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2021-01-07
L’Ema si sveglia e dà il suo ok a Moderna. Ma l’euroflop sui vaccini ormai è servito
L'Ema ha dato il via libera al secondo vaccino. Ieri l'Agenzia europea del farmaco «ha raccomandato la concessione di un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata del farmaco di Moderna», da somministrare in soggetti di età non inferiore ai 18 anni. «Il vaccino è sicuro ed efficace», ha dichiarato la Commissione europea dopo il parere positivo dell'Ema.
Il presidente, Ursula von der Leyen, ha garantito: «Adesso lavoriamo a tutta velocità per approvarlo e renderlo disponibile in Ue». Oggi l'Aifa esaminerà il dossier per autorizzarlo in Italia, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e se tutto procede come previsto, da qui a marzo riceveremo 1,3 milioni di dosi del vaccino Moderna, più altri 9 milioni tra aprile e settembre.
Anche il farmaco sviluppato dall'azienda americana, con sede a Cambridge in Massachusetts, è, come quello di Pfizer-Biontech, a base di Rna messaggero (o mRna), una delle due molecole contenenti le informazioni genetiche specifiche per ogni organismo vivente. In laboratorio è stata ricreata la sequenza genetica della proteina Spike, quella che il virus utilizza per agganciarsi alle nostre cellule e invaderle. All'interno del vaccino, per preservare il delicato codice genetico, l'mRna è protetto dentro sfere fatte di grassi (liposomi), simili a quelli presenti delle nostre cellule. Una volta iniettati nel nostro corpo, i liposomi liberano l'acido ribonucleico messaggero che contiene le informazioni necessarie per produrre una proteina copia della Spike. Nelle cellule viene letto dai ribosomi, che produrranno tante copie della Spike, riconosciuta come estranea dal sistema immunitario. Il farmaco attiverebbe una reazione immunitaria, producendo gli anticorpi che bloccano la proteina impedendo al virus di infettarci, ma non sarebbe in grado di provocare la malattia, perché rappresenta soltanto una piccola parte del virus.
Secondo l'Ema, l'mRna del vaccino non rimane nel corpo ma viene scomposto subito dopo la vaccinazione. Anche il farmaco di Moderna viene somministrato con due iniezioni nel braccio, però a 28 giorni di distanza e non 21 come quello di Pfizer. Ma è la modalità di conservazione, la principale differenza con l'unico vaccino fino ad oggi distribuito nell'Ue. Quello di Moderna può rimanere stabile a -20 gradi fino a un massimo di sei mesi, facilitando la logistica perché non richiede ultracongelatori costosi e voluminosi in grado di garantire la cosiddetta catena del freddo. La sperimentazione ha coinvolto circa 30.000 persone, tra i 18 e i 94 anni di età che non presentavano segni di infezione precedente. Metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l'altra metà solo «iniezioni fittizie», cioè placebo, ma nessuno sapeva che cosa era stato loro somministrato. Secondo lo studio clinico, il farmaco di Moderna ha dimostrato una riduzione del 94,1% del numero di casi di Covid sintomatici nelle persone che avevano ricevuto il vaccino: 11 su 14.134 persone vaccinate hanno avuto il Covid-19 con sintomi, mentre dei 14.073 ai quali erano state praticate iniezioni fittizie se ne sono ammalati 185. Sono piccoli numeri, ma sappiamo che le sperimentazioni sono state fatte in tempi rapidissimi e con un numero ridottissimo di volontari che si sono sottoposti al test. Il vaccino, inoltre, ha dimostrato un'efficacia del 90,9% nei partecipanti a rischio di Covid-19 grave, compresi quelli con malattie polmonari croniche, malattie cardiache, obesità, malattie del fegato, diabete o infezione da Hiv. Gli effetti collaterali più comuni, segnalati dopo la somministrazione del vaccino Moderna, sono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi, febbre, linfonodi ingrossati o dolenti sotto il braccio, mal di testa, dolori muscolari e articolari, nausea e vomito.
«Come per tutti i medicinali, monitoreremo attentamente i dati sulla sicurezza e l'efficacia del vaccino per garantire una protezione continua. Il nostro lavoro sarà sempre guidato dalle prove scientifiche e dal nostro impegno a salvaguardare la salute dei cittadini dell'Ue», ha dichiarato il direttore esecutivo di Ema, Emer Cooke. Il suo primo commento era stato: «Questo vaccino ci fornisce un altro strumento per superare l'attuale emergenza», perché da settimane è chiaro che l'Europa non riesce ad avere farmaci a sufficienza da somministrare a tutti per arrivare all'ipotizzata immunità di gregge.
