2024-02-20
Emiliano fa cose turche per tenere le mani cinesi sui porti
La scelta di Alessandro Becce come ad di una controllata della turca Yilport può aprire spazi al Dragone nel business della cantieristica navale in Puglia.Mentre tutti i riflettori sono puntati sul destino dell’Ilva, il presidente pugliese Michele Emiliano sta provando a riportare il porto di Taranto sulla Via della seta e a rafforzare le mani cinesi sul terminal strategico. Secondo quanto risulta a La Verità, l’obiettivo sarebbe quello di aprire le porte del Dragone al business della cantieristica navale sfruttando le pieghe del nuovo decreto Energia appena varato. Il segnale dell’avvio di questa nuova operazione avviata da Emiliano, e appoggiata dai dem locali, sarebbe la nomina avvenuta all’inizio di febbraio di Alessandro Becce, chiamato al timone di San Cataldo container terminal, la società terminalistica del gruppo turco Yilport concessionaria del molo polisettoriale tarantino. Lo sbarco in Puglia come amministratore delegato è avvenuto a poche settimane di distanza dall’uscita dal gruppo F2i dove era a capo della holding portuale fino allo scorso dicembre. Il suo è un lungo curriculum: dall’aprile 2023 è vicepresidente di Assiterminal, presidente della Venezia port community da luglio 2022, presidente della sezione attività portuali di Confindustria da luglio 2020 a febbraio 2024. Ha avuto incarichi apicali anche nel gruppo Psa (controllato dal fondo di Singapore, Temasek, che ha il 22% del suo portafoglio investito in Cina) e dal 2000 al 2004 è stato presidente dell’Autorità portuale di Savona-Vado. Proprio dove, alla fine del 2019, è stata aperta Vado gateway, la piattaforma container che vede alleati i cinesi di Cosco e Qingdao con Maersk. Alessandro Becce è inoltre il cugino di Luca Becce, presidente di Assiterminal (di cui, ricordiamo, Alessandro è uno dei tre vice) che ha contestato la riforma della governance del sistema portuale italiano annunciata dal governo, che è anche il responsabile delle risorse umane di Psa in Italia e che nel 2021 era pure entrato nella segreteria del Pd savonese per sponsorizzare la candidatura a sindaco di Marco Russo. Attenzione agli intrecci: a fine 2022 era partito il nuovo collegamento ferroviario diretto tra Bari e Psa Genova Prà, uno dei maggiori terminal container del porto di Genova su cui hanno investito di recente anche i francesi di Axa, attraverso Gts (quest’ultima è una società barese che opera nel trasporto ferroviario delle merci ed è di proprietà della famiglia Muciaccia che compare tra i finanziatori, con 4.000 euro, dell’associazione Piazze d’Italia che ha supportato il centrosinistra e la rielezione di Emiliano). connessioniGts ha anche rilanciato lo scalo merci di Surbo, in provincia di Lecce, grazie a un finanziamento di 10 milioni dalla Regione Puglia e qualche anno fa ha siglato anche un accordo con il gruppo di trasporti marittimi Cosulich, agente in Italia della cinese Cosco. Alla luce di queste connessioni, Psa punterà a mettere le mani sul terminal di Yilport attraverso le forti relazioni dei cugini Becce - entrambi considerati vicini al Pd - e poi far avanzare i cinesi? La domanda non sembra peregrina. Del resto, fino a poco tempo fa (dall’aprile 2020 a gennaio 2023), c’era un altro dirigente, considerato vicino al governatore Emiliano, entrato in Yilport come sales manager: Francesco Tota, che però ora è a processo per una vicenda che lo vedrebbe coinvolto quando era segretario del sindaco (Pd) di Altamura, Giacinto Forte, con l’accusa di concorso in corruzione. Dettaglio curioso: sul suo profilo Linkedin, alla voce «education», si legge che Tota nel 2018 ha ottenuto la certificazione linguistica di cinese all’istituto Confucio di Bologna. Mentre Tota era ancora operativo in Yilport, ovvero nell’aprile 2022, era stato inaugurato a Taranto il primo parco eolico marino del Mediterraneo chiamato Beleolico e realizzato da Renexia, società del gruppo Toto attiva nelle rinnovabili. All’inaugurazione dell’impianto avevano partecipato, oltre a Emiliano, le delegazioni diplomatiche di Paesi che rappresentano importanti partner industriali a livello internazionale. Compreso l’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, perché