2023-02-14
Fontana conquista il bis in Lombardia. Sbaragliati i Pd-M5s, Moratti fa flop
Il governatore uscente al 56% dei consensi. Ininfluenti le polemiche sulla gestione della pandemia e le inchieste della magistratura risoltesi in nulla. I dem tengono a Milano, crollano i grillini. Lady Letizia fuori dal Pirellone.Clicca qui per vedere i risultati delle elezioni regionali.I sondaggi, stavolta, ci hanno visto giusto. In regione Lombardia, Attilio Fontana sbaraglia la concorrenza di Pierfrancesco Majorino e Letizia Moratti superando il 50% dei consensi (56%). E viene riconfermato per la seconda volta governatore. Il risultato era atteso, ma di sicuro non così ampio, anche per le polemiche che negli ultimi anni avevano accompagnato il mandato del presidente leghista, sia durante la pandemia sia per le inchieste della magistratura che poi sono state tutte archiviate. Il dato negativo è l’affluenza finale che in Lombardia: è al 41,7%. Era al 70,1% alle politiche 2022 e al 73,1% alle regionali 2018. Di sicuro, i risultati elettorali confermano la sconfitta fragorosa del centrosinistra. Da quando è nato il Partito democratico non è mai riuscito a conquistare il Pirellone, risultato evidente di come non abbia mai compreso fino in fondo il tessuto politico economico lombardo. Il nome di Majorino va così ad aggiungersi alla lunga lista di fallimenti, a partire da Filippo Penati nel 2008 fino a Giorgio Gori nel 2018. In ogni caso il Pd tiene (vince a Milano, in Area C, a segnare ulteriormente il distacco dal resto della regione), è il secondo partito e va leggermente meglio rispetto a 5 anni fa, quando prese il 19,24 % (ora invece arriva supera il 20%). Il crollo verticale è invece del Movimento 5 stelle che nel 2018 si era presentato con un candidato (Dario Violi), raggiungendo il 17,3% dei consensi: a questa tornata elettorale si ferma appena sopra il 4%. Un altro fallimento è quello del Terzo polo e di Letizia Moratti. Chi pensava che il risultato della coalizione di Carlo Calenda nelle valli lombarde potesse porre le basi per un nuovo progetto nazionale per un centro moderato, deve ricredersi. Il risultato è davvero sotto le aspettative. La coalizione sta sotto un misero 10%, mentre i risultati delle due liste si avvicinano per percentuali a quelli magri dei 5 stelle: un bagno di sangue che vede dimezzare i voti rispetto alle politiche. Non a caso, in serata, è uno storico ex esponente Dc come Gianfranco Rotondi, esperto di centrismi, a ricordare come l’unica utilità della candidatura della Moratti sia stata quella di dimostrare «che il centro - inteso come opinione moderata di massa - è rappresentato ormai da Giorgia Meloni». L’ex primo cittadino milanese, (poi assessore in Regione con un addio tra le polemiche), se la prende con l’astensionismo e la mancanza di confronti, ma la verità è che raccoglie un risultato davvero al di sotto le aspettative, tanto che rimarrà fuori persino dal consiglio regionale. La legge elettorale lombarda prevede infatti un posto in consiglio regionale solo per il secondo candidato alla presidenza più votato, che sarebbe quello di centrosinistra, Majorino. Per di più la Moratti aveva deciso di candidarsi solo per la presidenza della Regione e di non correre con una lista per il consiglio regionale, dove quindi non è stata eletta. Nel frattempo, il candidato di centrosinistra ha già annunciato che resterà in consiglio regionale e quindi rinuncerà al seggio di Strasburgo, dove comunque avrebbe terminato il mandato il prossimo anno (con pensione assicurata). Il vero successo elettorale è del centrodestra. A caldo, in un video insieme con il leader leghista Matteo Salvini, Fontana ha voluto ringraziare i cittadini «lombardi che ci hanno riconosciuto il lavoro che abbiamo fatto e la concretezza, che non hanno guardato alle polemiche ma ai fatti veri». Chi si aspettava un crollo della Lega di Matteo Salvini è rimasto deluso. Il Carroccio dimezza i voti rispetto al 2018, quando arrivò al 29,65%, ma si aggira intorno al 17%. Guadagna quasi 4 punti rispetto alle elezioni politiche (il dato è sempre riferito alla Camera) quando prese il 13,3%. Poi bisogna aggiungere anche il buon risultato della lista di Fontana, che supera il 6%. Insomma, le trattative nella maggioranza per la composizione della nuova giunta saranno serrate, ma di sicuro non così sproporzionate come si pensava alla vigilia. Il Carroccio perde lo scettro di primo partito quasi in tutte le province, ma tiene a Sondrio dove è vicino al 30%. Il risultato di Fratelli d’Italia è molto buono, supera il 25%, ma è più basso rispetto a quello delle politiche dello scorso anno. Mentre il balzo in avanti rispetto alle regionali del 2018 è evidente: alle precedenti elezioni regionali il partito della Meloni prese appena il 3,64%. Anche Forza Italia non sfigura. Perde consensi rispetto al 2018, sono quasi dimezzati, ma i risultati restano in linea con quelli del 2022 per le politiche. Nel frattempo, nel centrosinistra è partita la caccia al colpevole della disfatta. E nel Partito democratico, invece, di analizzare l’ennesima débâcle in Lombardia hanno deciso di prendersela con Moratti e Terzo polo. In serata volano le accuse tra il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, («Sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza») e Calenda («Scorsa volta eravamo tutti con te e hai/abbiamo preso meno del 30%»), che si rinfacciano le responsabilità della sconfitta. Majorino segue la scia. E annuncia che spera che il dialogo con i 5 stelle possa proseguire. In vista, viene da dire, del prossimo fallimento.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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