Anche dopo l'autorizzazione del vaccino Moderna, sono sempre solo due gli antidoti che hanno ricevuto il via libera dall'Ema e le case farmaceutiche non riescono a produrne a sufficienza. Per il semaforo verde al farmaco di Astrazeneca si parla di fine gennaio o primi di febbraio. La strategia europea per accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri, presentata lo scorso giugno dalla Commissione europea, si sta dimostrando inadeguata e gli accordi presi a Bruxelles sulla distribuzione già sono stati rotti dalla Germania, che ha contrattato separatamente altri 30 milioni di dosi da Pfizer-Biontech. Adesso la cancelliera tedesca, Angela Merkel, vuole produrre farmaci contro il coronavirus addirittura con la Russia e ne ha discusso telefonicamente con il presidente Vladimir Putin. Anche l'Italia sta sviluppando un vaccino suo, quello dell'azienda biofarmaceutica Reithera di Castel Romano e spera di averlo entro l'estate.
La Commissione si era impegnata a garantire che chiunque necessiti di un vaccino lo ottenga, ma per tutelare il proprio interesse nazionale i Paesi europei stanno pensando a muoversi ciascuno per conto proprio.
Un’anziana muore a Genova dopo l’iniezione
Emorragia cerebrale dopo essere stata sottoposta a vaccinazione anti Covid. È morta così una paziente di 89 anni, residente in una Rsa genovese, deceduta all'alba di ieri a poche ore dalla somministrazione del vaccino. Data la concomitanza degli eventi è stata disposta l'autopsia anche se, come dichiara l'Alise, l'Agenzia ligure per la sanità, «al momento non si rilevano nessi causali diretti tra emorragia e vaccino». L'anziana era stata vaccinata giovedì 5 gennaio.
Oltre al caso genovese, da quando sono iniziate le vaccinazioni in Europa, sono stati segnalati almeno altri 3 casi di morte post vaccino, anche se dopo le indagini autoptiche sono state escluse correlazioni con la dose anti Covid. In Slovenia, subito dopo essere stata vaccinata con il vaccino Pfizer-Biontech, una donna è deceduta per infarto. L'anziana in precedenza aveva già avuto un arresto cardiaco. Pure in questo caso però i primi riscontri non hanno messo in correlazione i due eventi, anche se è stata istituita una commissione sul caso. Non vi un legame evidente tra la vaccinazione anti Covid e il decesso di un paziente in Svizzera. Lo afferma Swissmedic, l'autorità elvetica per il controllo degli agenti terapeutici che ha dato l'autorizzazione all'uso del preparato messo a punto da Pfizer-Biontech, in relazione alla notizia della morte del novantunenne, nel cantone di Lucerna, che era stato vaccinato.
Anche in Portogallo, un'infermiera di 41 anni è morta lo scorso 1 gennaio dopo la somministrazione del vaccino, avvenuta 24 ore prima del decesso. A fare chiarezza sull'episodio, rispetto al quale la famiglia di Sonia Acevedo, madre di due figli, che da dieci anni lavorava nel reparto di pediatria di un istituto oncologico Ipo di Porto, aveva chiesto risposte, è stata l'autopsia, i cui risultati preliminari hanno dissipato ogni dubbio sul collegamento con l'iniezione, anche se non sono state chiarire le cause del decesso, ancora coperte da segreto istruttorio.
Ora le indagini sulle morti post vaccino fanno parte della fase 4, quella della farmacovigilanza, che esamina i possibili effetti avversi anche rari che possono essere sfuggiti alle sperimentazioni pur su larga scala di fase 3, rivelati nel «bugiardino»: dolore muscolare, mal di testa, febbre e nausea, insonnia, ingrossamento dei linfonodi ma anche possibili reazioni allergiche gravi e, addirittura, la paralisi temporanea di metà del viso (in casi inferiori a uno ogni 1.000). È capitato ieri, all'Aquila, a un operatore di pronto soccorso, che a poche ore dall'iniezione ha manifestato i sintomi della paralisi di Bell, una disfunzione non grave, che scompare spontaneamente in poco tempo. Sono sintomi che indicano, secondo la farmaceutica Pfizer-Biontech, che il sistema immunitario sta funzionando bene: il vaccino contro il Covid lo stimola fortemente. In genere chi ha questa reazione ha meno di 55 anni, quindi ha un sistema più reativo, e di solito la seconda dose ha più effetto della prima. Il 16% di chi farà la seconda dose svilupperà febbre sopra i 38 gradi.
