2019-10-26
Educatori e asili nido non potranno mai sostituire la famiglia
Esce in Italia il libro capolavoro dello storico Christopher Lasch, che mostra la distruttiva azione a tenaglia di pensiero liberal e neoliberismo.Vogliono zittirci su Bibbiano ma fecero parlare le indagate. Nel 2018 Mantova ospitò l'evento sugli affidi Lgbt con le protagoniste di «Angeli e demoni». Ora però la sinistra locale boicotta il nostro libro.Lo speciale comprende due articoli.C'è un uomo che già nel 1977 aveva capito come sarebbe andata a finire. In quell'anno è uscito negli Stati Uniti Haven in Heartless World, capolavoro dello storico delle idee Christopher Lasch. Ora quel libro meraviglioso viene portato in Italia dall'editore Neri Pozza con il titolo Rifugio in un mondo senza cuore. La famiglia in stato d'assedio. E come si evince dal sottotitolo, l'opera di Lasch, benché scritta oltre 40 anni fa, parla del nostro presente. Il fatto è che Lasch individua con lucidità incredibile le ragioni della crisi della famiglia nella società occidentale, e mostra come la cultura progressista da un lato e il capitalismo sregolato dall'altro abbiano contributo a picconare l'ultimo «rifugio» degli uomini in un tempo sempre più oscuro. «I divorzi continuano ad aumentare, i conflitti generazionali si inaspriscono e il pensiero progressista vede nella famiglia una forma di repressione anacronistica», scriveva lo storico americano. Egli aveva individuato alcuni problemi fondamentali che, ad oggi, non solo non sono stati risolti, ma hanno finito per aggravarsi. Ad esempio «la convinzione generale che il lavoro sia più importante della famiglia induce le donne a scegliere di entrare nel mercato del lavoro e lasciare che i bambini crescano negli asili o per strada e siano educati dalla televisione».Come si vede già da questa affermazione, Lasch critica sia il modello neoliberista che tende a trasformare ogni individuo in forza lavoro sia la cultura di sinistra (quella femminista in particolare) che «ancora attribuisce alla famiglia la responsabilità delle ingiustizie inflitte alle donne» e vede nell'uscita da casa l'unica forma di liberazione possibile. Lasch è tagliente: «Le femministe non hanno dato risposte a chi sostiene che gli asili nido non rappresentano dei sostituti della famiglia. Non hanno dato risposte a chi sostiene che l'indifferenza ai bisogni dei giovani è diventata una delle caratteristiche di una società che vive solo al presente, definisce il consumo di prodotti come la forma più alta di soddisfazione personale e sfrutta le risorse esistenti con criminale disinteresse per il futuro». Secondo lo studioso «il movimento femminista, come il radicalismo culturale degli anni Sessanta da cui è nato, rispecchia semplicemente la cultura che vuole criticare». Ancora una volta, tuttavia, sarebbe troppo facile (nonché sterile) limitarsi ad attaccare l'ideologia liberal. Occorre invece prendere coscienza delle due forze che agiscono a tenaglia per eliminare la famiglia naturale. Una delle quali è per l'appunto il capitale. «La principale critica all'attuale organizzazione del lavoro è che costringe le donne a scegliere tra il desiderio di essere autosufficienti economicamente e i bisogni dei figli», scrive Lasch. «Invece di dar la colpa alla famiglia per questo stato di cose, dovremmo attribuirne la responsabilità alle inesorabili esigenze del mercato del lavoro. Invece di chiederci come le donne possano liberarsi dalla famiglia, dovremmo domandarci come riorganizzare il lavoro - rendendolo più umano - in modo che per le donne sia possibile competere economicamente con gli uomini senza sacrificare la famiglia o anche solo la speranza di una famiglia». Purtroppo, è evidente come queste domande sollevate dallo studioso statunitense alla fine degli anni Settante non siano state prese in seria considerazione. Già quando il saggio uscì in America fu molto contestato e interpretato in base alle convinzioni politiche binarie. I conservatori lo lodarono presentandolo come un libro «reazionario», invitando i lettori a non tenere conto della fuffa marxista che conteneva. In pratica, dunque, accolsero soltanto la parte di critica all'ideologia progressista. Gran parte del mondo liberal, invece, attaccò ferocemente l'opera, trattando Lasch (da sempre considerato «di sinistra») come una sorta di traditore. Mark Poser, ad esempio (come ricorda lo stesso Lasch in una prefazione scritta per l'edizione economica del saggio), scrisse che «magnificare la vecchia famiglia borghese significa idealizzare gli uomini e le donne che hanno dominato la società nel periodo aureo del capitalismo». Il risultato di queste incomprensioni è la situazione