2020-11-11
Europa in guerra sul vaccino. Si sbandiera la solidarietà. Poi però volano i colpi bassi
Ursula von der Leyen (Ansa)
Corsa per ottenere le prime dosi, ma la decisione tocca alla Commissione. Angela Merkel ha investito e si aspetta qualcosa in cambio. E il governo giallorosso si gioca la faccia.È partita la bagarre europea per il vaccino. Trascorse nemmeno ventiquattro ore dall'annuncio dei promettenti risultati dei test clinici da parte di Pfizer e Biontech, nel continente già si sgomita per ottenere le prime attesissime dosi. Scordiamoci una volta per tutte la tanto decantata solidarietà europea: come già successo con le mascherine in primavera, quando c'è in ballo la gestione della pandemia vale la regola del «chi fa da sé, fa per tre». Partiamo proprio dall'Italia, che ieri mattina si è svegliata con il titolone di La Repubblica: «Il patto segreto con l'Italia: “A gennaio 1,7 milioni di dosi di vaccino anti Covid"». Nel pezzo firmato da Tommaso Ciriaco, i retroscena dell'incontro «riservatissimo» che si sarebbe svolto il 29 ottobre scorso tra alcuni esponenti di spicco della dirigenza di Pfizer e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Scopo della riunione top secret, «pianificare tempistica, dettagli tecnici e logistici per avviare la vaccinazione anti Covid di 1,7 milioni di italiani già a partire dalla seconda metà di gennaio 2021». Stando alla tabella di marcia descritta nel testo dell'articolo, l'Agenzia europea del farmaco dovrebbe approvare il farmaco «tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio», data quest'ultima a partire dalla quale «il governo partirebbe con l'immunizzazione di tutti gli operatori sanitari e di buona parte degli ospiti delle Rsa». Un piano studiato nei minimi dettagli, al punto da prevedere la partecipazione dell'esercito, coinvolto nel «trasporto dei materiali e alla pianificazione della logistica». Quando si tratta del vaccino non bisogna dimenticare però che ogni decisione spetta alla Commissione europea. La strategia comunitaria varata a giugno ha accentrato su Bruxelles tutti i negoziati, e gli Stati membri non sono autorizzati a portare avanti negoziati paralleli con le case farmaceutiche allo scopo di garantirsi dosi «sottobanco». Eppure, ammesso che si sia effettivamente svolto, l'incontro tra Speranza e i vertici di Pfizer ha tutta l'aria di essere un tentativo di procedere in autonomia. Contattato da La Verità per avere conferma delle notizie di stampa, un portavoce di Bruxelles prima ci rimanda al tweet pubblicato lunedì pomeriggio, nel quale la presidente Ursula von der Leyen anticipa che «la Commissione firmerà presto un contratto per 300 milioni di dosi». Per poi specificare che «l'accordo non è ancora stato firmato», e che sebbene la «quantità di dosi sia stabilita in base alla popolazione», ancora «non è possibile stabilire quante dosi riceverà l'Italia né ogni altro Stato membro». Smentendo così, seppur indirettamente, i dettagli su tempistiche e quantitativi oggetto dei retroscena. Non bisogna dimenticare infatti che la Commissione europea ha concluso positivamente i colloqui esplorativi con Pfizer e Biontech per la fornitura di 200 milioni di dosi (più un'opzione per altri 100 milioni), senza però sottoscrivere alcun contratto vincolante. L'atmosfera si surriscalda. Il ministro della Salute spagnolo Salvador Illa dichiara alla radio iberica di aspettarsi 20 milioni di dosi dall'inizio del 2021, se non addirittura entro la fine di quest'anno. Ma le grane più grosse arrivano dalla Germania. Già dalla prima mattinata, Jens Spahn aveva messo le cose in chiaro: «Come ministro della Salute tedesco, mi troverei in difficoltà a dover spiegare perché un vaccino prodotto in Germania (Biontech è tedesca, ndr) fosse distribuito più rapidamente che nella stessa Germania». Non è solo questione di campanilismo: a settembre il governo guidato da Angela Merkel ha investito infatti 375 milioni di euro nella ricerca di Biontech e si aspetta qualcosa in cambio. Per la precisione 100 milioni di dosi del vaccino, come specificato più avanti nel corso della giornata dallo stesso Spahn. La Commissione ribatte che l'unico criterio «giusto» per l'assegnazione è in proporzione alla popolazione, in base al quale Berlino potrebbe ricevere al massimo 56 milioni di dosi, cioè poco più della metà di quanto richiesto. Nel pomeriggio, infine, l'annuncio ufficiale da parte di Ursula von der Leyen: «Domani (oggi per chi legge, ndr) autorizziamo un contratto per un massimo di 300 milioni di dosi del vaccino sviluppato dalla società tedesca Biontech e Pfizer». Una volta disponibile il vaccino, spiega la Commissione, «il nostro piano è di distribuirlo rapidamente, ovunque in Europa».Se il buongiorno si vede dal mattino, però, la spartizione delle dosi non sarà una passeggiata. Senza contare che sul piano medico, oltre al dato sull'efficacia stimata intorno al 90%, c'è nebbia fitta. Poco o nulla è dato sapere infatti sulla durata dell'immunizzazione e sulle eventuali reazioni avverse, né tantomeno sulla reale capacità di prevenire i casi gravi. Sarà anche per questo che Francia e Belgio, a differenza di Italia, Spagna e Germania, rimangono guardinghe. Stranamente lunedì anche Roberto Speranza aveva invitato alla prudenza, ma ieri il suo consulente Walter Ricciardi ha espresso un pensiero completamente diverso: «Quando il vaccino sarà stato sperimentato con successo, saremo già in possesso di tante dosi, perché queste sono già in corso di produzione, e quindi immediatamente distribuibili». Stretto tra le proteste di piazza e l'esito incerto del lockdown a «semaforo», sul terreno del vaccino il governo giallorosso si gioca la faccia. Se dopo aver promesso a più riprese di portarlo a casa entro l'anno dovesse fallire nell'intento, per la premiata ditta Conte e Speranza potrebbe mettersi davvero male.