2022-07-08
Gli effetti avversi dei Maneskin: risale il coro stonato di virostar e affini
La querelle sul concerto scatena Antonella Viola e Massimo Gramellini su vaccini e mascherine. E il capo dei medici gioca sporco con i morti.A saperlo prima, avremmo chiesto a gran voce di inserirli nel Comitato tecnico scientifico, che quanto a competenze era già scarico di suo. Il fatto è che ci sono voluti i Maneskin per fare ammettere a una virostar che «a distanza di due anni e mezzo il virus non si può combattere ancora con le restrizioni» e che «a pagare il conto dei nostri errori» non possono essere i giovani. Ha scritto proprio così, sulla Stampa, Antonella Viola, starlette in camice che ovviamente non ha potuto sottrarsi al meraviglioso dibattito scaturito nelle ultime ore attorno alla band. La materia del contendere è nota: alcuni epidemiologi hanno fatto appello ai Maneskin affinché cancellassero il loro grande concerto di domani perché l’evento coinciderebbe con il picco dei contagi della nuova ondata. La demente pretesa (annullare la data sarebbe inutile ai fini sanitari e dannosa sotto l’aspetto economico, senza contare la delusione dei fan) ha scatenato una discussione ancora più demente riguardo i comportamenti degli italiani. Magari il concerto alla fine si farà e sarà pure divertente, ma lo spettacolo offerto dalla nostra classe medica e intellettuale, al solito, è deprimente. La Viola ha scodellato numerose argomentazioni di buon senso a sostegno dei musicisti, ma è impressionante notare come questi ragionamenti arrivino soltanto ora, e soltanto perché si parla di alcuni musicisti vip poco vestiti. La dottoressa dice che non bisogna avvisare i giovani di irresponsabilità, si chiede perché non sia stato promosso l’uso degli antivirali, e noi invece ci domandiamo perché delle cure non si discutesse seriamente un anno fa, perché dei danni ai ragazzi si sia sempre ragionato con leggerezza e altre piccolezze di questo genere. C’è poi un aspetto della questione che risulta ancora più irritante. Grazie alla grottesca querelle sui Maneskin, i commentatori perdono tempo a discettare di vaccini e mascherine. La Viola vorrebbe che ci fosse più insistenza sulle quarte dosi, Massimo Gramellini si sporge dal trono per versare risentimento sugli italiani «ormai refrattari a ogni prudenza». Capito? Secondo questi il problema è che - di nuovo! - non si fanno abbastanza punture e che i connazionali stupidi non si coprono il viso. Tutto secondo copione, per carità, ma queste grottesche chiacchiere sui concerti stanno nei fatti oscurando temi ben più seri su cui si dovrebbero prendere decisioni nel più breve tempo possibile. Qualche esempio? Le strutture sanitarie chiedono di smetterla con i tamponi a tappeto che causano problemi ai reparti perché gonfiano il numero di positivi e costringono centinaia di medici a restare in isolamento. Persino un rigorista come Luca Zaia ora si spinge a chiedere che vengano reintegrati i medici non vaccinati guariti. Ebbene, vogliamo parlare pubblicamente di queste cose o no? Vogliamo provare a porre rimedio ai disagi concreti o dobbiamo ancora perdere tempo a insultare gli italiani irresponsabili e a blaterare su concerti e discoteche come se fossimo nel 2020? A quanto risulta, i più scelgono la seconda opzione e preferiscono cincischiare con i Maneskin. Purtroppo, certe tesi allucinanti vengono ribadite anche da professionisti dotati di qualche peso politico, come il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli. Costui dovrebbe occuparsi di fare tornare all’opera i non vaccinati sani, dovrebbe battersi per farla finita con il tamponamento di massa. O, in alternativa, dovrebbe tacere. Invece che fa? Beh, dichiara alla Stampa che ci siamo tolti le mascherine troppo preso. Che bisogna fare la quarta dose agli over 60. Che anche i «non fragili» rischiano. Che la prossima variante sarà più contagiosa. Che non ci sono ancora impianti per areazione meccanica nelle scuole (ma pensa...). E, soprattutto, che la nostra libertà costa migliaia di morti (anche qui: casi conteggiati come decessi covid a causa della solita fissa dei tamponi) e che dovremmo «rifarci allo spirito delle prime ondate per proteggere i fragili». Eh? Lo spirito delle prime ondate? Per favore, se nei reparti di neuropsichiatria ci sono ancora medici non positivi che possono lavorare, si precipitino a soccorrere il capo del loro ordine, e lo facciano subito. Non esistono ragioni «scientifiche» come si usa dire, per tenere le mascherine all’aperto, per insistere con i booster, per continuare con i tamponi alla carlona, per accusare gli italiani di comportarsi male. Però Anelli, per scroccare un titolo di giornale, snocciola le consuete baggianate che piacciano alla Cattedrale Sanitaria e, cosa peggiore, evita di esporsi sugli unici temi di cui dovrebbe davvero interessarsi. E va pure bene, santo cielo, figurarsi se ci facciamo amareggiare da così poco. Ci permettiamo però di dare allo stimato presidente un disinteressato consiglio: l’amico vuole ritrovare lo spirito delle prime ondate? Benissimo, si chiuda in casa con guanti e mascherina ed eviti di parlare per non spargete droplets.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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