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2019-07-06
Entro il 2021 la tecnologia 5G arriverà a coprire 120 città italiane
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Entro il 2021 il 5G arriverà a coprire 120 città italiane e il 22 per cento della popolazione. Lo ha spiegato ieri a Roma Carlo Nardello, chief strategy officer di Tim, che ha presentato le ultime novità in fatto di applicazioni della nuova tecnologia, di trasformazione digitale e di alfabetizzazione.
Il 5G, già disponibile a Torino e nella Capitale, da ieri è sbarcato anche a Napoli ed entro quest'anno sarà in altre 6 città, 30 destinazioni turistiche e 50 distretti industriali con velocità di connessione fino a 2 giga al secondo. Non si tratta solo di un cambio generazionale, com'era avvenuto nel 1996 con il 2G, nel 2004 con il 3g, e nel 2012 con il 4G, «ma di una vera rivoluzione che aprirà la strada a servizi che miglioreranno la qualità della vita quotidiana dei cittadini e delle imprese di diversi settori», le parole di Lorenzo Forina, chief revenue officer.
Ma cosa permette di fare esattamente? Dal punto di vista tecnico porterà a una trasformazione della rete fissa e mobile con prestazioni anche dieci volte superiori a quelle attuali: maggiore velocità di download (almeno 10 volte superiore al 4G), minor latenza (10 volte inferiore al 4G), che sarà molto utile nel capo della medicina e chirurgia; maggiore densità di dispositivi gestiti (fino a 10 volte), uso significativo dell'Internet of Things (Internet delle cose) per connettere simultaneamente fino a un milione di device e sensori per chilometro quadrato con altissima qualità e affidabilità.
A proposito delle applicazioni, ieri sono stati presentati alcuni servizi già disponibili per il settore turistico e culturale, che è tra i primi a poter beneficiare della nuova tecnologia. Con speciali visori si possono effettuare visite immersive da remoto in virtual reality a musei e luoghi storici, con la possibilità di dialogare nello stesso ambiente virtuale con una vera guida turistica collegata da chilometri di distanza. Tim ha reso disponibili questi tour virtuali per Piazza Navona, le chiese rupestri di Matera, il Museo Pietro Micca e il Parlamento Subalpino di Torino.
Poi c'è il tema del cloud gaming, con la possibilità di giocare in streaming, anche in mobilità. Già ora è possibile seguire un evento live di eSport, cambiando in tempo reale il punto di vista sullo schermo. Per il campo dell'industria, sono state avviate applicazioni nel campo della robotica e dell'automazione industriale. Con la connessione mobile è possibile comandare bracci robotici, si potranno gestire catene di produzione da tablet e laptop collocate in location differenti avendone il controllo sincronizzato. Inoltre, miliardi di sensori applicati a cose e persone genereranno un numero sempre crescente di dati, accompagnando l'evoluzione della società digitale per applicazioni in ambito di mobilità urbana, public safety, monitoraggio ambientale e altro.
L'Italia è però un Paese ancora molto analfabeta dal punto di vista digitale e così Tim ha pensato non solo di occuparsi di connessione, ma anche della creazione di un nuovo sistema che comprenda eventi di sensibilizzazione dei cittadini, ma anche educazione alle nuove tecnologie, segmentata secondo i vari target. Perché il problema non è tanto la mancanza di connessione web, ma il fatto che in Italia c'è ancora una grossa fetta di persone che non sanno usarla e applicarla alla propria quotidianità. Saranno quindi organizzati corsi gratuiti, sia on line sia nelle diverse sedi della Academy, e in altri spazi presenti sul territorio, con l'obiettivo di accompagnare gli italiani all'utilizzo dei nuovi servizi.
Risposte immediate, zero latenza e operazioni a distanza: il 5G cambierà anche la sanità
La tecnologia 5G darà una svolta epocale al mondo della sanità. Se ne è parlato nell'incontro organizzato a Roma da Tim, a cui ha partecipato, insieme all'amministratore delegato Luigi Gubitosi, anche il cardiochirurgo Francesco Musumeci. «Ho già avuto esperienza con la robotica medica, ma con il 5G sarà possibile avere una risposta immediata, azzerare la latenza e poter così operare a distanza». A Gubitosi è stato chiesto se lui si sottoporrebbe mai a un intervento a distanza e lui, non prima di aver fatto, con ironia, gli scongiuri, ha risposto: «Quando saranno sicuri, sì», intendendo che in questa prima fase i vantaggi saranno legati più alla trasmissione di dati, ad esempio al trasferimento in tempo reale di referti ad alta risoluzione e molto pesanti a livello di byte.
