2023-07-20
        Elkan ci prende gusto, nuovi soldi col green
    
 
Exor annuncia un importante investimento in un’azienda che opera nelle rinnovabili e nello stoccaggio energetico. Per la famiglia la transizione ecologica, dopo le auto, ormai è sempre più un business. Ecco perché i loro giornali di specializzano nell’ecoterrorismo.Exor traccia il solco e Gedi lo difende. La holding della famiglia Agnelli Elkann ha annunciato ieri un importante investimento nelle energie rinnovabili e nello stoccaggio energetico, un altro passo sulla strada degli investimenti nella green economy da parte di chi ha fatto le proprie fortune producendo automobili e camion. Una transizione ecologica in salsa olandese (Exor ha sede ad Amsterdam), accompagnata sul campo dallo schieramento dei quotidiani Gedi nella battaglia contro il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Prime pagine di Repubblica con titoli come «La strage del clima» (11 luglio) e «Destre contro l’ambiente» (10 luglio), o mozioni d’ordine come «Green deal successo per l’intera Europa. Ora patto tra gli Stati» sulla Stampa di venerdì scorso. Sembra l’altra faccia della battaglia sui diritti civili (che per altro non è certo in Italia che sono violati), con la differenza che sugli adeguamenti ecologici ci sono da guadagnare miliardi di euro. L’agenda green di Exor, la holding che controlla colossi come Cnh Industrial e Ferrari e possiede il 14% della francese Stellantis, ieri ha fatto un altro bel passo avanti. Insieme alla francese Impala della famiglia Veyrat, Exor ha annunciato un importante investimento in TagEnergy, che opera nelle rinnovabili e nello stoccaggio energetico. John Elkann ha sottolineato che «negli ultimi anni abbiamo aumentato la nostra attenzione in materia di Esg (ambiente, società e governance, ndr), con particolare riguardo al tema della transizione energetica, essenziale per raggiungere un futuro senza emissioni di CO2». L’amministratore delegato di Exor ha aggiunto che «con la crescente elettrificazione di ampi settori dell’economia, lo sviluppo di fonti di elettricità rinnovabile e a zero emissioni è più che mai necessario». Exor è impegnata da tempo in una riconversione mirata verso settori più «leggeri» e anticiclici come il lusso, le nuove tecnologie, la sanità, i vaccini, la diagnostica e la cura della persona. Molti investimenti sono andati verso società che si occupano di «climatetech», riduzione dell’effetto serra e decarbonizzazione. Per tornare alla joint venture annunciata ieri, il contesto italiano è in fermento. Secondo il «Barometro del fotovoltaico» della Elmec Solar, nei primi tre mesi del 2023 in Italia sono stati installati oltre 100.000 nuovi impianti solari e siamo arrivati a oltre 1,3 milioni di impianti in tutta la Penisola. Tra le provincie con più pannelli fotovoltaici figurano Brescia, Roma, Padova, Torino e Milano. Come ha scritto Elkann ad aprile nella lettera agli azionisti Exor, «i cosiddetti obiettivi Esg non sono solo importanti per il modo in cui operiamo, ma sono anche un punto di vista interessante per opportunità di investimento».E qui va detto che la strategia d’investimento green di Exor appare integrata. Stampa e Repubblica sono in prima linea nel lanciare allarmi sul clima. Il problema non è tanto il caldo di questi giorni, fenomeno senza dubbio innegabile, ma le ricette per abbassare di qualche grado la temperatura del globo. Anche il caldo, però, diventa utile alla crociata dei nuovi turboambientalisti. Ieri Repubblica titolava in prima pagina: «Caldo, è emergenza sanitaria». Sulla Stampa, si riferiva che per l’economista Paul Krugman «ci sono due visioni in lotta e bisogna far prevalere quella scientifica». Solo nell’ultimo mese, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha regalato prime pagine come «La strage del clima» (11 luglio), «Destre contro l’ambiente» (10 luglio), «Clima, destre battute» (13 luglio). Mentre ieri, sul sito internet di Repubblica, il caldo eccessivo ha prodotto una maionese impazzita con il seguente titolo: «Dalle campagne No Euro, a quelle No Vax, fino al negazionismo climatico. Gli antisistema uniti da una nuova causa: “Non fa così caldo”».Il processo di banalizzazione e polarizzazione del dibattito sull’ambiente non è una novità. Basta ricordarsi che cosa è successo per il Covid 19 e sui vaccini. L’espressione «negazionisti climatici», ovviamente con simpatie politiche a destra, serve ad azzerare ogni dissenso. L’effetto finale è quello del polverone, dietro il quale gli affari corrono più spediti. Come si è visto sul tema dei motori endotermici e delle abitazioni ecologiche, lo scopo è fissare dei requisiti green e della date tassative per la transizione. Due battaglie che si giocano a Bruxelles. Industria e finanza hanno fiutato la nuova corsa all’oro e naturalmente sperano anche in una pioggia di sussidi pubblici. Già, ma i sussidi per auto e pannelli li decide la politica e i consumatori vanno convinti a cambiare assolutamente macchina e condizionatori. A questo servono i giornali di Lorsignori, che battono il tempo ai governi, allarmano i lettori e chiedono incentivi. Su questo fronte, gli Agnelli Elkann sono abili e lungimiranti investitori, come testimoniano anche i loro brillanti risultati economici. Tuttavia, quando i loro quotidiani polarizzano il dibattito sull’ambiente tra progressisti coscienziosi e negazionisti fascistoidi incarnano un nuovo conflitto d’interessi. Anzi, vista l’armonia delle truppe Exor-Gedi, una perfetta sinfonia d’interessi.
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