2025-08-22
Per nascondere «l’etnia» dei crimini i giornali citano solo l’età dei balordi
La grande stampa s’affanna per coprire i reati commessi da stranieri, specie abusi sessuali: i molestatori senegalesi diventano «trentatreenni». Un filippino che insidia ragazzini? «Residente a Milano, 34 anni».Il maliano che ha seminato il panico al Terminal 1 aveva ricevuto la protezione internazionale. Covava rabbia perché era stato respinto con passaporto falso.Lo speciale contiene due articoli. Chi ha investito e ucciso Cecilia De Astis per ore non ha avuto nazionalità. Minorenni, si diceva. Che però sanno già guidare un’auto a 13 anni. Eppure non sono molti i bambini in grado di farlo, di delinquere in questo modo, e in così tenera età. Per i titoli dei giornali, chi stupra spesso è un apolide (ma solo se non è italiano). Lo stesso per chi rapina. E pure per chi dà fuoco al terminal di Malpensa. Il sito del Corriere della Sera fornisce l’età del criminale (ma aggiusta poi il tiro nella versione cartacea aggiungendo la nazionalità nel catenaccio), quello di Repubblica, più pudico, parla, nel video pubblicato, solamente di un uomo. Bisogna cliccare per scoprire che si tratta di un maliano. L’articolo a corredo riesce nell’impresa di lasciare il soggetto sottinteso: «Malpensa, incendia e prende a martellate i banchi del check-in: momenti di paura al Terminal 1». Chi lo ha fatto? Un uomo? Una donna? Un alieno? Risposta: un maliano che, per la cronaca, godeva di protezione sussidiaria. In parole semplici: un rifugiato. Uno a cui il nostro Paese aveva dato riparo ricevendo in cambio fiamme e martellate solo perché gli era stato negato un volo. Altro giro, altro gioco. Sempre dal sito del Corriere della Sera: «Milano, violenza sessuale dopo la notte nei locali tra Brera e Garibaldi. In due denunciano trentacinquenne che lavora nelle discoteche, a casa trovata droga dello stupro: arrestato». Con un clic doniamo un po’ di pubblicità ad Urbano Cairo per avere, in cambio, un po’ di verità. Apriamo l’articolo e leggiamo: «A risponderne è un trentacinquenne senegalese, arrestato e condotto in carcere nei giorni scorsi per possesso di 300 grammi circa di “droga dello stupro”, trovati nell’ambito di una perquisizione effettuata nell’abitazione dell’uomo, a Sesto San Giovanni, e raggiunto da ordinanza di custodia cautelare anche per il presunto reato di duplice violenza sessuale aggravata». Ancora: digitiamo su Google la parola «rapina» e cerchiamo nella sezione notizie. Risponde Torino Today: «Armati di coltello rapinano un uomo a Torino, ma intervengono gli agenti che trovano i malviventi al parco». Altro clic per scoprire che si tratta di due marocchini. In Emilia Romagna, un filippino molesta un dodicenne e il titolo del Corriere di Bologna riporta: «Rimini, abusi su un ragazzino francese che fa il bagno in mare: arrestato un trentaquattrenne residente a Milano». Del filippino nemmeno l’ombra.Eppure la nazionalità non è cosa poco. Anche perché, secondo i dati del ministero dell’Interno, gli irregolari, che sono meno dell’1% della popolazione, compiono il 28% dei reati. Non solo, come nota StartMag, il dato diventa ancora più preoccupante se andiamo a cercare quelli relativi alle violenze sessuali: «Nei primi nove mesi del 2024 quasi la metà (il 44%) sono state perpetrate da stranieri (regolari e non), che costituiscono appena il 10% della popolazione. E ancora più preoccupanti appaiono i dati delle violenze sessuali commesse da giovani, che vedono un’incidenza degli stranieri che sfiora il 60%, circa sei volte il loro peso sulla popolazione». Altro dato importante: il 21% di detenuti che si trovano nelle carceri europee è straniero. Una cifra enorme se si pensa che gli immigrati nel Vecchio continente rappresentano solamente il 10% della popolazione totale. Gli stranieri quindi delinquono di più.Non è solo una questione di percezione, come si vorrebbe far credere, ma di realtà. Solamente qualche giorno fa, una ragazza ha pubblicato sui social un video in cui un africano - in Repubblica, pieno centro di Milano - le bloccava la strada. Non poteva muoversi. L’uomo, probabilmente sotto stupefacenti, le si era appoggiato sul cofano senza alcuna intenzione di spostarsi da lì. Solo l’intervento di un passante ha permesso alla ragazza di tornare a muoversi. Del resto, nelle stesse carte su Beppe Sala, Stefano Boeri affermava di aver bloccato un articolo che sarebbe dovuto uscire sul Corriere della Sera su una