2024-04-10
Espulso l’imam violento di Milano, minacce dell’Isis alla Champions
Matteo Piantedosi rimanda Ahmed Kabir in Bangladesh. Aveva creato una moschea abusiva e picchiava la moglie perché non accettava la poligamia. Si credeva vittima del razzismo e chiedeva permessi per tutti i migranti.Torna la paura degli attentati. Timore anche per le italiane in Europa league.Lo speciale contiene due articoliNel 2019 i giudici del Tar confermarono che l’Associazione culturale Shah Jalal di Milano altro non era che una moschea abusiva. Ma in questi anni Ahmed Kabir, 50 anni, cittadino del Bangladesh, ha comunque continuato a professare la religione islamica come un vero e proprio imam, in questo angolo del capoluogo lombardo dove si era insediato nel 2013 tra Affori e la Bovisa, in via Zambelli. Teneva in scacco l’intero quartiere, minacciando di morte chiunque si avvicinasse e accusando gli abitanti della zona di razzismo. In realtà la persona pericolosa era lui. La Digos lo teneva monitorato da tempo, soprattutto dopo le denunce dei vicini e della moglie (che veniva picchiata regolarmente perché si opponeva alla poligamia dell’uomo) e anche dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre del 2023 in Israele, una circostanza che ha risvegliato l’estremismo islamico in tutto il mondo. Basti pensare che dal 7 ottobre 2023 ad oggi, in Italia, sono stati espulsi e rimpatriati per motivi di sicurezza 51 soggetti, di cui 9 con provvedimento del Viminale. Per la maggior parte si tratta di cittadini tunisini (19), poi marocchini (10) ed egiziani (7). Nei primi tre mesi del 2024 sono state rimpatriate in totale già 24 persone pericolose, una cifra in aumento del 20% rispetto all’anno precedente.Ora è stato espulso anche Ahmed Kabir, dopo il decreto emesso dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Lunedì la polizia lo ha accompagnato su un volo per il rimpatrio. Gravato da numerosi precedenti penali e di polizia per reati contro la persona tra cui violenza, minaccia e molestie (oltre che sulla moglie anche sui vicini), già nell’ottobre scorso, data la sua pericolosità sociale, il questore di Milano aveva emesso nei suoi confronti una prima misura restrittiva. Non è bastata. Era già stato condannato per stalking con una condanna 4 anni e 7 mesi. Durante il processo dello scorso anno il portiere dello stabile di fronte alla moschea abusiva aveva raccontato di come «Kabir» minacciasse «tutte le persone che passavano […], è solito dire “terroni di merda” a chiunque parcheggia una vettura», spiegò l’uomo. «Ha minacciato anche me più volte, una volta mi ha detto che mi avrebbe tagliato la testa».A novembre 2023 era stato protagonista di un servizio televisivo dal titolo «La moschea della paura nel cuore di Milano», trasmesso durante il programma Diritto e Rovescio di Paolo Del Debbio. Nella trasmissione televisiva, attraverso numerose testimonianze, erano stati evidenziati i comportamenti violenti dell’uomo nei confronti dei vicini. Per di più durante l’intervista era arrivato a minacciare la giornalista mimando il gesto di tagliarle la gola. Kabir - che postava sui social i momenti di preghiera in moschea e frasi di Allah - nel settembre del 2023 era già stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti in famiglia. Secondo le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine, l’aveva più volte aggredita per essersi opposta alla sua decisione di diventare poligamo così come previsto dai dettami dell’islam. Non solo. Nel luglio del 2020 aveva persino partecipato a una manifestazione per chiedere il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati, una richiesta di sanatoria generalizzata per tutti gli stranieri. Il suo estremismo era cresciuto negli anni. In parallelo, il laboratorio culturale che era stato preso in gestione più di 10 anni fa aveva iniziato a fare proselitismo. Già nel 2014 la polizia locale avevano rilevato che dentro quelle stanze vi era una vera e propria moschea. Situazione che era stata poi confermata dai giudici della seconda sezione del Tar di Milano, con una sentenza dove era stata evidenziata «la correlazione tra i lavori di ristrutturazione dei bagni e la realizzazione di un bagno per disabili da un lato e la funzione religiosa dall’altro», scrivevano giudici, «è facilmente desumibile dal fatto che si tratta di servizi presenti normalmente in luoghi aperti al pubblico destinati a soddisfare le esigenze di persone che provengono dall’esterno». Anche perché l’associazione non aveva fornito «prova di alcun uso dell’immobile diverso da quello religioso, è del tutto ragionevole ritenere che i bagni siano a servizio degli avventori della moschea».Salgono così a 760 i casi espulsione o allontanamento eseguiti dal 2015 ad oggi (170 emessi dal ministro dell’Interno, 439 dal Prefetto, 119 dall’autorità giudiziaria, 5 per riammissione «procedura Dublino», 2 in base agli accordi di riammissione Ue, 4 dalla commissione per il Riconoscimento della protezione internazionale, 21 respingimenti e altri 15 ex art. 10 Tui). Quest’anno, come detto, siamo già a 24. Dopo un lieve calo nel 2023, quando furono 74, già nel 2022 se ne calcolarono 79, mentre nel 2021, in piena pandemia, erano stati 59. Anche nel 2020 i provvedimenti furono 59 mentre nel 2019 se ne calcolarono 98. Nel 2015 erano stati appena 66.