in cui ci troviamo oggi. Da un lato un mercato del lavoro sempre più oppressivo che tende a sradicare e isolare le persone. Dall'altro l'ideologia progressista che fa da foglia di fico al neoliberismo rivestendolo di una patina zuccherosa di «diritti». Ecco perché, adesso più che mai, è urgente leggere con attenzione l'opera di Lasch. Soffermandosi in particolare su alcuni passaggi, ad esempio quello in cui parla di educatori e asili nido.Lo storico spiega che il capitalismo, negli anni, ha esteso il suo potere sulla vita privata dei lavoratori esercitando una forma angosciante di controllo. Accadde così che «medici, psicologi, insegnanti, puericultori, funzionari dei tribunali minorili e altri professionisti cominciarono a vigilare sull'educazione del fanciullo, un tempo di competenza della famiglia». Vi ricorda qualcosa, questa descrizione? Se ci aggiungete le fissazioni rieducative della sinistra, ottenete il quadro perfetto dell'Italia di oggi: quella di Bibbiano e degli asili obbligatori per tutti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/educatori-e-asili-nido-non-potranno-mai-sostituire-la-famiglia-2641105768.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="vogliono-zittirci-su-bibbiano-ma-fecero-parlare-le-indagate" data-post-id="2641105768" data-published-at="1757802981" data-use-pagination="False"> Vogliono zittirci su Bibbiano ma fecero parlare le indagate Il 18 maggio 2018, a Mantova, nella sala degli Stemmi di Palazzo Soardi, si è tenuto un convegno intitolato «Affidarsi, uno sguardo accogliente verso l'affido Lgbt». Si trattava di un evento organizzato nell'ambito del Mantova Pride, il cui scopo era quello di «raccontare l'affido familiare a persone omosessuali, un fenomeno in grande evoluzione, anche nel nostro Paese». Per l'occasione furono invitati ospiti d'eccezione. Tra questi due persone che i lettori della Verità hanno imparato a conoscere bene: Federica Anghinolfi, assistente sociale dell'Unione Val d'Enza indagata nell'inchiesta «Angeli e demoni» sui fatti di Bibbiano e Fadia Bassmaji, responsabile dell'associazione Sinonimia, che ha curato la produzione del convegno. Non stupisce che la Anghinolfi e la Bassmaji abbiano partecipato a un incontro sull'affido arcobaleno. Queste due signore, secondo il giudice per le indagini preliminari di Reggio Emilia, sono da tempo «assai attive nella difesa dei diritti Lgbt». E non hanno condiviso soltanto la militanza ideologica. Nelle carte dell'inchiesta «Angeli e demoni» si legge che Fadia e Federica «risultavano avere avuto in passato tra loro una relazione sentimentale». A dirla tutta, le due non si sono limitate a parlare in pubblico di affidi a coppie omosessuali. Dalla teoria sono passate alla pratica. La Anghinolfi, in qualità di dirigente dei servizi sociali della provincia reggiana, si è spesa per dare in affidamento una bimba alla Bassmaji, sua ex compagna che si è unita civilmente a un'altra donna, tale Daniela Bedogni. Vale la pena ricordare tutti i dettagli della vicenda, perché sono piuttosto rilevanti ai fini della storia che stiamo per raccontare. La bimba data in affidamento alla Bassmaji e alla Bedogni è la piccola Katia, minorenne che suo malgrado si è guadagnata servizi sui telegiornali e sui quotidiani. Si tratta della bambina che fu scaricata da un'auto dalla madre affidataria e lasciata sotto la pioggia perché si rifiutava di accusare il padre naturale di abusi. Maltrattamenti mai avvenuti, che però le sue mamme volevano dimostrare a tutti i costi. Poiché la piccola non collaborava, Daniela Bedogni penso bene di infuriarsi con lei e farla scendere dalla macchina gridandole: «Porca puttana vai da sola a piedi... Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più scendi! Scendi!». La Bedogni non era nuova a esternazioni di questo genere. Sempre nelle carte dell'inchiesta reggiana, il giudice spiega che la donna «si dimostra instabile e del tutto convinta del proprio ruolo essenziale [...] di natura “salvifica" a favore della minore», cioè della piccola Katia. In alcune intercettazioni ambientali, si sente la Bedogni esprimersi con «urla deliranti in cui manifestava il proprio odio contro Dio con ininterrotte bestemmie di ogni tipo alternate d' improvviso a canti eucaristici». In altre occasioni, la signora ha dato luogo a «interi colloqui con persone immaginarie», a «deliri improvvisi in cui [...] immagina situazioni inesistenti» e poi, ancora, «sproloqui di ogni tipo, sempre intervallati da bestemmie e canti eucaristici». Il giudice dettaglia: «In totale evidenza di squilibrio mentale, mentre si trova da sola in auto, urla ininterrotte bestemmie, instaura veri e propri discorsi con soggetti