violenza sessuale in un parco. Il giornale di via Solferino si è affrettato a smentire questa ricostruzione e, forse, viene da credere più alla redazione cronache che a Boeri. Basta leggere le ultime notizie per notare come quelle riguardanti le violenze degli stranieri vengano sminuite o nascoste. Perché dire che gli immigrati delinquono, soprattutto se si parla di azioni schifose come gli stupri, rompe una certa narrazione. Quella stessa narrazione che ora se la prende con La Verità e Panorama perché hanno deciso di offrire ai loro lettori Il campo dei santi di Jean Raspail. Un libro che, più che un romanzo, è un reportage, scritto con cinquant’anni di anticipo, che descrive il nostro tempo. In cui si racconta l’avanzata di popoli ancestrali che non sono stati toccati dalla modernità. Che sono ancora ruvidi. Che prendono ciò che vogliono. Che, se necessario, depredano. Perché, che ci piaccia o meno, lì vige la legge del più forte, che oggi applicano anche qui. In un Occidente fiacco, che non si rende conto di essersi ammalato. Che è debole e, per questo, è un’ottima preda.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/etnia-giornali-2673909978.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="arrestato-il-piromane-di-malpensa" data-post-id="2673909978" data-published-at="1755883830" data-use-pagination="False"> Arrestato il piromane di Malpensa È stato convalidato l’arresto ad Aboubakar Traoré, lo straniero di 28 anni originario del Mali, che nella giornata del 20 agosto ha appiccato il fuoco e colpito a martellate alcuni monitor del Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa.Dopo il fatto, era stato arrestato e condotto in una camera di sicurezza a Varese; ieri è stato processato per direttissima davanti al giudice monocratico del Tribunale di Busto Arsizio.L’uomo, in possesso di un permesso di soggiorno per protezione internazionale sussidiaria, era già stato bloccato il 16 agosto, quando si è presentato in aeroporto, con l’intento di imbarcarsi per l’Arabia Saudita: ai controlli il passaporto era risultato falso e gli era stato ritirato. Inoltre, martedì scorso era stato denunciato a Milano per danneggiamento aggravato, reo di aver preso a martellate - il martello sembra essere uno strumento particolarmente caro al maliano - e sfondato la vetrina di un negozio. Dopo essere stato visitato e aver ricevuto le prime cure al pronto soccorso del Niguarda, è fuggito e se ne sono perse le tracce. Fino a quando con un cappellino in fronte e una mascherina a coprire il viso, si è inserito nella fila dei passeggeri al check-in del Terminal 1: ha estratto una bottiglia di benzina, l’ha rovesciata sul banco 13 e ha dato fuoco. Nel frattempo - per non perdere tempo - brandendo il solito martello ha colpito e distrutto i monitor, seminando il panico tra i presenti.Aboubakar Traoré era arrivato in Italia nel 2015, entrando nel nostro Paese dalla Francia chiedendo asilo come rifugiato. Inizialmente riesce a ottenere la protezione internazionale. Si tratta di una forma di tutela che viene concessa a chi non presenta i requisiti per essere riconosciuto rifugiato politico, ma non può rientrare nel proprio paese d’origine per il rischio di subire un danno grave: tortura, trattamenti inumani o degradanti e minacce alla vita derivanti da violenza indiscriminata. Nel 2019 la Commissione territoriale competente aveva respinto la richiesta di rinnovo per mancanza di requisiti, ma Traoré aveva presentato ricorso e, grazie alla sospensione del rigetto, poteva muoversi liberamente e indisturbato nel territorio italiano. Nel 2021, nonostante l’assenza dei requisiti da rifugiato, ha ottenuto dal Tribunale di Milano il rinnovo della protezione internazionale sussidiaria, addirittura fino al 2027. Si ipotizza che, dal giorno del tentativo di partire per l’Arabia Saudita, l’uomo abbia covato così tanto rancore da tornare sul luogo in cui era stato respinto ed erano stati distrutti i suoi progetti futuri, deciso a vendicarsi di chi lo aveva ostacolato.Notizia - parzialmente - consolatoria: è stata esclusa la matrice terroristica. Non si tratta dunque di un terrorista. Resta però l’interrogativo: non siamo forse ancora una volta spettatori, nostro malgrado, di una situazione che si sarebbe potuta evitare, adottando le giuste precauzioni e valutando diversamente (e più correttamente) la vicenda?
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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