2023-01-23
Emanuela Folliero: «A chi mi toccava il sedere io rispondevo con i calci»
La conduttrice: «La donna è un oggetto solo se vuole esserlo. Fui scelta per partecipare a Miss Italia, però preferii una vacanza. A Milano non vivo sicura, confido nella Meloni».A scuola di dizione le davano pugni nello stomaco per imparare a usare il diaframma. Alla pronuncia giusta non deroga quasi mai, neppure in casa, se non per la parola «bene» che andrebbe detta con la prima «e» aperta, «ma proprio non ci riesco». La voce è una caratteristica di Emanuela Folliero. La fisicità un’altra. Quella però, racconta, «prima di tirarla fuori ho dovuto compiere 30 anni, perché sono molto timida».Timida lei? Anche dopo 4.000 annunci e tante trasmissioni televisive?«Quanti siano per davvero non li ho mai contati, sa, ma dicono siano così tanti. Di certo c’è che pure con raffreddore e febbre non sono mai mancata in studio. Sono timida, sì: se per esempio devo entrare in un negozio che ha le porte chiuse e poca gente dentro mi viene un po’ d’ansia. Vorrei quasi essere ignorata. Sono sempre stata troppo rispettosa e poco sfacciata».Eppure lo spettacolo lo ha sognato fin da giovanissima.«Lavoravo come fotomodella. Poi mi presero come attrice per la serie “Licia dolce Licia”, con Cristina d’Avena. E poi in un programma su Rai2 con Jocelyn Hattab e Rosalinda Celentano. Approdai quindi a Telenova».Iniziavano gli anni Novanta, lei aveva 27 anni.«Ricordo che, anche se per altre cause, il programma in cui lavoravo chiuse poco dopo l’arresto di Mario Chiesa, un giorno che doveva essere ospite da noi. Era iniziata Tangentopoli e fu il mio primo avvicinamento alla realtà, all’attualità. Fino ad allora me ne ero interessata poco, cercai di capire cosa era accaduto. Non voler conoscere, d’altronde, allora era impossibile».Di Chiesa ha qualche ricordo?«Una persona gentile e puntuale. Veniva spesso ospite in tanti programmi».Nonno pugliese, mamma della bergamasca, lei è nata in un mix di dialetti e poi ha conquistato la dizione perfetta delle annunciatrici.«E la passione per la lingua italiana: sono un po’ una fanatica della grammatica, mi infastidiscono gli errori. Oltre che certe parlate dialettali, perché non le capisco: ad esempio in serie come “Gomorra”. Qui al Nord parliamo quasi “neutri”».Vive a Milano, dove - lo ha denunciato qualche anno fa - si sentiva poco sicura. Va meglio?«Anzi. Apro il portone senza dare le spalle e sono sempre in allerta».Colpa della politica se non c’è sicurezza? Il Paese è peggiorato?«Chi delinque, spesso, lo fa per disperazione. Manca il lavoro, non è una cosa da poco. Confido molto nel nuovo governo perché la situazione possa cambiare».Ci crede?«Giorgia Meloni mi piace molto, ed è raro che io mi esponga. Però mi sono informata e ho studiato, prima di votare. Ho letto anche il suo libro. Ha sempre masticato politica, fin da ragazza. Si applica, ci mette il cuore, sa le lingue e si dà da fare. Non è tanto questione di destra o sinistra, ma della persona. La conosco personalmente da anni, è sempre attenta e disponibile. Mi ha colpito molto la velocità con la quale ha risposto al mio messaggio di congratulazioni quando è stata eletta. E una donna presidente del Consiglio è una conquista».La politica la appassiona?«Il confronto è sempre un modo per mettersi in discussione. Poi qualche volta mio marito me ne dice quattro, perché arrivo alla conclusione che chiunque salga al governo, a noi tocca comunque pagare pegno e soprattutto pagare le tasse. E più di tanto non potremo mai incidere. È sempre una sorta di terno al lotto. Oggi ci spero più del solito».Dici “Emanuela Folliero”…«Con due “L”, mi raccomando, che in tanti si sbagliano. Lo dico dalle elementari. Per non parlare di chi mi chiama Fogliero».… ed è sinonimo di una bellezza prorompente.«Ma al provino di Mediaset andai abbottonata. Una camicetta a fiori con le rouches che è ancora in qualche armadio».La bellezza le ha aperto tante porte. Ha fatto anche concorsi?«Fui eletta Miss Rovetta, un Paese vicino a Clusone, e poi vinsi in Lombardia, da ragazzina. Valeva per Miss Italia e arrivai a essere chiamata a Salsomaggiore, ma preferii andare in vacanza con mio fratello a Sanremo».Non le sarebbe piaciuto vincere?«Ma non avrei di certo vinto…».Beh, chi può dirlo.«Sarà stata la timidezza, non so. Oppure che giocare mi piaceva, ma fino a un certo punto».Dopo Telenova cosa accadde?«Prima di arrivare a Mediaset feci un provino per Rete A: dovevo fare la speaker per il tg e sostituire Emilio Fede che aveva appena scelto il Tg4. Durante le selezioni incappai in un team talmente scortese che decisi di lasciare perdere. Dissi di no anche quando mi richiamarono…».Sliding doors, altrimenti non sarebbe iniziata con il Biscione.«La vita è fatta di coincidenze». Perché al provino di Mediaset andò senza scollature?«Sono sempre stata molto magra e con un seno importante. Avevo una passione per la danza classica, e mi diedero il benservito proprio per quello. Quindi ben presto è diventato un problema, più che un valore. E poi all’epoca c’erano le ragazze Cin Cin, e non esistevano vie di mezzo tra il tailleur e loro. Pian piano sono cambiata io, fidandomi di più di me stessa, e sono cambiati pure i tempi».Fino ad arrivare al suo calendario senza veli del 2003. Ora non mi dirà che si è pentita di farlo…«No. Certo, il giorno che è uscito in edicola pioveva e me lo ricordo ancora, temevo che sarebbe stato un flop. Per non parlare di mia madre che non era convinta della mia scelta. Temevo di aver fatto brutta figura. Però fu una bella esperienza, mi lasciarono libera di scegliere le pose, così da non risultare volgare ma solo sensuale».Ci riuscì?«Credo di sì, visto che c’erano file di donne agli eventi a cui partecipavo che mi chiedevano l’autografo sulle foto perché volevano regalare il calendario ai mariti a Natale». Sta scherzando?«No, glielo assicuro. Si vede che non mi vedevano come una “mangiauomini”».Vendette molto? E - se posso - fu un bel guadagno?«Furono 400.000 copie, andammo in ristampa. Il guadagno davvero non me lo ricordo, so che fu sostanzioso, soprattutto per l’indotto: tantissime serate. Capitò che in una sera sola avessi tre eventi programmati in tre località toscane». Non ne aveva però bisogno, di questa fama. Da annunciatrice, insieme ad altre, ha fatto la storia della televisione italiana dopotutto… «Ci hanno fatto pure un libro, sa? Si intitola Le signorine buonasera. Il racconto di un mito tutto italiano dagli anni Cinquanta a oggi (di Michele Vanossi, ndr). Della popolarità però mi sono resa conto solo quando iniziarono a chiedermi autografi, che sono i selfie di oggi e io ancora mi chiedo a cosa servano… ma se sono persone gentili accetto sempre».Non tutti lo sono?«È capitato anzi che mi affiancassero la security, per stare in mezzo alla folla. Si ricorda la giornalista a cui toccarono il sedere in diretta e fece scandalo? Non sa quante volte mi è successo, ma io mi son sempre difesa o con un bel calcio o con le parole. Il rispetto prima di tutto e a qualunque costo». Grandi firme del giornalismo italiano imputano a Mediaset di aver peggiorato la televisione. E pure di aver contribuito a rendere le donne oggetto…«Berlusconi spesso è il capro espiatorio… È come il nero: sta bene con tutto. Ha creato una televisione moderna, nuova, competitiva che ha dato da mangiare a migliaia di persone e continua a farlo. E poi guardi, le assicuro che ciascuna di noi annunciatrici era lasciata libera di trovare un suo stile. Nessuno ci ha mai detto o imposto cosa fare».Libere di essere più o meno seducenti?«C’è oggi fin troppa ipocrisia su questo tema. La donna è un oggetto solo se accetta di esserlo, se lo sceglie. Quando tanti anni fa mi chiesero ad esempio di fare la valletta a “Ok il prezzo è giusto”, in costume da bagno, dissi di no pur avendo passato il provino. Poi ho condotto il programma per un periodo, quando Iva Zanicchi si candidò in politica».Ha lavorato con due big della tv italiana. Paolo Limiti e Alberto Castagna. Le furono maestri?«Se vuole la verità, visto il suo giornale, io per Limiti lasciai Mediaset ma non fui tanto contenta del suo show in Rai. Mi assegnarono balletti e canti in playback, non ero a mio agio. Certo, Limiti era una enciclopedia di storia del cinema e della tv».E Castagna?«Un uomo rispettoso delle donne e del pubblico, simpatico e diretto. Mi lasciò in eredità “Stranamore”, il suo programma. Da lui imparai molto».Altri maestri di vita?«Stefano d’Orazio» (dei Pooh, ndr). Con il quale ebbe una relazione. «Sì, e poi una grande amicizia. Persino per la televisione più piccolina ci metteva sempre il cuore, pianificando ogni dettaglio».(Ci interrompe il marito, Giuseppe Oricci. Le chiede dove trovare alcune cose, lei poi torna da noi.)Da quanto siete sposati?«Sposati da 4 anni, ma ci conosciamo da 14 anni. Una storia nata quasi per scherzo, in vacanza. Andrea, mio figlio, aveva meno di un anno, e mi ero già lasciata con suo padre durante la gravidanza. Non volevo una nuova relazione, ma poi scoprimmo che il suo ufficio era a due passi dall’asilo di Andrea e forse era il momento più giusto, quello in cui non ti aspetti nulla».Cosa guarda in televisione alla sera?«Mi interesso di divulgazione scientifica e di attualità. Mi piacciono anche i talk show. Partecipo anche, come opinionista, in Rai per “Storie Italiane” e a Pomeriggio 5 da Barbara D’Urso. Ma quando tutti cominciano a urlare e a litigare preferisco sintonizzarmi su Netflix e scegliere una serie leggera per staccare».Progetti per il futuro?«Tanti progetti scritti, ma direi una bugia se le dicessi che c’è qualcosa di pronto. Sogno un programma da condurre in tandem, magari con un’amica come Patrizia Rossetti. È vero che ho rifiutato molte proposte, però questo è il lavoro che amo, e continuerei a farlo volentieri. Ma di bussare alle porte non sono capace, sono fatalista, se arriverà tanto meglio».
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
Un robotaxi a guida autonoma Pony.ai