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Riduci
Nel continente, le immunizzazioni vanno a rilento per penuria di fiale. L'agenzia Ue sblocca l'altro farmaco Usa, però gli Stati stanno già facendo da soli (o con Vladimir Putin).Un'anziana muore a Genova dopo l'iniezione: non evidenziati nessi con la dose. All'Aquila, paresi facciale per un operatore sanitario.Lo speciale contiene due articoli.L'Ema ha dato il via libera al secondo vaccino. Ieri l'Agenzia europea del farmaco «ha raccomandato la concessione di un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata del farmaco di Moderna», da somministrare in soggetti di età non inferiore ai 18 anni. «Il vaccino è sicuro ed efficace», ha dichiarato la Commissione europea dopo il parere positivo dell'Ema.Il presidente, Ursula von der Leyen, ha garantito: «Adesso lavoriamo a tutta velocità per approvarlo e renderlo disponibile in Ue». Oggi l'Aifa esaminerà il dossier per autorizzarlo in Italia, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e se tutto procede come previsto, da qui a marzo riceveremo 1,3 milioni di dosi del vaccino Moderna, più altri 9 milioni tra aprile e settembre. Anche il farmaco sviluppato dall'azienda americana, con sede a Cambridge in Massachusetts, è, come quello di Pfizer-Biontech, a base di Rna messaggero (o mRna), una delle due molecole contenenti le informazioni genetiche specifiche per ogni organismo vivente. In laboratorio è stata ricreata la sequenza genetica della proteina Spike, quella che il virus utilizza per agganciarsi alle nostre cellule e invaderle. All'interno del vaccino, per preservare il delicato codice genetico, l'mRna è protetto dentro sfere fatte di grassi (liposomi), simili a quelli presenti delle nostre cellule. Una volta iniettati nel nostro corpo, i liposomi liberano l'acido ribonucleico messaggero che contiene le informazioni necessarie per produrre una proteina copia della Spike. Nelle cellule viene letto dai ribosomi, che produrranno tante copie della Spike, riconosciuta come estranea dal sistema immunitario. Il farmaco attiverebbe una reazione immunitaria, producendo gli anticorpi che bloccano la proteina impedendo al virus di infettarci, ma non sarebbe in grado di provocare la malattia, perché rappresenta soltanto una piccola parte del virus. Secondo l'Ema, l'mRna del vaccino non rimane nel corpo ma viene scomposto subito dopo la vaccinazione. Anche il farmaco di Moderna viene somministrato con due iniezioni nel braccio, però a 28 giorni di distanza e non 21 come quello di Pfizer. Ma è la modalità di conservazione, la principale differenza con l'unico vaccino fino ad oggi distribuito nell'Ue. Quello di Moderna può rimanere stabile a -20 gradi fino a un massimo di sei mesi, facilitando la logistica perché non richiede ultracongelatori costosi e voluminosi in grado di garantire la cosiddetta catena del freddo. La sperimentazione ha coinvolto circa 30.000 persone, tra i 18 e i 94 anni di età che non presentavano segni di infezione precedente. Metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l'altra metà solo «iniezioni fittizie», cioè placebo, ma nessuno sapeva che cosa era stato loro somministrato. Secondo lo studio clinico, il farmaco di Moderna ha dimostrato una riduzione del 94,1% del numero di casi di Covid sintomatici nelle persone che avevano ricevuto il vaccino: 11 su 14.134 persone vaccinate hanno avuto il Covid-19 con sintomi, mentre dei 14.073 ai quali erano state praticate iniezioni fittizie se ne sono ammalati 185. Sono piccoli numeri, ma sappiamo che le sperimentazioni sono state fatte in tempi rapidissimi e con un numero ridottissimo di volontari che si sono sottoposti al test. Il vaccino, inoltre, ha dimostrato un'efficacia del 90,9% nei partecipanti a rischio di Covid-19 grave, compresi quelli con malattie polmonari croniche, malattie cardiache, obesità, malattie del fegato, diabete o infezione da Hiv. Gli effetti collaterali più comuni, segnalati dopo la somministrazione del vaccino Moderna, sono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi, febbre, linfonodi ingrossati o dolenti sotto il braccio, mal di testa, dolori muscolari e articolari, nausea e vomito. «Come per tutti i medicinali, monitoreremo attentamente i dati sulla sicurezza e l'efficacia del vaccino per garantire una protezione continua. Il nostro lavoro sarà sempre guidato dalle prove scientifiche e dal nostro impegno a salvaguardare la salute dei cittadini dell'Ue», ha dichiarato il direttore esecutivo di Ema, Emer Cooke. Il suo primo commento era stato: «Questo vaccino ci fornisce un altro strumento per superare l'attuale emergenza», perché da settimane