ma la domanda resta sugli aiuti che i vari Stati e l’Europa hanno assicurato a imprese e famiglie per la crisi energetica. Che fine faranno? «Date le forti ricadute sui mercati dell'energia e per le economie della zona euro», si legge ancora nella nota, «coordineremo le nostre misure per preservare la parità di condizioni e l’integrità del mercato unico. Stiamo gradualmente passando da un sostegno su vasta scala a misure più mirate con una migliore progettazione, efficienza e convenienza. In assenza di nuovi choc sui prezzi, continueremo a eliminare gradualmente le misure di sostegno all'energia, il che contribuirebbe anche a ridurre i disavanzi pubblici».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)