2022-10-30
«Esperimenti sui virus da vietare. L’Italia promuova una moratoria»
Il docente della Sapienza Mariano Bizzarri: «Preoccupanti le manipolazioni nel laboratorio di Wuhan».Un paio di settimane fa, ricercatori dell’Università di Boston hanno mescolato il ceppo originario del Sars-Cov-2 con la variante Omicron, creando un virus più letale. Adesso, il Senato Usa ha scritto in un report che è «molto probabile» che il Covid sia frutto di un incidente nel laboratorio di Wuhan, dove si svolgevano esperimenti di «guadagno di funzione» sui coronavirus dei pipistrelli. Ne parliamo con Mariano Bizzarri, prof di Patologia clinica presso il dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza, che insiste da tempo sulla necessità di indagare sulle origini della pandemia, tema su cui si è dilungato nel suo libro, Covid-19: un’epidemia da decodificare. Cos’è un esperimento di gain of function? «Si tratta di esperimenti di modificazione/manipolazione del patrimonio genetico con l’obiettivo di esprimere nuove funzioni, silenziarne o potenziarne altre».A che scopo?«Migliorare la comprensione dei meccanismi tramite i quali i microbi causano malattia. L’obiettivo è capire come anche virus innocui possano diventare patogeni o aumentare la loro letalità. Ma la Gof può comportare rischi per quanto riguarda la sicurezza sanitaria e quella militare». Ad esempio?«Modificare un agente patogeno può determinare rischi seri per la salute della popolazione o essere utilizzato - da governi o terroristi - come arma non convenzionale. Nel 2014 gli Usa hanno imposto uno stop alle ricerche Gof, soprattutto quelle che coinvolgono i virus dell’influenza, della Mers e della Sars (da cui è originato il Covid-19) e di cui era ben noto il pericolo. La moratoria è stata una risposta agli incidenti di biosicurezza di laboratorio verificatisi nel 2014 (campioni di antrace non adeguatamente inattivati, campioni di vaiolo non registrati, iniezione di un pollo con il ceppo di influenza sbagliato)».Quindi, i laboratori esistenti sono vulnerabili ad assalti e intrusioni di criminali?«La moratoria è stata revocata nel 2018 perché, a seguito di una riconversione, i laboratori Usa sono stati ritenuti fornire adeguate garanzie di sicurezza. Per altri nazioni - come la Cina - le cose stanno in modo ben diverso. Nature ha infatti più volte sottolineato l’inadeguatezza del laboratorio di Wuhan, che si è sempre sottratto alle verifiche richieste dagli enti internazionali. Le ricerche Gof sono attualmente un obiettivo preminente delle forze militari cinesi. C’è motivo di preoccuparsi».Serve un’altra moratoria?«Assolutamente sì. Amplificare la virulenza di un microbo comporta rischi. Cercare di farlo per mettere in evidenza che “possa succedere” è una contraddizione in termini: di fatto noi stessi creiamo così una nuova specie virulenta. Questo approccio è oggi inoltre superato dal fatto che si possono esperire vie alternative basate su modelli in silico o su animali. Un ampio dibattito ha mostrato che non si può scartare l’ipotesi che il Sars-Cov-2 sia stato frutto di ingegneria genetica. Le evidenze sono anzi andate aumentando, rilevando come parte del lavoro condotto in Cina sia stato finanziato e diretto proprio da quegli stessi studiosi americani - come Peter Daszak - che nei primi mesi del 2020 si sono affrettati ad assolvere la Cina da ogni responsabilità».Il governo italiano può sostenere la proposta di un bando internazionale? «L’Italia e l’Europa hanno affrontato un problema simile all’inizio del 2000, quando si è trattato di regolamentare i cibi transgenici. Partecipai direttamente, presso il ministero delle Politiche agricole, a definire le misure poi adottate e che si sono rivelate efficaci. Oggi l’Italia - con un governo nuovo affrancato da soggezione nei confronti della Cina - potrebbe farsi promotrice in Europa di una analoga moratoria, estesa ai prodotti che provengono da quelle aree dove l’attività dei laboratori di bioingegneria non è adeguatamente controllata».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci