È la prima fonte di energia elettrica in Europa: le rinnovabili non bastano. E aiuterà a ridurre lo smodato uso di gas.
È la prima fonte di energia elettrica in Europa: le rinnovabili non bastano. E aiuterà a ridurre lo smodato uso di gas.Per qualche misteriosa ragione, deve esistere nel mondo, in ogni momento, un genio. Per dire: nel 1642 moriva Galileo Galilei, lo stesso anno nasceva Isaac Newton; nel 1879 moriva James Maxwell, lo stesso anno nasceva Albert Einstein. Probabilmente lo stesso vale, quasi come fosse una regola della teoria dei frattali, se ci si limita a regioni spaziali più ristrette: un Paese, una città e, forse, il vostro condominio. In l'Italia, per esempio, morti i Verdi sono nati i 5 stelle. I Verdi vi morirono una volta nel 2001, estromessi da entrambe le Camere, compresa quella europea; poi, nel 2006 ebbero un ultimo insperato conato, ma furono definitivamente estromessi nel 2008. L'anno dopo nasceva il Movimento 5 stelle: come nella staffetta Galilei-Newton o Maxwell-Einstein, i geni del Paese hanno sempre chi li rappresenta. La cosa ci consola assai, non fosse altro perché ci consente di sederci comodi, goderci lo spettacolo e abbeverarci, insaziabili, alla di loro irrefrenabile profusione di idee brillanti. Vi rammentate Alfonso Pecoraro Scanio, quello che «l'elettricità sarà gratis perché gratis è l'energia dal sole»? Lo davate per morto? Macché, oggi abbiamo Giuseppe Conte. L'avvocatuccio ha dichiarato il suo «no» al nucleare per due ragioni: primo, perché non è questa la scelta dell'Ue; e, secondo, perché costa troppo. E ha anche suggerito a Matteo Salvini (che chiede di ridiscutere la questione nucleare) di andare a quel Paese. Ove quel Paese è la Francia, la cui energia elettrica viene per il 70% dal nucleare.Ora, gentile avvocato Conte, perché parla a vanvera? Ci prova gusto, o cosa? La prima fonte d'energia elettrica in Unione europea è proprio il nucleare (26%)! E, per la cronaca, al secondo e terzo posto ci sono gas e carbone. Quanto al prezzo del chilowattora elettrico esso è di 17 centesimi in Francia, 23 centesimi in Italia (oltre il 30% più che in Francia) ed è di oltre il 70% in più (29 centesimi) in Germania, il Paese che più di tutti al mondo ha impegnato denaro pubblico su fotovoltaico ed eolico. E, a scanso di equivoci, deve sapere che è vero che la Germania ha fatto crescere negli ultimi 30 anni il contributo di eolico e fotovoltaico in cambio del primato mondiale del prezzo del chilowattora elettrico, ma ha dovuto triplicare dal 5% a oltre il 15% il contributo del gas naturale alla produzione elettrica tedesca. E se nel mondo sole e vento contribuiscono al 9% della produzione elettrica, in Ue, a dispetto di tantalici sforzi e faraoniche sovvenzioni pubbliche, vi contribuiscono per il 17%. Come mai?Perché vede, avvocato mio, la questione è tecnica. E finché codesto tecnicismo non è ben compreso, continueremo a impantanarci nella ricerca dell'eldorado. Il fatto è che il picco di massimo assorbimento elettrico è, in ogni Paese, intorno alle 7 della sera, quando il sole non brilla e il vento non è detto che soffi come i produttori d'elettricità desiderano. Per soddisfare quel picco, tutti - ripeto tutti - gli impianti convenzionali (cioè nucleari, a combustibili fossili o idroelettrici) devono esserci, sennò è blackout. Entrerà mai nella sua testolina questo banale concetto? Non mi tiri fuori la storia dell'accumulo: ai fini della produzione elettrica, noi non sappiamo come accumulare energia elettrica. Sennò gli Eurostar non sarebbero allacciati alla rete e le auto elettriche non sarebbero solo la favola che ascoltiamo in pubblicità. Le pare?Queste cose le scrivevo già 20 anni fa, peraltro sotto la direzione dello stesso direttore che mi ospita oggi. Poi, circa 15 anni fa, le raccolsi in un libricino, L'illusione dell'Energia dal Sole (presentato da Silvio Berlusconi) di cui è uscita una seconda edizione che, sotto le insistenti pressioni dell'editore, ho curato contro voglia per la frustrazione che viene dalla consapevolezza di parlare al vento. Dopo 20 anni, tutti ricominciano a porsi amletici dubbi: nucleare sì o no? Rinnovabili si o no? Qual è il mix ideale per il nostro Paese? La risposta è che non c'è un mix ideale per il nostro Paese, ma c'è un solo mix ideale valido per tutti. E cioè: 1 potenziare al massimo l'idroelettrico;2 coprire la richiesta di base con il nucleare;3 coprire la richiesta di norma superiore alla base con il carbone4 utilizzare il gas solo per la domanda di picco. Certo, uno o due Paesi fortunatissimi si fermano al primo punto: la Norvegia, per esempio, produce quasi il 100% della propria elettricità con l'idroelettrico. Ma, a parte questi casi più unici che rari, il resto del mondo ha usato carbone e nucleare. Fino all'arrivo dei Verdi che, inibendo il nucleare, han fatto potenziare... il promesso «Sole che ride»? Manco per sogno, han fatto incrementare smodatamente il gas naturale, la vera anomalia nella produzione elettrica mondiale: il gas andrebbe riservato all'autotrazione. Tra l'altro, avvocato mio, immagino sappia che il gas produce CO2.
