2022-06-13
Energia e guerra: Draghi in Israele
Inizia oggi il viaggio del premier in Medio Oriente. Kiev apre due corridoi via terra per esportare il grano. Gli Usa: «Mosca controllerà il Lugansk in poche settimane».Ci sono l’Ucraina e il gas tra i temi che Mario Draghi affronterà oggi e domani a Gerusalemme. Nella prima visita del premier in Medio Oriente, si parlerà di rafforzamento delle relazioni bilaterali, della situazione in Ucraina e della necessità di scongiurare la crisi alimentare e quella energetica, come anche del processo di pace israelo palestinese e della lotta all’antisemitismo. Un programma ricco per un appuntamento che giunge ben sette anni dopo l’ultimo viaggio di un presidente del Consiglio italiano in Israele. Nel 2015, infatti, fu Matteo Renzi a visitare le istituzioni israeliane. La missione a Gerusalemme precede altri impegni internazionali delle prossime settimane, tra cui i summit G7 e Nato e la visita ad Ankara. Sul tavolo, Italia e Israele porranno il tema della sicurezza energetica, messa in discussione dagli sviluppi della guerra e dalle sanzioni nei confronti del Cremlino. In particolare, Roma nutre grande interesse per le strategie di diversificazione delle fonti di approvvigionamento: l’attenzione è puntata sul gas naturale, di cui Israele dispone in quantità ingente. Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che sono in via di conclusione gli studi di fattibilità finanziati dall’Unione europea per il progetto del gasdotto Eastmed. Una risorsa che nessuno vuole farsi scappare, tanto che nei prossimi giorni il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sarà in Israele. In materia di gas, poi, Italia e Israele sono membri fondatori dell’East mediterranean gas forum, nel quale continuano a collaborare per l’utilizzo comune delle risorse del Mediterraneo orientale e per lo sviluppo di energie rinnovabili - come l’idrogeno - e la loro commercializzazione. Insomma, il focus sarà quello della prevenzione della crisi energetica e di quella alimentare. Su quest’ultimo punto, un tentativo di correre ai ripari è stato messo in atto dall’Ucraina, che ha creato due corridoi terrestri attraverso Polonia e Romania per esportare grano. Il viceministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Senik, ha ribadito che la sicurezza alimentare globale è a rischio perché l’invasione russa ha fermato le esportazioni di grano dal Mar Nero ma ha anche rassicurato circa una trattativa in atto con gli Stati baltici per aggiungere un terzo corridoio per le esportazioni alimentari. Sul campo l’Ucraina è sempre più in difficoltà nel Donbass. Perfino la Difesa americana ha ammesso che, probabilmente, «la Russia potrebbe acquisire il controllo dell’intera regione del Lugansk nel giro di poche settimane». Le forze russe puntano, oramai, all’isolamento di Severodonestk, al fine di conquistare la città che costituisce l’ultimo baluardo ucraino nel Lugansk. Le forze di Mosca, proprio in quest’ottica, hanno già distrutto due dei tre ponti che portano a Severodonetsk, come annunciato dal capo dell’amministrazione militare regionale del Lugansk, Sergiy Gaidai. «I prossimi due o tre giorni saranno significativi e non escludiamo attacchi in altre direzioni, come la rotta Lysychansk-Bakhmut», ha aggiunto Gaidai. Anche la Difesa britannica ha inquadrato la situazione. «La Russia sta sfruttando la sua superiorità per numero di forze e artiglieria per conquistare gradualmente territorio all’interno e intorno a Severodonetsk»: è quanto si legge nell’ultima analisi britannica sull’andamento del conflitto, in cui si aggiunge che la Russia si sta preparando a schierare in Donbass un terzo battaglione di unità di combattimento. Le forze russe e alleate separatiste escludono invece di voler assaltare l’impianto chimico Azot, dove sarebbe scoppiato un incendio. «La fabbrica è assediata. Le truppe ucraine che rimarranno lì saranno costrette ad arrendersi», dicono.
Jose Mourinho (Getty Images)