2022-08-18
Erdogan ha invaso la Siria, ma tutti tacciono
Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
Da giorni la Turchia effettua raid armati nel Nord del Paese con l’obiettivo di allontanare i curdi dal confine. Il Sultano, dopo il via libera a Finlandia e Svezia nella Nato, può fare i propri comodi. Sono lontani i tempi in cui si celebravano gli eroi di Kobane.Cina in Russia per manovre militari. Nuovi scontri in Crimea. I separatisti del Donetsk: «Cooperiamo con la Corea del Nord».Lo speciale contiene due articoli.Recep Tayyip Erdogan dopo aver dato il via libera all’ingresso nell’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia e dopo aver giocato il ruolo del «decision maker», assecondato da Vladimir Putin nella complicatissima partita del grano ucraino, come previsto è passato all’incasso. E non stiamo parlando di qualche oppositore che gli è stato consegnato, perché il Sultano di Ankara quando si mette al tavolo dà le carte e gioca solo le partite dove si vince tanto. E così nel silenzio generale della Nato e dell’Unione europea, l’altra notte l’aereonautica militare turca ha bombardato i villaggi siriani di Qirmane e Çetil, a Ovest del distretto di Dirbesiye del governatorato di Heseke, e il villaggio di Cirnik, a Ovest del distretto di Amude del governatorato di Qamishlo (Nord della Siria). Erdogan non ha mai nascosto le sue intenzioni nemmeno recentemente, tanto che lo scorso 8 agosto, ad Ankara, durante un discorso ai diplomatici turchi presenti alla tredicesima Conferenza degli ambasciatori aveva accennato ad una nuova operazione transfrontaliera in Siria contro i membri del gruppo militante delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), sostenuto dagli Stati Uniti e spina dorsale delle milizie curdo arabe Forze democratiche siriane: «Continueremo la nostra lotta al terrorismo. La nostra decisione di stabilire una linea di sicurezza profonda 30 chilometri lungo il nostro confine meridionale è definitiva». L’esercito invasore turco ha preso di mira altri villaggi a nord della Siria, il centro e le aree circostanti di Kobane -controllata dalle forze democratiche siriane (Sdf) a guida curda, sostenute dagli Stati Uniti e luogo di scontri notturni tra il gruppo e le forze turche - con il fuoco dell’artiglieria pesante e anche le vicinanze dell’Accademia delle forze siriane di Sotoro nel villaggio di Rutan, situato a ovest del distretto di Tirbespiy e nel distretto di Qamishlo, sono state oggetto di pesanti bombardamenti. Almeno tre soldati siriani sono stati uccisi e sei feriti in un raid aereo turco contro postazioni militari nella campagna di Aleppo, ha affermato l’agenzia di stampa statale siriana Sana, citando una fonte militare che ha preferito l’anonimato. Le forze armate siriane hanno risposto all’attacco e hanno causato perdite materiali e umane in alcune postazioni dell’esercito turco e in quelle dei combattenti dell’opposizione sostenuti dalla Turchia, ha aggiunto tale fonte, senza fornire ulteriori dettagli, ma all’agenzia Sana ha dichiarato: «Qualsiasi attacco a un avamposto militare gestito dalle nostre forze armate riceverà una risposta diretta e immediata su tutti i fronti». Il bilancio definitivo delle vittime ancora non è stato reso noto. Se l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede in Gran Bretagna ha affermato che il raid turco ha ucciso 17 persone, (aggiungendo che non era immediatamente chiaro se fossero tutti soldati siriani), Hawar News, agenzia di stampa con sede nelle aree controllate dalle Sdf nella Siria settentrionale, ha riferito che 16 soldati siriani sono stati uccisi, mentre l’agenzia di stampa curda North Press Agency ha parlato di 22 soldati uccisi. Il governo di Ankara, di solito molto ciarliero, stavolta non ha confermato l’avvio di una nuova operazione contro i curdi, che sarebbe la quarta in Siria dal 2016. Un attacco dei micidiali droni turchi Bayraktar TB2 nel il villaggio di Sinjik Sadoun, nel distretto di Amude, ha causato la morte di almeno quattro persone. Poco dell’inizio dell’operazione secondo alcuni testimoni, Ali Dogan, sindaco della città turca di Gaziantep, che si trova a 35 chilometri a Nord del confine con la Siria, attraverso gli altoparlanti posti sui minareti delle moschee aveva invitato la popolazione a non uscire dalle proprie abitazioni: «L’esercito turco effettuerà presto un’operazione contro l’organizzazione terroristica del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Per favore, non uscite dalle vostre case». Il governo centrale però non ha gradito l’attivismo del sindaco ed è subito intervenuto correggendo le sue dichiarazioni attraverso il ministro degli Interni turco Suleyman Soylu che ha dichiarato: «Abbiamo parlato con il governatore tempo fa. Non vi è alcun coprifuoco. Ci sarà solo un piccolo avvertimento, l’avviso è andato oltre il suo scopo». Poi sempre