immaginari di cui imita le voci». Diciamo che, almeno a una prima impressione, non sembra proprio la persona più adatta a cui affidare una bambina, per altro con una situazione di disagio e fragilità alle spalle. Eppure i servizi sociali bibbianesi l'hanno ritenuta idonea all'affido. Come mai? Forse perché Federica Anghinolfi era molto legata a Fadia Bassmaji. O forse perché l'affido Lgbt era uno degli obiettivi dell'assistente sociale reggiana. O, più probabilmente, entrambe le cose. Comunque sia, nel convegno tenutosi a Mantova nel 2018 sia la Bassmaji sia l'Anghinolfi sono salite in cattedra per magnificare le virtù degli affidi arcobaleno, cioè quelli che mettevano in pratica con così tanta cura. Le istituzioni mantovane, a quanto risulta, le tennero in grande considerazione. Oltre all'Arcigay, a sponsorizzare la manifestazione si impegnarono sia il Comune che la Provincia, che concessero il patrocinio. E adesso veniamo ai giorni nostri. Oggi alle 17,30 a Mantova è in programma un incontro intitolato «Sulla pelle dei bambini». Tra i partecipanti ci sono l'avvocato Camilla Signorini, presidente di un club Forza Silvio (area Forza Italia, dunque); l'assessore del Comune di Roncoferraro Roberto Archi (di Fratelli d'Italia) e il sottoscritto, in qualità di autore (assieme ad Antonio Rossitto) del libro Bibbiano. I fabbricanti di mostri, pubblicato da La Verità e Panorama. L'incontro - per una singolare coincidenza - dovrebbe svolgersi proprio nella sala degli Stemmi di Palazzo Soardi, la stessa in cui la Anghinolfi e la Bassmaji tennero il loro convegno nel 2018. Solo che, a differenza dell'incontro sugli affidi Lgbt, l'evento su Bibbiano non ha suscitato molto apprezzamento da parte della sinistra mantovana, anzi. Anpi e Sinistra italiana, da alcuni giorni, stanno facendo pressione affinché la concessione della sala venga revocata. A quanto pare, gli amici progressisti non gradiscono che nella loro città si parli dei fatti della Val d'Enza. Del resto qualche mese fa il sindaco mantovano del Pd, Mattia Palazzi, ha denunciato tre militanti di Casapound, colpevoli di avere affisso su alcuni cassonetti e cartelli gli ormai celebri adesivi con la scritta «Parlateci di Bibbiano». Anche questa volta Casapound è il pretesto per invocare la mordacchia. Sia l'Anpi sia Sinistra italiana (oltre che i centri sociali mantovani) hanno chiesto la revoca della sala sostenendo che l'incontro di oggi sia organizzato dal movimento di destra. A Mantova, come in altre città, prima di ottenere uno spazio pubblico bisogna sottoscrivere una assurda «dichiarazione di antifascismo» (inutile visto che ci sono già le leggi italiane a proibire la ricostituzione del partito fascista). Poiché Casapound rifiuta di firmare tale dichiarazione, non può avere accesso a sale e salette. Piccolo problema: l'incontro a cui parteciperà anche il sottoscritto non è organizzato da Casapound, ma da una associazione chiamata Il Volante. Sarà presente, in qualità di moderatore, Ronni Bottazzi, che è il referente locale del movimento della tartaruga. Resta che i simboli di Casapound non compaiono da nessuna parte. Insomma, le accuse di fascismo si rivelano, per l'ennesima volta, una scusa per mettere in pratica la censura. Mentre scriviamo, la concessione della sala non è stata revocata, anche perché si tratterebbe di un atto inaudito, dato che all'incontro partecipano esponenti di schieramenti politici diversi e non certamente pericolosi estremisti. Il sindaco del Pd si è limitato a constatare che lo spazio è stato chiesto e ottenuto in modo legittimo, ma ha dovuto aggiungere che su Bibbiano si sta «speculando politicamente». Per quanto ci riguarda non raccontiamo questa vicenda onde atteggiarci a vittime. Ci interessa piuttosto notare quanto sia grottesca tutta la situazione. La sinistra non ha avuto niente da ridire quando la sala degli Stemmi è stata utilizzata per fare propaganda agli affidi Lgbt. Quando si è scoperto come questi affidi venissero gestiti dalla Anghinolfi e dalle sue amiche, poi, nessuno ha fiatato. Il Pd non si è espresso, l'Arcigay non ha commentato, l'Anpi è rimasta in silenzio. Nessuno che abbia detto una parola sulla piccola Katia maltrattata dalla coppia arcobaleno a cui era stata affidata. In compenso, il sindaco democratico ha denunciato chi sollecitava il suo partito a esprimersi su Bibbiano, mentre le associazioni progressiste si sono mobilitate in massa per impedire il nostro convegno. A quanto pare, ai cari progressisti danno più fastidio le inchieste giornalistiche su Bibbiano delle «mamme arcobaleno» che bestemmiano e abbandonano le bambine sotto la pioggia perché rifiutano di accusare i genitori naturali.