è chiaro che l'Europa non riesce ad avere farmaci a sufficienza da somministrare a tutti per arrivare all'ipotizzata immunità di gregge. Anche dopo l'autorizzazione del vaccino Moderna, sono sempre solo due gli antidoti che hanno ricevuto il via libera dall'Ema e le case farmaceutiche non riescono a produrne a sufficienza. Per il semaforo verde al farmaco di Astrazeneca si parla di fine gennaio o primi di febbraio. La strategia europea per accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri, presentata lo scorso giugno dalla Commissione europea, si sta dimostrando inadeguata e gli accordi presi a Bruxelles sulla distribuzione già sono stati rotti dalla Germania, che ha contrattato separatamente altri 30 milioni di dosi da Pfizer-Biontech. Adesso la cancelliera tedesca, Angela Merkel, vuole produrre farmaci contro il coronavirus addirittura con la Russia e ne ha discusso telefonicamente con il presidente Vladimir Putin. Anche l'Italia sta sviluppando un vaccino suo, quello dell'azienda biofarmaceutica Reithera di Castel Romano e spera di averlo entro l'estate. La Commissione si era impegnata a garantire che chiunque necessiti di un vaccino lo ottenga, ma per tutelare il proprio interesse nazionale i Paesi europei stanno pensando a muoversi ciascuno per conto proprio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ema-ok-moderna-euroflop-vaccini-2649775132.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="unanziana-muore-a-genova-dopo-liniezione" data-post-id="2649775132" data-published-at="1609987182" data-use-pagination="False"> Un’anziana muore a Genova dopo l’iniezione Emorragia cerebrale dopo essere stata sottoposta a vaccinazione anti Covid. È morta così una paziente di 89 anni, residente in una Rsa genovese, deceduta all'alba di ieri a poche ore dalla somministrazione del vaccino. Data la concomitanza degli eventi è stata disposta l'autopsia anche se, come dichiara l'Alise, l'Agenzia ligure per la sanità, «al momento non si rilevano nessi causali diretti tra emorragia e vaccino». L'anziana era stata vaccinata giovedì 5 gennaio. Oltre al caso genovese, da quando sono iniziate le vaccinazioni in Europa, sono stati segnalati almeno altri 3 casi di morte post vaccino, anche se dopo le indagini autoptiche sono state escluse correlazioni con la dose anti Covid. In Slovenia, subito dopo essere stata vaccinata con il vaccino Pfizer-Biontech, una donna è deceduta per infarto. L'anziana in precedenza aveva già avuto un arresto cardiaco. Pure in questo caso però i primi riscontri non hanno messo in correlazione i due eventi, anche se è stata istituita una commissione sul caso. Non vi un legame evidente tra la vaccinazione anti Covid e il decesso di un paziente in Svizzera. Lo afferma Swissmedic, l'autorità elvetica per il controllo degli agenti terapeutici che ha dato l'autorizzazione all'uso del preparato messo a punto da Pfizer-Biontech, in relazione alla notizia della morte del novantunenne, nel cantone di Lucerna, che era stato vaccinato. Anche in Portogallo, un'infermiera di 41 anni è morta lo scorso 1 gennaio dopo la somministrazione del vaccino, avvenuta 24 ore prima del decesso. A fare chiarezza sull'episodio, rispetto al quale la famiglia di Sonia Acevedo, madre di due figli, che da dieci anni lavorava nel reparto di pediatria di un istituto oncologico Ipo di Porto, aveva chiesto risposte, è stata l'autopsia, i cui risultati preliminari hanno dissipato ogni dubbio sul collegamento con l'iniezione, anche se non sono state chiarire le cause del decesso, ancora coperte da segreto istruttorio. Ora le indagini sulle morti post vaccino fanno parte della fase 4, quella della farmacovigilanza, che esamina i possibili effetti avversi anche rari che possono essere sfuggiti alle sperimentazioni pur su larga scala di fase 3, rivelati nel «bugiardino»: dolore muscolare, mal di testa, febbre e nausea, insonnia, ingrossamento dei linfonodi ma anche possibili reazioni allergiche gravi e, addirittura, la paralisi temporanea di metà del viso (in casi inferiori a uno ogni 1.000). È capitato ieri, all'Aquila, a un operatore di pronto soccorso, che a poche ore dall'iniezione ha manifestato i sintomi della paralisi di Bell, una disfunzione non grave, che scompare spontaneamente in poco tempo. Sono sintomi che indicano, secondo la farmaceutica Pfizer-Biontech, che il sistema immunitario sta funzionando bene: il vaccino contro il Covid lo stimola fortemente. In genere chi ha questa reazione ha meno di 55 anni, quindi ha un sistema più reativo, e di solito la seconda dose ha più effetto della prima. Il 16% di chi farà la seconda dose svilupperà febbre sopra i 38 gradi.
Nel riquadro, l'attivista Blm Tashella Sheri Amore Dickerson (Ansa)
Tashella Sheri Amore Dickerson, 52 anni, storica leader di Black lives matter a Oklaoma City è stata accusata da un Gran giurì federale di frode telematica e riciclaggio di denaro. Secondo i risultati di un’indagine condotta dall’Fbi di Oklahoma City e dall’Irs-Criminal Investigation e affidata procuratori aggiunti degli Stati Uniti Matt Dillon e Jessica L. Perry, Dickerson si sarebbe appropriata di oltre 3 milioni di dollari di fondi raccolti e destinati al pagamento delle cauzioni degli attivisti arrestati e li avrebbe investiti in immobili e spesi per vacanze e spese personali. Il 3 dicembre 2025, un Gran giurì federale ha emesso nei confronti dell’attivista un atto d’accusa di 25 capi, di cui 20 di frode telematica e cinque di riciclaggio di denaro. Per ogni accusa di frode telematica, Dickerson rischia fino a 20 anni di carcere federale e una multa fino a 250.000 dollari. Per ogni accusa di riciclaggio di denaro, l’attivista rischia fino a dieci anni di carcere e una multa fino a 250.000 dollari o il doppio dell’importo della proprietà di derivazione penale coinvolta nella transazione. Secondo gli inquirenti, a partire almeno dal 2016, Dickerson è stata direttore esecutivo di Black lives matter Okc (Blmokc). Grazie a quel ruolo Dickerson aveva accesso ai conti bancari, PayPal e Cash App di Blmokc.
L’atto d’accusa, la cui sintesi è stata resa nota dalle autorità federali, sostiene che, sebbene Blmokc non fosse un’organizzazione esente da imposte registrata ai sensi della sezione 501(c)(3) dell’Internal revenue code (la legge tributaria federale americana), accettava donazioni di beneficenza attraverso la sua affiliazione con l’Alliance for global justice (Afgj), con sede in Arizona. L’Afgj fungeva da sponsor fiscale per Blmokc, alla quale imponeva di utilizzare i suoi fondi solo nei limiti consentiti dalla sezione 501(c)(3). L’Afgj richiedeva inoltre a Blmokc di rendere conto, su richiesta, dell’erogazione di tutti i fondi ricevuti e vietava a Blmokc di utilizzare i suoi fondi per acquistare immobili senza il consenso dell’Afgj.
A partire dalla tarda primavera del 2020, Blmokc ha raccolto fondi per sostenere la sua presunta missione di giustizia sociale da donatori online e da fondi nazionali per le cauzioni. In totale, Blmokc ha raccolto oltre 5,6 milioni di dollari, inclusi finanziamenti da fondi nazionali per le cauzioni, tra cui il Community Justice Exchange, il Massachusetts Bail Fund e il Minnesota Freedom Fund. La maggior parte di questi fondi è stata indirizzata a Blmokc tramite Afgj, in qualità di sponsor fiscale.
Secondo l’atto d’accusa, il Blmokc avrebbe dovuto utilizzare queste sovvenzioni del fondo nazionale per le cauzioni per pagare la cauzione preventiva per le persone arrestate in relazione alle proteste per la giustizia razziale dopo la morte di George Floyd. Quando i fondi per le cauzioni venivano restituiti al Blmokc, i fondi nazionali per le cauzioni talvolta consentivano al Blmokc di trattenere tutto o parte del finanziamento della sovvenzione per istituire un fondo rotativo per le cauzioni, o per la missione di giustizia sociale del Blmokc, come consentito dalla Sezione 501(c)(3).
Nonostante lo scopo dichiarato del denaro raccolto e i termini e le condizioni delle sovvenzioni, l’atto d’accusa sostiene che a partire da giugno 2020 e almeno fino a ottobre 2025, Dickerson si è appropriata di fondi dai conti di Blmokc a proprio vantaggio personale. L’atto d’accusa sostiene che Dickerson abbia depositato almeno 3,15 milioni di dollari in assegni di cauzione restituiti sui suoi conti personali, anziché sui conti di Blmokc. Tra le altre cose, Dickerson avrebbe poi utilizzato questi fondi per pagare: viaggi ricreativi in Giamaica e nella Repubblica Dominicana per sé e i suoi soci; decine di migliaia di dollari in acquisti al dettaglio; almeno 50.000 dollari in consegne di cibo e generi alimentari per sé e i suoi figli; un veicolo personale registrato a suo nome; sei proprietà immobiliari a Oklahoma City intestate a suo nome o a nome di Equity International, Llc, un’entità da lei controllata in esclusiva. L’atto d’accusa sostiene inoltre che Dickerson abbia utilizzato comunicazioni interstatali via cavo per presentare due false relazioni annuali all’Afgj per conto del Blmokc. Dickerson ha dichiarato di aver utilizzato i fondi del Blmokc solo per scopi esenti da imposte. Non ha rivelato di aver utilizzato i fondi per il proprio tornaconto personale.