La velocità del 5G è di 20 gigabyte al secondo, mentre quella del 4G è di massimo 2 giga al secondo. La possibilità di operare a distanza, come ha spiegato Musumeci, è legata ai tempi di latenza, che tra poco permetteranno di sincronizzare le mani del chirurgo con il robot dall'altro capo del mondo. Se la latenza del 4G era tra i dieci e i cinquanta millisecondi, quella del 5G è di massimo quattro. Per non parlare del fatto che quest'ultima permette di attivare da remoto strumentazioni prive di cavi, che occupano gli spazi, come succede nel settore manifatturiero, limitando i movimenti dei robot.
Risale all'inizio di quest'anno la notizia di un chirurgo in Cina che è riuscito a rimuovere il fegato di un animale da remoto con il 5G. La distanza tra il medico e la sala operatoria era di 50 chilometri, questo per dire quali porranno essere, da qui a qualche anno, i passi avanti nella sanità. Pochi mesi dopo è stato fatto il primo intervento, da un neurochirurgo di Pechino, con il paziente a tremila chilometri. Si è trattato di un intervento di trapianto per il morbo di Parkinson della durata di tre ore ed è una delle prove che ci troviamo all'alba della telemedicina, che, quando sarà a regime, avrà una ricaduta positiva sul benessere globale, permettendo interventi anche in territori altrimenti non raggiungibili dai chirurghi in poco tempo e comunque permettendo ai pazienti con emergenze di poter essere operati da luminari della medicina. Ci saranno anche, sul medio-lungo termine, ricadute positive sulla spesa sanitaria, permettendo di far circolare una grande mole di dati su cloud.
A livello di obiettivi fissati da Tim con l'avvento del 5G, non c'è solo la massima velocità di connessione e la massima capacità di traporto dati, ma anche il monitoraggio dell'intero sistema. Grande attenzione, ovviamente, verrà data alla formazione di chi si dovrà occupare di utilizzo delle tecnologie a tutti i livelli. Se per i comuni cittadini l'alfabetizzazione è importante, in campo medico il requisito minimo di accesso dovrà essere di molto superiore, essendoci in campo la salvaguardia delle vite umane e della salute. Tim si occupa anche di valutare nuove start-up legate al 5G e di tenere attivi lavoratori in una logica "open", così da apportare un cambio di passo non solo che risponda a logiche di profitto aziendale, ma anche di miglioramento sul piano culturale e sociale.
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L'annuncio di Tim. Dopo Torino e Roma, ieri è arrivato anche a Napoli ed entro la fine dell'anno sarà in altre 6 città, 30 destinazioni turistiche e 50 distretti industriali. «Una vera rivoluzione che migliorerà la qualità della vita quotidiana».Risposte immediate, zero latenza e operazioni a distanza: il 5G cambierà anche la sanità. Lo speciale comprende due articoli. Entro il 2021 il 5G arriverà a coprire 120 città italiane e il 22 per cento della popolazione. Lo ha spiegato ieri a Roma Carlo Nardello, chief strategy officer di Tim, che ha presentato le ultime novità in fatto di applicazioni della nuova tecnologia, di trasformazione digitale e di alfabetizzazione. Il 5G, già disponibile a Torino e nella Capitale, da ieri è sbarcato anche a Napoli ed entro quest'anno sarà in altre 6 città, 30 destinazioni turistiche e 50 distretti industriali con velocità di connessione fino a 2 giga al secondo. Non si tratta solo di un cambio generazionale, com'era avvenuto nel 1996 con il 2G, nel 2004 con il 3g, e nel 2012 con il 4G, «ma di una vera rivoluzione che aprirà la strada a servizi che miglioreranno la qualità della vita quotidiana dei cittadini e delle imprese di diversi settori», le parole di Lorenzo Forina, chief revenue officer. Ma cosa permette di fare esattamente? Dal punto di vista tecnico porterà a una trasformazione della rete fissa e mobile con prestazioni anche dieci volte superiori a quelle attuali: maggiore velocità di download (almeno 10 volte superiore al 4G), minor latenza (10 volte inferiore al 4G), che sarà molto utile nel capo della medicina e