2024-12-20
Erdogan può giocarsi la carta siriana per spingere il Cremlino a negoziare
Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
Ankara punta a ritagliarsi un ruolo chiave nelle trattative per la pace inviando truppe in Ucraina. E facendo leva sulle basi russe in Siria come pedina di scambio con lo zar.Donald Trump potrebbe puntare su Recep Tayyip Erdogan per cercare di risolvere la crisi ucraina. Lunedì, il presidente americano in pectore ha fatto riferimento al leader turco, mentre sosteneva che Ankara sarebbe dietro l’offensiva che ha portato alla caduta di Bashar al Assad. «Erdogan è uno con cui andavo molto d’accordo, ma ha una forza militare importante. E la sua non è stata logorata dalla guerra. Ha costruito un esercito molto forte e potente», ha detto, per poi definire il sultano un «tipo molto intelligente». Si tratta di parole che mostrano, in un certo senso, apprezzamento nei confronti del presidente turco. Parole che, per quanto riferite alla crisi siriana, potrebbero valere anche per quella ucraina.Trump sa d’altronde che il sultano ha tutta l’intenzione di ritagliarsi un ruolo centrale nelle imminenti trattative diplomatiche tra Kiev e Mosca. Fu d’altronde lui a mediare, nel 2022, l’accordo sul grano tra i due belligeranti. È inoltre interessante notare che, il 12 dicembre, Erdogan ha ricevuto ad Ankara, Viktor Orbàn, per parlare proprio della crisi ucraina. Appena tre giorni prima, il premier ungherese aveva avuto un faccia a faccia con Trump in Florida. Un Trump a cui non sfugge un ulteriore elemento. E cioè che anche a Bruxelles stanno guardando con interesse a Erdogan. Lunedì, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha avuto un colloquio telefonico con l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas: i due avrebbero discusso di Siria e Ucraina. Due dossier, che appaiono sempre più intrecciati.Del resto, appena pochi giorni fa, la Kallas ha annunciato i primi passi per instaurare dei contatti stabili con il nuovo governo siriano: un governo che notoriamente gode dell’appoggio di Ankara. Non solo. La Russia è attualmente in difficoltà in Siria e sta trattando con la nuova leadership di Damasco per salvaguardare le proprie basi di Tartus e Latakia. Ora, è chiaro che i negoziati, più che con Mohammed al Jolani, vengono portati avanti con il suo principale patrono, che, per l’appunto, è la Turchia. Questo significa che, durante le trattative sull’Ucraina, il sultano potrebbe mettere sul tavolo il destino delle due basi russe in Siria come pedina di scambio. Un’eventualità, questa, che a Trump probabilmente non dispiacerebbe.Ma non è tutto. Sì, perché il presidente americano in pectore potrebbe anche fare affidamento sulla capacità di pressione che Erdogan è in grado di esercitare sugli europei. Prendiamo il caso dei Paesi baltici, che sono notoriamente freddi nei confronti di un processo diplomatico con la Russia. La stessa Kallas, che è estone, ha frenato sull’eventualità di negoziati, almeno nel breve termine. Ebbene, Erdogan può far leva sui legami che la Turchia intrattiene con i Paesi baltici nel settore della Difesa. Ankara vende per esempio all’Estonia veicoli blindati. Nella sua mediazione con Mosca, Erdogan può quindi rassicurare i baltici incrementando queste connessioni. Ma potrebbe al contempo metterli sotto pressione, qualora dovessero irrigidirsi eccessivamente sul piano diplomatico.Un ulteriore aspetto da considerare è che la Turchia è un membro della Nato. E che potrebbe fare la parte del leone nella missione di peacekeeping attualmente sul tavolo per il post accordo ucraino. Il sultano avrebbe molto da guadagnare, anche perché si è sempre rivelato piuttosto abile nel tradurre in vantaggi politici la propria influenza militare (basti pensare all’accordo di cooperazione nel settore della Difesa che siglò, nel 2019, con il governo di Tripoli). Chissà che il sultano non speri di ottenere una qualche influenza più o meno diretta su quel Mare di Azov che, a seguito dell’invasione di Mosca, è attualmente un lago russo. Non è d’altronde un mistero che Erdogan si stia muovendo per ridurre l’influenza della Russia in varie aree: lo ha appena fatto in Siria, sta concretamente pensando di farlo nei Balcani e, probabilmente, ha tutta l’intenzione di farlo nell’Europa orientale. Dall’altra parte, Ankara non ha però interesse a una Russia eccessivamente debole: il sultano vuole infatti continuare la strategia del pendolo tra la Nato e Mosca.Insomma, il leader turco si avvia a essere un attore centrale nelle trattative diplomatiche ucraine. Ciononostante la strada non è per lui del tutto in discesa. Trump sa di dover fare attenzione, visto che Erdogan è abituato alle rivoluzioni diplomatiche in nome dei propri interessi strategici. Puntare quindi esclusivamente su di lui potrebbe rivelarsi rischioso. Gli europei, dal canto loro, dovranno fare i conti con una dinamica ormai consolidata: ogni volta che hanno sbolognato un problema al sultano, quest’ultimo lo ha utilizzato per metterli sotto pressione e ottenere vantaggi su vantaggi. Infine, non è ancora chiaro come si svilupperà il rapporto tra il leader turco e Vladimir Putin. Lo zar al momento è indebolito e non può permettersi di fare la voce grossa con Erdogan. È però tutto da dimostrare che, dopo la sorpresa siriana, continui a fidarsi realmente di lui. E chissà che in Libia i due non comincino presto a litigare.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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