Lirio Abbata (Ansa)
La Cassazione smentisce i rapporti Cav-Mafia? «Repubblica»: «La sentenza non c’è».
(Stellantis)
Nel 2026 il marchio tornerà a competere nella massima categoria rally, dopo oltre 30 anni di assenza, con la Ypsilon Rally2 HF. La storia dei trionfi del passato dalla Fulvia Coupé alla Stratos alla Delta.
L'articolo contiene un video e una gallery fotografica.
Lo ha annunciato uno dei protagonisti degli anni d'oro della casa di Chivasso, Miki Biasion, assieme al ceo Luca Napolitano e al direttore sportivo Eugenio Franzetti: la Lancia, assente dal 1992 dalla massima categoria rallystica, tornerà protagonista nel campionato Wrc con la Ypsilon Rally2 HF. La gara d'esordio sarà il mitico rally di Monte Carlo, in programma dal 22 al 26 gennaio 2026.
Lancia è stata per oltre quarant’anni sinonimo di vittoria nei mondiali di Rally. Un dominio quasi senza rivali, partito all’inizio degli anni Cinquanta e terminato con il ritiro dalle competizioni all’inizio degli anni Novanta.
Nel primo dopoguerra, la casa di Chivasso era presente praticamente in tutte le competizioni nelle diverse specialità: Formula 1, Targa Florio, Mille Miglia e Carrera. All’inizio degli anni ’50 la Lancia cominciò l’avventura nel circo dei Rally con l’Aurelia B20, che nel 1954 vinse il rally dell’Acropoli con il pilota francese Louis Chiron, successo replicato quattro anni più tardi a Monte Carlo, dove al volante dell’Aurelia trionfò l’ex pilota di formula 1 Gigi Villoresi.
I successi portarono alla costituzione della squadra corse dedicata ai rally, fondata da Cesare Fiorio nel 1960 e caratterizzata dalla sigla HF (High Fidelity, dove «Fidelity» stava alla fedeltà al marchio), il cui logo era un elefantino stilizzato. Alla fine degli anni ’60 iniziarono i grandi successi con la Fulvia Coupè HF guidata da Sandro Munari, che nel 1967 ottenne la prima vittoria al Tour de Corse. Nato ufficialmente nel 1970, il Mondiale rally vide da subito la Lancia come una delle marche protagoniste. Il trionfo arrivò sempre con la Fulvia 1.6 Coupé HF grazie al trio Munari-Lampinen-Ballestrieri nel Mondiale 1972.
L’anno successivo fu presentata la Lancia Stratos, pensata specificamente per i rallye, la prima non derivata da vetture di serie con la Lancia entrata nel gruppo Fiat, sotto il cui cofano posteriore ruggiva un motore 6 cilindri derivato da quello della Ferrari Dino. Dopo un esordio difficile, la nuova Lancia esplose, tanto da essere definita la «bestia da battere» dagli avversari. Vinse tre mondiali di fila nel 1974, 1975 e 1976 con Munari ancora protagonista assieme ai navigatori Mannucci e Maiga.
A cavallo tra i due decenni ’70 e ’80 la dirigenza sportiva Fiat decise per un momentaneo disimpegno di Lancia nei Rally, la cui vettura di punta del gruppo era all’epoca la 131 Abarth Rally.
Nel 1982 fu la volta di una vettura nuova con il marchio dell’elefantino, la 037, con la quale Lancia tornò a trionfare dopo il ritiro della casa madre Fiat dalle corse. Con Walter Röhrl e Markku Alèn la 037 vinse il Mondiale marche del 1983 contro le più potenti Audi Quattro a trazione integrale.
Ma la Lancia che in assoluto vinse di più fu la Delta, che esordì nel 1985 nella versione speciale S4 sovralimentata (S) a trazione integrale (4) pilotata dalle coppie Toivonen-Wilson e Alen-Kivimaki. Proprio durante quella stagione, la S4 fu protagonista di un drammatico incidente dove morì Henri Toivonen assieme al navigatore Sergio Cresto durante il Tour de Corse. Per una questione di giustizia sportiva il titolo piloti fu tolto alla Lancia alla fine della stagione a favore di Peugeot, che era stata accusata di aver modificato irregolarmente le sue 205 Gti.
L’anno successivo esordì la Delta HF 4WD, che non ebbe rivali con le nuove regole del gruppo A: fu un dominio assoluto anche per gli anni successivi, dove la Delta, poi diventata HF Integrale, conquistò 6 mondiali di fila dal 1987 al 1992 con Juha Kankkunen e Miki Biasion. Lancia si ritirò ufficialmente dal mondo dei rally nel 1991 L’ultimo mondiale fu vinto l’anno successivo dal Jolly Club, una scuderia privata appoggiata dalla casa di Chivasso.
Continua a leggereRiduci