chirurgia; maggiore densità di dispositivi gestiti (fino a 10 volte), uso significativo dell'Internet of Things (Internet delle cose) per connettere simultaneamente fino a un milione di device e sensori per chilometro quadrato con altissima qualità e affidabilità. A proposito delle applicazioni, ieri sono stati presentati alcuni servizi già disponibili per il settore turistico e culturale, che è tra i primi a poter beneficiare della nuova tecnologia. Con speciali visori si possono effettuare visite immersive da remoto in virtual reality a musei e luoghi storici, con la possibilità di dialogare nello stesso ambiente virtuale con una vera guida turistica collegata da chilometri di distanza. Tim ha reso disponibili questi tour virtuali per Piazza Navona, le chiese rupestri di Matera, il Museo Pietro Micca e il Parlamento Subalpino di Torino. Poi c'è il tema del cloud gaming, con la possibilità di giocare in streaming, anche in mobilità. Già ora è possibile seguire un evento live di eSport, cambiando in tempo reale il punto di vista sullo schermo. Per il campo dell'industria, sono state avviate applicazioni nel campo della robotica e dell'automazione industriale. Con la connessione mobile è possibile comandare bracci robotici, si potranno gestire catene di produzione da tablet e laptop collocate in location differenti avendone il controllo sincronizzato. Inoltre, miliardi di sensori applicati a cose e persone genereranno un numero sempre crescente di dati, accompagnando l'evoluzione della società digitale per applicazioni in ambito di mobilità urbana, public safety, monitoraggio ambientale e altro. L'Italia è però un Paese ancora molto analfabeta dal punto di vista digitale e così Tim ha pensato non solo di occuparsi di connessione, ma anche della creazione di un nuovo sistema che comprenda eventi di sensibilizzazione dei cittadini, ma anche educazione alle nuove tecnologie, segmentata secondo i vari target. Perché il problema non è tanto la mancanza di connessione web, ma il fatto che in Italia c'è ancora una grossa fetta di persone che non sanno usarla e applicarla alla propria quotidianità. Saranno quindi organizzati corsi gratuiti, sia on line sia nelle diverse sedi della Academy, e in altri spazi presenti sul territorio, con l'obiettivo di accompagnare gli italiani all'utilizzo dei nuovi servizi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/entro-il-2021-la-tecnologia-5g-arrivera-a-coprire-120-citta-italiane-2639097184.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="risposte-immediate-zero-latenza-e-operazioni-a-distanza-il-5g-cambiera-anche-la-sanita" data-post-id="2639097184" data-published-at="1766792136" data-use-pagination="False"> Risposte immediate, zero latenza e operazioni a distanza: il 5G cambierà anche la sanità La tecnologia 5G darà una svolta epocale al mondo della sanità. Se ne è parlato nell'incontro organizzato a Roma da Tim, a cui ha partecipato, insieme all'amministratore delegato Luigi Gubitosi, anche il cardiochirurgo Francesco Musumeci. «Ho già avuto esperienza con la robotica medica, ma con il 5G sarà possibile avere una risposta immediata, azzerare la latenza e poter così operare a distanza». A Gubitosi è stato chiesto se lui si sottoporrebbe mai a un intervento a distanza e lui, non prima di aver fatto, con ironia, gli scongiuri, ha risposto: «Quando saranno sicuri, sì», intendendo che in questa prima fase i vantaggi saranno legati più alla trasmissione di dati, ad esempio al trasferimento in tempo reale di referti ad alta risoluzione e molto pesanti a livello di byte. La velocità del 5G è di 20 gigabyte al secondo, mentre quella del 4G è di massimo 2 giga al secondo. La possibilità di operare a distanza, come ha spiegato Musumeci, è legata ai tempi di latenza, che tra poco permetteranno di sincronizzare le mani del chirurgo con il robot dall'altro capo del mondo. Se la latenza del 4G era tra i dieci e i cinquanta millisecondi, quella del 5G è di massimo quattro. Per non parlare del fatto che quest'ultima permette di attivare da