Tre anni fa una vicenda simile aveva travolto la cofondatrice di Black lives matter Patrisse Cullors, anche lei accusata di aver utilizzato i fondi donati per beneficenza al movimento per pagare incredibili somme di denaro a suo fratello e al padre di suo figlio per vari «servizi». Secondo le ricostruzioni del 2022, Paul Cullors, fratello di Patrisse, ha ricevuto 840.000 dollari sul suo conto corrente per aver presumibilmente fornito servizi di sicurezza al movimento, secondo i documenti fiscali visionati dal New York Post. Nel frattempo, l’organizzazione ha pagato una società di proprietà di Damon Turner, padre del figlio di Patrisse Cullors, quasi 970.000 dollari per aiutare a «produrre eventi dal vivo» e altri «servizi creativi». Notizie che, all’epoca, avevano provocato non pochi malumori, alimentate anche dal fatto che la Cullors si professava marxista e sosteneva di combattere per gli oppressi e le ingiustizie sociali.
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Riduci
Francesca Albanese (Ansa)
Rispetto a due mesi fa, la percentuale degli sfiduciati è cresciuta di 16 punti mentre quella di coloro che si fidano è scesa di 9. Il 42% degli intervistati, maggiorenni e residenti in Italia, dichiara di non conoscere la relatrice pasionaria o di non avere giudizi da esprimere, il che forse è quasi peggio: avvolta dalla sfiducia e dall’indifferenza.
Il 53% degli elettori di centrodestra non si fida dell’Albanese, e questo era un dato diciamo scontato, ma fa riflettere che la giurista irpina abbia perso credibilità per il 47% di coloro che votano Pd. Appena il 34% degli elettori dem oggi si fida della relatrice Onu, sotto sanzioni da parte di Washington e accusata da Israele di ostilità strutturale. La sinistra, dunque, non si limita ad essere in disaccordo al suo interno se rilasciare o meno la cittadinanza onoraria alla pro Pal. Sta dicendo che non la sostiene più.
«I cattivi maestri di sinistra non piacciono agli italiani», ha subito postato su X il partito della premier Giorgia Meloni, che sempre secondo il sondaggio Youtrend sarebbe la più convincente per il 48% degli italiani in un ipotetico dibattito assieme a Giuseppe Conte ed Elly Schlein.
Tramonta dunque l’astro effimero di Albanese, spacciata per l’eroina progressista che condanna la violenza sui palestinesi mentre la giustifica a casa nostra. L’assalto alla redazione della Stampa doveva e deve servire «da monito alla stampa», ha dichiarato la relatrice Onu, confermando la pericolosità del suo attivismo politico.
Eppure ha continuato a essere invitata per esporre le sue idee anti Israele, e non solo. In alcune scuole della Toscana avrebbe «ripetuto i suoi soliti mantra, sostenendo che il governo Meloni sia composto da fascisti e complice di un genocidio, accusando Leonardo di essere una azienda criminale e arrivando persino a incitare gli studenti ad occupare le scuole, di fatto, incitando dei minorenni a commettere reati sanzionati dal codice penale», hanno scritto Matteo Bagnoli capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Pontedera e Christian Nannipieri responsabile di Gioventù nazionale Pontedera.
La mossa successiva è stata un’interrogazione presentata da Alessandro Amorese, capogruppo di Fdi alla commissione Istruzione della Camera alla quale ha prontamente risposto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, chiedendo agli organi competenti di avviare una immediata ispezione per verificare quanto accaduto in alcune scuole in Toscana.
Secondo l’interrogazione, anche una classe della seconda media dell’Istituto Comprensivo Massa 6 avrebbe partecipato ad un incontro proposto dalla rete di insegnanti Docenti per Gaza, con Francesca Albanese che esponeva le tematiche del suo libro Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite dalla Palestina.
Non solo, con una nuova circolare inviata alle scuole sul tema manifestazioni ed eventi pubblici all’interno delle istituzioni scolastiche, il ministro ribadisce l’esigenza che la scelta di ospiti e relatori sia «volta a garantire il confronto tra posizioni diverse e pluraliste al fine di consentire agli studenti di acquisire una conoscenza approfondita dei temi trattati e sviluppare il pensiero critico».
