2024-01-21
«Ue nemica dei contadini. Patto con gli altri Paesi: no alla carne coltivata»
Ettore Prandini (Imagoeconomica)
Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini: «Alcune misure hanno danneggiato le zone rurali. Noi meglio di Francia e Germania, ci sono più aiuti dal governo».La marcia dei trattori in Germania, il blocco del Midì francese, in tutta l’area che va dalla Polonia alla Slovacchia monta dai campi una protesta forte. Per capire se è rabbia o richiesta di maggior protagonismo si bussa a casa Coldiretti, da Ettore Prandini, cinquantenne lombardo, allevatore che un mese fa ha ricevuto un’investitura plebiscitaria per il secondo mandato alla guida della più forte organizzazione agricola italiana. Presidente Prandini che succede, anche i contadini nel loro piccolo si arrabbiano? «Si in Germania e anche in Francia hanno ragione. La situazione in Italia è diversa, noi siamo riusciti ad ottenere anche nella Finanziaria il mantenimento delle agevolazioni su gasolio, Imu e Irap, robusti finanziamenti aggiuntivi nel Pnrr e la chiusura importantissima per quanto concerne le assicurazioni agevolate del 2022 e del 2023. E siamo impegnati per aumentare ulteriormente gli stanziamenti nel milleproroghe e a dare battaglia in Europa. In Germania hanno protestato con ragione contro misure fiscali che sono fortemente penalizzanti con il taglio di 3 miliardi di sussidi. Il bersaglio di tutte le proteste per noi deve essere Bruxelles e come Coldiretti, ma sostanzialmente come sistema paese, abbiamo sempre contrastato duramente le scelte fatte sul Farm to Fork. Ci sono stati dei successi da parte nostra come sulla mitigazione della riduzione dei fitofarmaci, come l’essere riusciti a bloccare la norma secondo cui le stalle avevano lo stesso impatto ambientale delle acciaierie. Devo dire che la nostra azione ha consentito di mitigare gli effetti di quattro anni in cui Frans Timmermans, che è tornato a fare politica in Olanda ed è stato sconfitto, come vicepresidente della Commissione e titolare del Green deal ha provato a distruggere l’agricoltura in nome di un finto ambientalismo».Avete ottenuto anche un altro successo; nasce l’alleanza contro la carne coltivata o in laboratorio. Come finirà? «In vista del Consiglio europeo agricolo che si tiene martedì le delegazioni di Francia, Austria e Italia, sostenute anche da quelle ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca hanno sottoscritto un documento che impegna la Commissione prima di dare qualsiasi autorizzazione a una consultazione pubblica autentica e completa sui prodotti a base cellulare che non possono mai essere chiamati carne e pongono questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizione e sulla sicurezza sanitaria. Questa alleanza fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini. Quando ci dicevano che la legge Lollobrigida-Schillaci che vieta produzione, commercializzazione e importazione di carne sintetica è retriva forse qualcuno sbagliava giudizio. La mobilitazione di Coldiretti sta dando i suoi frutti». Bill Gates che è il primo finanziatore della finta carne che si è però comprato anche 200.000 ettari, è venuto in Italia accolto con le fanfare a spiegare il suo modello di business. Lei come l’ha presa? «È un paradosso lui vorrebbe i prodotti fatti in laboratorio e però poi compra la terra. Ho come l’impressione che il suo schema sia: i ricchi mangiano bene, agli altri si danno i cibi sintetici. Il nostro schema è un altro: l’agricoltura deve dare risorse alimentari di alta qualità a tutti. A partire dall’Africa dove noi siamo impegnati con molti progetti, compresi quelli che porta avanti BF, per costruire lì una via allo sviluppo agricolo compatibile. A dirla tutta invece di pensare ai cibi costruiti in laboratorio bisognerebbe fare un’azione vera contro lo spreco alimentare. Se riuscissimo a contenerlo già oggi l’agricoltura è in grado di sfamare 12 miliardi di persone. Ma serve un modello virtuoso come quello italiano. Quanto a Bill Gates a me non è piaciuto che sia stato ricevuto con tutti gli onori come fosse un capo di Stato. Lui è uno che è venuto a fare i suoi interessi e stop».I tedeschi soffrono per avere un’agricoltura che produce sostanzialmente materie prime a basso valore? «C’è una differenza sostanziale. Quando puntiamo alla valorizzazione delle nostre eccellenze noi creiamo valore aggiunto mentre quando si parla di commodities i compensi non sono soddisfacenti né in Italia né in Europa con effetti negativi per le imprese. Per questo bisogna lavorare su contratti di filiera con prezzi che garantiscano una giusta redditualità alle imprese».Ha ragione dunque Paolo De Castro, eurodeputato del Pd e già ministro agricolo italiano, a dire che l’Europa ha fatto di tutto per dimostrarsi nemica dei contadini? «L’Europa con alcune misure, con la Pac stessa dove noi ora siamo intervenuti per correggere alcune storture ad esempio sul mais e sul grano, si è dimostrata nemica dell’agricoltura perseguendo un errato ambientalismo. Ed ha prodotto almeno due risultati nefasti. Si è convinta di poter sopravvivere importando da altri continenti che non rispettano gli stessi standard dal punto di vista sociale, ambientale e della sicurezza senza rispettare il principio di reciprocità. Il secondo ha indotto l’abbandono delle zone rurali e questo provoca disastri ambientali enormi. Lo abbiamo visto in Toscana, nelle Marche, in Emilia Romagna. Se si perde l’agricoltura di montagna e di collina si perde il controllo e la manutenzione del territorio. Bisogna consentire all’agricoltura di avere risorse adeguate e assai meno vincoli». I contadini francesi sono scesi in strada anche perché pretendono le cosiddette clausole specchio; dicono: a noi mettete vincoli ambientali, ma poi importate prodotti che non rispettano le stesse regole. È una battaglia anche di Coldiretti?«È da sempre una battaglia di Coldiretti. Noi non siamo contro il commercio fra paesi, ma a condizione che ci sia la reciprocità. Non puoi far importare merce trattata con sostanze che da noi sono vietate da 40 anni perché hai altre finalità: usare il prodotto agricolo come mezzo diplomatico. Bisogna offrire a tutti i consumatori un’alta qualità e la massima garanzia ed evitare importazioni che fanno concorrenza sleale alle nostre imprese». In ultimo: sembra che anche in Italia si scaldino i trattori che ne pensa? «Penso che la protesta va portata a Bruxelles dove ci stiamo mobilitando con le rappresentanze agricole dei principali Paesi contro le disattenzioni che l’Europa ha avuto in questi anni. Il rischio è che in Italia prevalgono interessi personali di agitatori di professione che nulla c’entrano con la difesa degli imprenditori agricoli e delle nostre attività. Dobbiamo lavorare per costruire un rapporto ancora più stretto con i cittadini italiani per difendere la migliore agricoltura del mondo».
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