remoto strumentazioni prive di cavi, che occupano gli spazi, come succede nel settore manifatturiero, limitando i movimenti dei robot. Risale all'inizio di quest'anno la notizia di un chirurgo in Cina che è riuscito a rimuovere il fegato di un animale da remoto con il 5G. La distanza tra il medico e la sala operatoria era di 50 chilometri, questo per dire quali porranno essere, da qui a qualche anno, i passi avanti nella sanità. Pochi mesi dopo è stato fatto il primo intervento, da un neurochirurgo di Pechino, con il paziente a tremila chilometri. Si è trattato di un intervento di trapianto per il morbo di Parkinson della durata di tre ore ed è una delle prove che ci troviamo all'alba della telemedicina, che, quando sarà a regime, avrà una ricaduta positiva sul benessere globale, permettendo interventi anche in territori altrimenti non raggiungibili dai chirurghi in poco tempo e comunque permettendo ai pazienti con emergenze di poter essere operati da luminari della medicina. Ci saranno anche, sul medio-lungo termine, ricadute positive sulla spesa sanitaria, permettendo di far circolare una grande mole di dati su cloud. A livello di obiettivi fissati da Tim con l'avvento del 5G, non c'è solo la massima velocità di connessione e la massima capacità di traporto dati, ma anche il monitoraggio dell'intero sistema. Grande attenzione, ovviamente, verrà data alla formazione di chi si dovrà occupare di utilizzo delle tecnologie a tutti i livelli. Se per i comuni cittadini l'alfabetizzazione è importante, in campo medico il requisito minimo di accesso dovrà essere di molto superiore, essendoci in campo la salvaguardia delle vite umane e della salute. Tim si occupa anche di valutare nuove start-up legate al 5G e di tenere attivi lavoratori in una logica "open", così da apportare un cambio di passo non solo che risponda a logiche di profitto aziendale, ma anche di miglioramento sul piano culturale e sociale.
MR. BRAINWASH, Banksy thrower, opera unica su carta, 2022
Contrariamente a quanto si possa pensare, la street art, così straordinariamente attuale e rivoluzionaria, affonda le sue radici negli albori della storia: si può dire che parta dalle incisioni rupestri (i graffiti primitivi sono temi ricorrenti in molti street artist contemporanei) e millenni dopo, passando per le pitture murali medievali, i murales politici del dopoguerra e il « muralismo » messicano di Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, approdi nella New York ( o meglio, nel suo sottosuolo…) di fine anni ’60, dove tag, firme e strani simboli si moltiplicano sui treni e sui muri delle metropolitane, espressione di quella nuova forma d’arte che prende il nome di writing, quell’arte urbana che è la «parente più prossima » della street art, meno simbolica e più figurativa.
E quando si parla di street art, il primo nome che viene in mente è in assoluto quello di Banksy, la figura più enigmatica della scena artistica contemporanea, che ha fatto del mistero la sua cifra espressiva. Banksy è «l‘ artista che non c’è » ma che lascia ovunque il segno del suo passaggio, con una comunicazione che si muove con intelligenza tra arte e media: i suoi profili social sono il primo canale di diffusione e le sue opere, spesso realizzate con stencil (una maschera normografica su cui viene applicata una vernice, così da ottenere un'immagine sullo spazio retrostante), sono interventi rapidi nello spazio urbano, capaci di coniugare arte e messaggio politico. Quella di Bansky è un’arte clandestina, quasi abusiva, fulminea, che compare dal nulla un po’ovunque, in primis sui grandi scenari di guerra, dal muro che divide Israele e Palestina ai palazzi bombardati in Ucraina. Le sue immagini, dall’iconica Balloon Girl (la ragazzina con un palloncino rosso a forma di cuore) ai soldati che disegnano il segno della pace, dai bambini con maschere antigas, alle ragazzine che abbracciano armi da guerra, sono ironiche e dissacranti, a volte disturbanti, ma lanciano sempre messaggi politici e chiare invettive contro i potenti del mondo.