Una raccomandazione necessaria, alla luce anche di quanto stanno sostenendo i docenti del liceo Montale di Pontedera che in una nota hanno definito «attività formativa» la presentazione online del libro di Albanese ad alcune classi. «Un’iniziativa organizzata su scala nazionale nell’ambito delle attività di educazione alla cittadinanza globale, come previsto dal curriculum di Educazione civica d’istituto […] nel quadro delle iniziative promosse dalla scuola per favorire la partecipazione democratica, la conoscenza delle istituzioni internazionali e il dialogo tra studenti e professionisti impegnati in contesti globali», scrivono. Senza contraddittorio, le posizioni pro Pal e anti governo Meloni della relatrice Onu non sono «partecipazione democratica».
Incredibilmente, però, due giorni fa la relatrice è comparsa accanto a Tucker Carlson, il giornalista e scrittore tra i creatori dell’universo Maga, che gestisce la Tucker Carlson Network dopo aver lasciato Fox News. Intervistata, ha detto che gli Stati Uniti l’hanno sanzionata a causa del suo dettagliato resoconto sulle politiche genocide di Israele contro i palestinesi. «Una penna, questa è la mia sola arma», si è difesa Albanese raccontando che il suo rapporto con Washington sarebbe cambiato bruscamente dopo che ha iniziato a documentare come le aziende statunitensi non solo stavano consentendo le azioni di Israele a Gaza, ma traendo profitto da esse.
«Tucker sta promuovendo le opinioni di una donna sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti per aver preso di mira gli americani», ha protestato su X l’American Israel public affairs committee (Aipac), il più importante gruppo di pressione filo israeliano degli Stati Uniti. Ma c’è anche chi non si sorprende perché Carlson avrebbe cambiato opinione su Israele negli ultimi mesi, criticando l’amministrazione Trump per il supporto incondizionato dato allo Stato ebraico così come fa la sinistra antisionista.
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Kaja Kallas (Ansa)
Kallas è il falco della Commissione, quando si tratta di Russia, e tiene a rimarcarlo. A proposito dei fondi russi depositati presso Euroclear, l’estone dice nell’intervista che il Belgio non deve temere una eventuale azione di responsabilità da parte della Russia, perché «se davvero la Russia ricorresse in tribunale per ottenere il rilascio di questi asset o per affermare che la decisione non è conforme al diritto internazionale, allora dovrebbe rivolgersi all’Ue, quindi tutti condivideremmo l’onere».
In pratica, cioè, l’interpretazione piuttosto avventurosa di Kallas è che tutti gli Stati membri sarebbero responsabili in solido con il Belgio se Mosca dovesse ottenere ragione da qualche tribunale sul sequestro e l’utilizzo dei suoi fondi.
Tribunale sui cui l’intervistata è scettica: «A quale tribunale si rivolgerebbe (Putin, ndr)? E quale tribunale deciderebbe, dopo le distruzioni causate in Ucraina, che i soldi debbano essere restituiti alla Russia senza che abbia pagato le riparazioni?». Qui l’alto rappresentante prefigura uno scenario, quello del pagamento delle riparazioni di guerra, che non ha molte chance di vedere realizzato.
All’intervistatore che chiede perché per finanziare la guerra non si usino gli eurobond, cioè un debito comune europeo, Kallas risponde: «Io ho sostenuto gli eurobond, ma c’è stato un chiaro blocco da parte dei Paesi Frugali, che hanno detto che non possono farlo approvare dai loro Parlamenti». È ovvio. La Germania e i suoi satelliti del Nord Europa non vogliano cedere su una questione sulla quale non hanno mai ceduto e per la quale, peraltro, occorre una modifica dei trattati su cui serve l’unanimità e la ratifica poi di tutti i parlamenti. Con il vento politico di destra che soffia in tutta Europa, con Afd oltre il 25% in Germania, è una opzione politicamente impraticabile. Dire eurobond significa gettare la palla in tribuna.
In merito all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea già nel 2027, come vorrebbe il piano di pace americano, Kallas se la cava con lunghe perifrasi evitando di prendere posizione. Secondo l’estone, l’adesione all’Ue è una questione di merito e devono decidere gli Stati membri. Ma nel piano questo punto è importante e sembra difficile che venga accantonato.
Kallas poi reclama a gran voce un posto per l’Unione al tavolo della pace: «Il piano deve essere tra Russia e Ucraina. E quando si tratta dell’architettura di sicurezza europea, noi dobbiamo avere voce in capitolo. I confini non possono essere cambiati con la forza. Non ci dovrebbero essere concessioni territoriali né riconoscimento dell’occupazione». Ma lo stesso Zelensky sembra ormai convinto che almeno un referendum sulla questione del Donbass sia possibile. Insomma, Kallas resta oltranzista ma i fatti l’hanno già superata.