i rotori delle torri di Beleolico sono stati forniti da Ming Yang wind power, il più grande produttore cinese di pale eoliche.il decreto energiaSullo sfondo di tutti questi intrecci, va inoltre ricordato che oggi il porto di Taranto è gestito dall’Autorità presieduta da Sergio Prete (che tra l’altro compare, unico italiano, tra gli esperti dello Shanghai international shipping institute e il cui incarico scade quest’anno), mentre i porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli e Termoli sono gestiti dall’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale presieduta da Ugo Patroni Griffi (nominato nel 2017 dall’allora ministro Graziano Delrio e confermato dal primo governo Conte). Anche lui considerato tra i «fan» della Via della seta.Un assist alle manovre sino-pugliesi su Taranto può intanto arrivare dall’ultimo decreto Energia da poco varato dal governo a dicembre. All’articolo 8 si legge infatti che «il ministero dell’Ambiente punterà all’acquisizione di manifestazioni di interesse per la individuazione», in almeno due porti del Mezzogiorno, di aree demaniali marittime «da destinare alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare». Dal decreto sembra dunque che il driver di sviluppo sia la cantieristica navale, non lo shipping. Su cui Emiliano pareva invece scommettere dando molta enfasi mediatica all’arrivo del colosso delle crociere Msc di Gianluigi Aponte che ha chiesto in concessione per 25 anni il nuovo terminal crociere di Bari e il terminal da realizzare a Brindisi, mettendo sul tavolo investimenti per 4,5 milioni a fronte dell’affidamento di tutti i servizi relativi alla gestione del traffico passeggeri oggi gestiti a Bari dalla cooperativa Gsa. Ma considerando che Msc non fa cantieristica, chi si occuperà di gestire questo business? Finirà in mani asiatiche? Del resto, nella prima intervista dalla nomina ad ad di Yilport, Alessandro Becce si è dichiarato convinto che ci sia spazio sul mercato per Taranto come hub perché Malta è piena e Gioia Tauro è «colorata» (di giallo, il colore dei container di Msc che controlla il Medcenter container terminal). Non solo. Grazie all’approvazione di un emendamento all’articolo 8 del decreto Energia presentato da due deputati di Forza Italia, i porti di Brindisi e Taranto potranno partecipare congiuntamente al bando del ministero dell’Ambiente per la produzione di impianti eolici offshore. Un altro settore assai caro a Emiliano, che vorrebbe far diventare un hub la sua Bari magari coinvolgendo anche Msc. Manovre, quelle del presidente della Regione Puglia, che sono portate avanti proprio mentre Fincantieri sta guardando a Taranto per nuovi investimenti nel settore dell’eolico offshore. Il colosso della cantieristica navale, controllato da Cdp equity, potrebbe infatti sbarcare da quelle parti con un polo per la costruzione di cassoni galleggianti destinati a sostenere le turbine eoliche in mare aperto. E insieme a quelle una domanda di energia rinnovabile in continua crescita. Bisogna ricordare che il 5 novembre del 2022 Falck renewables e Bluefloat energy hanno definito un’intesa proprio con i turchi di Yilport per l’utilizzo a titolo esclusivo di un’area del terminal del porto di Taranto per portare avanti le attività legate alle fasi di costruzione e di operatività dei progetti di eolico marino galleggiante che le due società energetiche stanno sviluppando in partnership paritetica. E il primo settembre, è partito anche il Floating offshore wind community, progetto creato da The European house - Ambrosetti in collaborazione con Bluefloat energy, Fincantieri, Acciaierie d’Italia e Renantis (che un anno fa ha stretto un accordo sull’utilizzo logistico delle aree del terminal container di Yilport) per costruire una strategia comune sull’eolico offshore galleggiante. Resta quindi da capire a che gioco sta giocando la turca Yilport. Sta subendo passivamente decisioni, e poltrone, decise da altri o le condivide? Altra domanda, ma stavolta per il governo Meloni appena uscito dalla Via della seta: lascerà il tandem Becce-Prete a spartirsi il porto con i cinesi facendo arrabbiare anche gli americani?
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)