Ed è proprio il misterioso artista (forse) di Bristol il fulcro della mostra a Conegliano, curata da Daniel Buso e organizzata da ARTIKA in collaborazione con Deodato Arte e la suggestiva cittadina veneta.
La Mostra, Keith Haring e Obey
Ricca di 80 opere, con focus sulla figura di Bansky ( particolarmente significativa la sua Kids on Guns, un'opera del 2013 che rappresenta due bambini stilizzati in cima a una montagna di armi, simbolo della lotta contro la violenza), la mostra si articola attorno a quattro grandi temi - ribellione, pacifismo, consumismo e critica al sistema – ed ospita, oltre all’enigmatico artista britannico, altri due guru della street art: Keith Haring e Shepard Fairey, in arte Obey.
Convinto che «l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi: l’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare» Haring (morto prematuramente nel 1990, a soli 32 anni, stroncato dall’AIDS) ha creato un nuovo linguaggio comunicativo caratterizzato da tematiche legate alla politica e alla società, facendo degli omini stilizzati e del segno grafico nero i suoi tratti distintivi; Fairey, in arte Obey, attualmente uno degli street artist più importanti ( e discussi) al mondo, si è fin da subito reso conto di come la società in cui è nato e cresciuto lo abbia condotto all’obbedienza senza che lui se ne rendesse conto: da qui la scelta di chiamarsi Obey , che significa obbedire.
Bansky, Haring , Obey, praticamente la storia della street art racchiusa in una mostra che non è solo un'esposizione di opere d'arte, ma anche un'occasione per riflettere sulle contraddizioni di questo oramai popolarissimo movimento artistico e sul suo ruolo nella società contemporanea. Alla domanda se un’arte nata per contestare il sistema possa oggi essere esposta nei musei, venduta all’asta e diventare oggetto di mercato, non vengono offerte risposte, ma contributi per stimolare una riflessione personale in ogni visitatore. Perché, in fondo, anche questa è la forza della Street Art: porre questioni più che dare certezze...
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Da sx in alto: americani della 92ª Divisione, alpini della Divisione «Monterosa», paracadutisti tedeschi e la frazione di Sommocolonia oggi. Garfagnana, 26 dicembre 1944
La battaglia della Garfagnana, nota come Operazione «Wintergewitter» (tempesta invernale) fu l’ultima controffensiva delle forze dell’Asse sul fronte italiano. Iniziò la notte tra Natale e Santo Stefano del 1944 per terminare tre giorni più tardi. L’obiettivo, pur presentando scarse se non nulle possibilità di raggiungerlo, era quello di arrestare l’avanzata alleata lungo il fronte della linea Gotica allora in stallo per l’inverno rallentando l’avanzata degli angloamericani che puntavano verso Bologna e la Pianura Padana. Il teatro delle operazioni fu la valle del Serchio nella Garfagnana, in provincia di Lucca, dove gli americani del 92° Infantry Regiment, i famosi «Buffalo Soldiers» a maggioranza afroamericana, si erano acquartierati nei giorni precedenti al Natale, ritenendo le ostilità in pausa. L’effetto sorpresa era proprio il punto cardine dell’operazione pianificata dal comando tedesco guidato dal generale Otto Fretter-Pico. Le forze dell’Asse consistevano sostanzialmente di reparti da montagna, i «Gebirgsjaeger» tedeschi e gli alpini italiani della Divisione «Monterosa», uno dei primi reparti addestrati in Germania dopo la nascita della Repubblica Sociale. L’attacco fu fissato per la mezzanotte, tra il 25 e il 26 dicembre e procedette speditamente. I reparti speciali tedeschi e gli alpini iniziarono una manovra di accerchiamento da Montebono per Bobbio, Tiglio e Pian di Coreglia, mentre un reparto leggero prendeva in poche ore Sommocolonia. Contemporaneamente tutti i reparti si muovono, compreso un nucleo del Battaglione «San Marco», che in poco tempo occupava Molazzana. Entro la sera di Santo Stefano la linea dei Buffalo Soldiers era sfondata, mentre i reparti americani arretravano in massa. I prigionieri erano circa 250, mentre numerose armi e munizioni venivano requisite. Anche vettovaglie e generi di conforto cadevano nelle mani degli attaccanti.