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Carlo Messina all'inaugurazione dell'Anno Accademico della Luiss (Ansa)
La domanda è retorica, provocatoria e risuona in aula magna come un monito ad alzare lo sguardo, a non limitarsi a contare i droni e limare i mirini, perché la risposta è un’altra. «In Europa abbiamo più poveri e disuguaglianza di quelli che sono i rischi potenziali che derivano da una minaccia reale, e non percepita o teorica, di una guerra». Un discorso ecumenico, realistico, che evoca l’immagine dell’esercito più dolente e sfinito, quello di chi lotta per uscire dalla povertà. «Perché è vero che riguardo a welfare e democrazia non c’è al mondo luogo comparabile all’Europa, ma siamo deboli se investiamo sulla difesa e non contro la povertà e le disuguaglianze».
Le parole non scivolano via ma si fermano a suggerire riflessioni. Perché è importante che un finanziere - anzi colui che per il 2024 è stato premiato come banchiere europeo dell’anno - abbia un approccio sociale più solido e lungimirante delle istituzioni sovranazionali deputate. E lo dimostri proprio nelle settimane in cui sentiamo avvicinarsi i tamburi di Bruxelles con uscite guerrafondaie come «resisteremo più di Putin», «per la guerra non abbiamo fatto abbastanza» (Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera) o «se vogliamo evitare la guerra dobbiamo preparaci alla guerra», «dobbiamo produrre più armi, come abbiamo fatto con i vaccini» (Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea).
Una divergenza formidabile. La conferma plastica che l’Europa dei diritti, nella quale ogni minoranza possibile viene tutelata, si sta dimenticando di salvaguardare quelli dei cittadini comuni che alzandosi al mattino non hanno come priorità la misura dell’elmetto rispetto alla circonferenza cranica, ma il lavoro, la famiglia, il destino dei figli e la difesa dei valori primari. Il ceo di Banca Intesa ricorda che il suo gruppo ha destinato 1,5 miliardi per combattere la povertà, sottolinea che la grande forza del nostro Paese sta «nel formidabile mondo delle imprese e nel risparmio delle famiglie, senza eguali in Europa». E sprona le altre grandi aziende: «In Italia non possiamo aspettarci che faccia tutto il governo, se ci sono aziende che fanno utili potrebbero destinarne una parte per intervenire sulle disuguaglianze. Ogni azienda dovrebbe anche lavorare perché i salari vengano aumentati. Sono uno dei punti di debolezza del nostro Paese e aumentarli è una priorità strategica».
Con l’Europa Carlo Messina non ha finito. Parlando di imprenditoria e di catene di comando, coglie l’occasione per toccare in altro nervo scoperto, perfino più strutturale dell’innamoramento bellicista. «Se un’azienda fosse condotta con meccanismi di governance come quelli dell’Unione Europea fallirebbe». Un autentico missile Tomahawk diretto alla burocrazia continentale, a quei «nani di Zurigo» (copyright Woodrow Wilson) trasferitisi a Bruxelles. La spiegazione è evidente. «Per competere in un contesto globale serve un cambio di passo. Quella europea è una governance che non si vede in nessun Paese del mondo e in nessuna azienda. Perché è incapace di prendere decisioni rapide e quando le prende c’è lentezza nella realizzazione. Oppure non incidono realmente sulle cose che servono all’Europa».
Il banchiere è favorevole a un ministero dell’Economia unico e ritiene che il vincolo dell’unanimità debba essere tolto. «Abbiamo creato una banca centrale che gestisce la moneta di Paesi che devono decidere all’unanimità. Questo è uno degli aspetti drammatici». Ma per uno Stato sovrano che aderisce al club dei 27 è anche l’unica garanzia di non dover sottostare all’arroganza (già ampiamente sperimentata) di Francia e Germania, che trarrebbero vantaggi ancora più consistenti senza quel freno procedurale.
Il richiamo a efficienza e rapidità riguarda anche l’inadeguatezza del burosauro e riecheggia la famosa battuta di Franz Joseph Strauss: «I 10 comandamenti contengono 279 parole, la dichiarazione americana d’indipendenza 300, la disposizione Ue sull’importazione di caramelle esattamente 25.911». Un esempio di questa settimana. A causa della superfetazione di tavoli e di passaggi, l’accordo del Consiglio Affari interni Ue sui rimpatri dei migranti irregolari e sulla liceità degli hub in Paesi terzi (recepito anche dal Consiglio d’Europa) entrerà in vigore non fra 60 giorni o 6 mesi, ma se va bene fra un anno e mezzo. Campa cavallo.
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