ieri mattina il ministero della Difesa turco ha annunciato che quattro esponenti delle Ypg sono stati «neutralizzati» (uccisi o catturati) nelle aree dell’operazione Primavera di pace che copre una zona che da ovest a est va dalla città siriana di Tel Abyad a quella di Ras al Ayn. L’Amministrazione autonoma della Regione dell’Eufrate ha rilasciato con Khalid Jerade, co-presidente dell’Ufficio affari amministrativi dell’Amministrazione autonoma della Regione dell’Eufrate, una dichiarazione nella quale ha condannato gli attacchi contro le regioni del Nord e dell’Est della Siria, a causa dei quali sono stati uccisi e feriti numerosi cittadini: «L’obiettivo dello Stato turco è distruggere il nostro progetto di nazione democratica che include tutto il popolo siriano». Mentre i turchi ammazzano di nuovo i civili curdi si avverte un fragoroso silenzio e sono davvero lontani i giorni nel quali si parlava dei curdi, senza i quali l’Isis non sarebbe mai stato sconfitto, come «gli eroi di Kobane». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/erdogan-invaso-siria-tutti-tacciono-2657878773.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cina-in-russia-per-manovre-militari-e-putin-condanna-gli-usa-su-taiwan" data-post-id="2657878773" data-published-at="1660781604" data-use-pagination="False"> Cina in Russia per manovre militari. E Putin condanna gli Usa su Taiwan Si rafforza l’asse tra Pechino e Mosca. Ieri, il ministero della Difesa cinese ha reso noto che invierà un proprio contingente in Russia, per prendere parte a esercitazioni militari, a cui si uniranno anche altri Paesi, come India, Bielorussia, Tagikistan e Mongolia. Pechino ha sottolineato che queste manovre non avrebbero «nulla a che vedere con l’attuale situazione internazionale e regionale». Difficile tuttavia non pensare a delle ricadute sulla crisi ucraina. Non solo perché si rafforza l’asse sino-russo formalizzatosi a febbraio con un comunicato congiunto di Vladimir Putin e Xi Jinping, ma anche in considerazione della partecipazione dell’India: Paese su cui Washington fa storicamente affidamento per arginare l’influenza del Dragone sull’Indo-Pacifico. Tra l’altro, sempre ieri, il ministero degli Esteri cinese ha pubblicamente ringraziato Putin per aver definito la recente visita di Nancy Pelosi a Taiwan una «provocazione ben pianificata». Nell’occasione, Pechino ha anche parlato di «sostegno reciproco» tra Cina e Russia. Tutto questo, mentre in un poligono presso Mosca si sono svolte - sembra uno scherzo, ma non lo è - le «olimpiadi» dei carri armati, a cui han preso parte una ventina di Paesi. Prosegue frattanto l’invasione russa dell’Ucraina. Oggi si incontreranno a Leopoli Volodymyr Zelensky, Tayyip Erdogan e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: al centro del vertice, si dovrebbe discutere di diplomazia, oltre alla questione del grano e a quella della centrale nucleare di Zaporizhzhia (la cui ispezione da parte dell’Aiea è stata invocata ieri, insieme al ritiro delle truppe russe, anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg). La tensione resta comunque molto alta. Il leader filorusso della Crimea, Sergej Aksyonov, ha reso noto che le esplosioni in un deposito di munizioni vicino a Dzhankoi sono continuate fino a ieri. Ha inoltre annunciato che il Servizio di sicurezza federale russo avrebbe arrestato sei componenti di una cellula definita «terrorista». Secondo l’intelligence britannica, i russi nutrirebbero profonde preoccupazioni per la situazione in Crimea, mentre il consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak ha invocato lo smantellamento del ponte di Kerch, che - realizzato da Mosca dopo l’annessione della Crimea stessa - collega la penisola alla Russia. Continuano i bombardamenti russi nella regione di Donetsk: secondo le autorità locali, almeno due civili hanno perso la vita. Dal canto loro, le forze armate ucraine hanno dichiarato ieri di aver ucciso 12 russi in un attacco contro una base di Nova Kakhovka, città situata nella regione di Kherson e attualmente occupata dalle forze di Mosca. I media russi hanno riferito anche di un massiccio bombardamento ucraino contro Enerhodar. Sempre ieri, si sarebbero verificate delle esplosioni vicino a un centro di comando russo nella città occupata di Melitopol, mentre le forze del Cremlino hanno effettuato lanci missilistici contro la regione di Odessa. Putin nel frattempo ha sostituito il comandante della flotta russa del Mar Nero. In tutto questo, il leader separatista di Donetsk, Denis Pushilin, ha espresso l’auspicio che la sua autoproclamata repubblica possa avviare una «cooperazione bilaterale» con la Corea del Nord, mentre la Lettonia ha fornito quattro elicotteri e sei obici all’Ucraina. Ankara ha infine fatto sapere che altre quattro navi cariche di cereali sono partite dai porti ucraini di Odessa e Chornomorsk.