«Questa espulsione arriva dopo soli due mesi da quando, a inizio febbraio, è stato espulso un cittadino egiziano estremista islamico che dal 2017 perseguitava e molestava una giovane ragazza, accanendosi anche contro i familiari della stessa», ricorda Riccardo De Corato, membro della commissione Sicurezza delle periferie in Italia. «Stiamo parlando di persone molto pericolose, come i fatti hanno più volte confermato, per la sicurezza di tutti noi e, il governo Meloni, sta facendo quello che per anni non è stato fatto, ovvero proteggere il Paese da ogni forma di criminalità, illegalità, abusivismo e terrorismo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/espulso-limam-violento-di-milano-minacce-dellisis-alla-champions-2667732383.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lisis-punta-gli-stadi-della-champions-attaccate-londra-madrid-e-parigi" data-post-id="2667732383" data-published-at="1712689699" data-use-pagination="False"> L’Isis punta gli stadi della Champions. «Attaccate Londra, Madrid e Parigi» Stadi nel mirino dei terroristi. Da giorni l’Isis, tramite il suo braccio mediatico Al Azaim, continua a diffondere via Telegram e sul dark web elaborazioni grafiche nelle quali identifica come possibili bersagli gli stadi delle città di Londra, Parigi e Madrid. «Uccideteli tutti», si legge nelle illustrazioni. Nel mirino il Parco dei Principi, il Santiago Bernabeu, il Metropolitano e lo Stadio Emirates. Come noto, non ci sono più squadre italiane in Champions tuttavia, Atalanta, Milan e Roma sono ancora in Europa League mentre la Fiorentina è impegnata nella Conference League e queste partite possono essere quegli «obiettivi soft» dei quali ha parlato l’Isis nelle scorse settimane. L’arresto di lunedì del terrorista tagiko dalle mille identità fermato a Fiumicino mostra come gli uomini dell’Isis sono già in Europa e non devono certo venire dalla Siria per compiere attacchi spettacolari come quelli della notte di Parigi del novembre 2015. Gli basta attraversare una frontiera. In Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Belgio solo per citarne alcuni, vivono migliaia di ceceni, tagiki, daghestani, ingusci, kirghizi o uzbeki fuggiti dopo la dissoluzione dell’ex Urss e dalla repressione operata da Vladimir Putin durante le guerre caucasiche, e tra loro il virus dell’estremismo islamico ha fatto molti proseliti come visto in diversi attacchi terroristici. Inoltre, lo Stato islamico può contare su decine di migliaia di cittadini con passaporto europeo radicalizzati e pronti all’atto di forza, senza dimenticare le migliaia di fanatici che vivono in Europa, dove negli anni sono arrivati spesso come rifugiati ad esempio da Afghanistan, Nord Africa, Pakistan, Bangladesh Iraq e Siria. Occhio anche ai prossimi campionati europei di calcio in Germania e alle Olimpiadi di Parigi: due eventi che si terranno (blindati) quest’estate e che sono obbiettivi dichiarati dell’Isis. A proposito del dipartimento dell’Isis che si occupa di produrre i contenuti utili alla propaganda jihadista, non si può non notare come il numero, la qualità e l’efficacia della produzione sia tornata quasi ai livelli del sedicente califfato. Nel periodo tra il 2015 e il 2017, il territorio controllato dall’Isis era più grande della Gran Bretagna. L’organizzazione, secondo un report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) del 2019, era composta da circa 40.000 foreign fighters (circa 6.000 europei), che si sono uniti allo Stato islamico in Iraq e Siria. Quanti sono oggi? Le stime attuali si aggirano intorno ai 20.000 uomini ancora attivi, di cui circa 10.000 in Iraq e Siria e 10.000 in altri Paesi ma il numero è certamente più grande. Cinque anni fa gli ultimi resti del cosiddetto califfato dello Stato Islamico venivano annientati dalle Forze democratiche siriane (Sdf), la milizia curda sostenuta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, che è stata fondamentale nello sconfiggere il gruppo terroristico. Quella che viene ancora oggi definita «la battaglia finale contro l’Isis» è avvenuta nella città siriana di Al Baghuz Fawqani tra il 9 febbraio e il 23 marzo del 2019. Migliaia i jihadisti morti e altrettanti quelli in fuga mentre oggi 9.000 combattenti, tra i quali molti foreign fighter europei, sono detenuti nei centri gestiti dalle Sdf dai quali basta pagare per scappare. Poi è arrivata la pandemia (2019) e l’organizzazione ne ha approfittato per riorganizzarsi pur continuando ad agire con attacchi isolati «mordi e fuggi» in tutto il mondo. In seguito, come avvenuto in passato, l’Isis ha saputo approfittare degli errori altrui; ad esempio, ha sfruttato lo scriteriato ritiro degli occidentali dall’Afghanistan per rafforzare l’Isis-Khorasan (Iskp) che fino ad allora era un oscuro gruppo di fuoriusciti da altre organizzazioni. Oggi i talebani non controllano più il Paese, incalzati dall’Iskp. L’Isis Khorasan è molto ben strutturato e può contare su 4.000/6.000 effettivi reclutati in Afghanistan, Pakistan e in tutto il Caucaso, che resta uno straordinario serbatoio di estremisti islamici. E non è certo un caso che a Mosca abbiano colpito gli uomini dell’Iskp ai quali il Comando centrale dell’organizzazione ha appaltato l’operazione.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?