2021-12-31
L’ennesima stretta non ferma il virus ma dà a chi comanda un capro espiatorio
Il Sars-Cov-2 dilaga tra gli inoculati e la card non lo può arginare. Però, a politici e virostar fa comodo additare l’«untore» no vax.A chi non è vaccinato può essere impedito di prendere i mezzi pubblici e di entrare in alberghi, bar e ristoranti. Ai renitenti all’iniezione si può complicare la vita rendendo impossibili o costosi i tamponi necessari a poter accedere ai luoghi di lavoro. E chi non si rassegna a offrire il braccio alla patria può anche essere privato del diritto - costituzionale - a essere curato, come già paventano alcuni, sostenendo che le persone non immunizzate rubano posti letto a coloro che hanno scelto di farsi inoculare e mettono a repentaglio la vita dei vaccinati. Infine, agli irriducibili anti puntura si può anche augurare la morte, oppure, come nel caso dell’ex carrozziere di Mantova, gioire del suo decesso, rallegrandosi per la scomparsa di un cretino.Sì, politici, virologi, giornalisti e odiatori di professione possono continuare a ritenere chi non si sia vaccinato il principale responsabile dell’aumento dei contagi e dunque possono sperare nella sua estinzione e nella scomparsa dalla faccia della terra o, in second’ordine, negli arresti domiciliari comminati a chiunque non sia provvisto almeno di una seconda dose. Tutto ciò però non impedirà al virus di continuare a circolare perché, nonostante i no vax siano stati eletti a capro espiatorio di tutti gli errori commessi dal governo, la pandemia non si ferma con il green pass. Non serve continuare a spiegare che siamo circondati da persone con doppia e tripla dose che si sono infettate e hanno a loro volta infettato altri vaccinati, senza che nel loro circolo familiare ci fosse anche una sola persona che avesse rifiutato l’iniezione. Non serve documentare ciò che sta accadendo nonostante la campagna vaccinale abbia coinvolto quasi il 90% degli italiani con più di 12 anni. Per capire l’inutilità di prendersela con i no vax e comprendere che la questione è più complessa di quella che si vuole far credere, è sufficiente guardare ciò che è accaduto in Irlanda, Danimarca e Portogallo. Questi sono tre dei Paesi che hanno vaccinato il maggior numero di persone, rasentando in qualche caso il 100% della popolazione. Fino a prima di dicembre erano portati a esempio, perché in base al tasso di immunizzati avevano raggiunto la famosa immunità di gregge. Ma poi, dopo poche settimane, i contagi sono tornati ad aumentare. A Dublino pensavano di essere fuori dalla pandemia, invece proprio nelle città con il maggior numero di vaccinati si è registrato un boom di positivi. A Copenaghen, altra città virtuosa, sono ritornati al lockdown, con chiusure e restrizioni, perché nonostante l’alta percentuale di vaccinati il virus ha ripreso forza. A Lisbona la situazione è addirittura fuori controllo, con quasi 27.000 positivi in un solo giorno, in un Paese che ha un sesto degli abitanti dell’Italia e una popolazione vaccinata che sfiora il 90%.Non va meglio in Israele, nonostante le terze e le quarte dosi. Al punto che Hagai Levine, presidente dell’Associazione pubblica dei medici, ha alzato le mani in segno di resa: «Ogni tentativo di fermare il Covid è inutile. La quinta ondata finirà quando ci saranno molti infettati. Dobbiamo proteggere i più fragili il più possibile. Il Covid diventerà endemico grazie all’immunità naturale». In pratica, si tratta di una resa, che fa comprendere come prendersela con i non vaccinati, istituire il green pass e anche il super green pass e altre misure restrittive, non servirà a niente. Gerusalemme era considerato un laboratorio, perché aveva vaccinato tutti o quasi prima degli altri. E perché aveva sperimentato prima del resto del mondo la terza dose e anche il vaccino ai bambini, arrivando a paventare una quarta iniezione. Questo è il risultato. Illudere gli italiani che basti avere il green pass per potersi sentire fra persone che non sono contagiate e non si contagiano non è una bugia, è pericoloso, in quanto induce a comportamenti a rischio, di chi si ritiene sicuro, al riparo dal Covid, ma in realtà può diventare non solo un malato, ma anche un untore.
Ecco #DimmiLaVerità del 18 novembre 2025. Il nostro Maurizio Caverzan commenta la morte delle gemelle Kessler e ci riporta ai tempi della tv di quegli anni.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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