Gli americani praticamente non reagirono, ma si spostarono in massa verso la linea difensiva di Bagni di Lucca. Per un breve tempo sembrò (soprattutto agli italiani, mentre i tedeschi sembravano paghi della riuscita sorpresa) che il fronte potesse cedere fino in Versilia e verso Livorno. L’ordine di Fretter-Pico di arrestare l’avanzata fu una doccia fredda. Le ragioni dell'arresto risiedevano principalmente nella difficoltà di mantenere le posizioni, la scarsità ormai cronica di uomini e munizioni (c’era solo l’artiglieria, nessun carro armato e soprattutto nessun supporto dall’Aviazione, praticamente sparita dai cieli del Nord Italia). Gli americani invece avevano il dominio assoluto del cielo, con i cacciabombardieri che potevano decollare dai vicini aeroporti della Toscana occupata, come quelli di Grosseto e Rosignano. Tra il 27 e il 30 dicembre 1944 i P-47 Thunderbolt dell’Usaf bombardarono a tappeto, mietendo vittime soprattutto tra la popolazione civile. La linea difensiva dell’Asse ritornò nei giorni successivi alle posizioni di partenza, mentre il fronte si assestava fino all’inizio del febbraio 1945 quando gli alleati lanciarono l’operazione «Fourth Term», che portò in pochi giorni alla conquista della Garfagnana. Durante l’operazione «Wintergewitter» lo scontro più violento si verificò nell’abitato di Sommocolonia dove la guarnigione americana perse quasi tutti gli uomini, compreso il proprio comandante tenente John R. Fox che, vistosi ormai circondato dai tedeschi, chiese all’artiglieria della 92ª di sparare sull’abitato nel tentativo disperato di rallentare l’attacco a sorpresa. Morì sotto le macerie della sua postazione e solamente nel 1997 fu insignito della medaglia d’onore.
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Lee Raybon avrebbe ambizioni da detective. Non da investigatore tout court. Piuttosto, vorrebbe essere un reporter, di quelli capaci - forti solo delle proprie risorse - di portare a termine indagini e inchieste, di dar forma alle notizie prima ancora che queste vengano diffuse dalle autorità competenti.
L'ambizione, tuttavia, è rimasta tale, nel corso di un'esistenza che ha costretto Raybon a ripiegare su altro per il mero sostentamento. Si è reinventato libraio, Lee Raybon, gestendo di giorno un negozio di libri rari. La notte, però, ha continuato a seguire il cuore, dando spazio alle sue indagini scalcagnate. Qualcuna è riuscito a trasformarla in articolo di giornale, venendola alle pagine di cronaca locale di Tulsa, città che ospita il racconto. E sono i pezzi ritagliati, insieme ai libri ormai giallognoli, ad affollare l'apportamento di Raybon, che la moglie ha mollato su due piedi, quando ben ha realizzato che non ci sarebbe stato spazio per altro nella vita di quell'uomo. Raybon, dunque, è rimasto solo. Non solo come il crime, per lo più, ha raccontato i suoi detective. Non è, cioè, una solitudine disperata, quella di Raybon. Non c'è tristezza né emarginazione. C'è passione, invece: quella per un mestiere cui anche la figlia dell'uomo sembra guardare con grande interesse.
Francis, benché quattordicenne, ha sviluppato per il secondo mestiere del padre una curiosità quasi morbosa, in nome della quale ha cominciato a seguirlo in ogni dove, partecipando lei pure alle indagini. Cosa, questa, che si ostina a fare anche quando la situazione diventa insolitamente complicata. Lee Raybon ha messo nel mirino i Washberg, una tra le famiglie più potenti di Tulsa. Ma uno di loro, Dale, si è tolto la vita, quando l'articolo di Raybon sulle faccende losche della dinastia è stato pubblicato su carta. Perché, però? Quali segreti nascondo i Washberg? Le domande muovono la nuova indagine di Raybon, la sostanziano. E, attorno alla ricerca di risposte, si dipana The Lowdon, riuscendo a bilanciare l'irrequietezza del suo protagonista, il suo cinismo, con il racconto di una dinamica familiare di solito estranea al genere crime.
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