2019-09-16
Ecco i renziani pronti a uscire dal Pd. E ci sono già i finanziatori del nuovo partito
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Domani l'ex segretario Matteo Renzi lancia l'uscita dai dem. Insieme con lui usciranno altri 4 senatori e circa 20 deputati del Pd. Nel frattempo aumentano le donazioni per il nuovo partito. Davide Serra ha versato 90.000 euro, Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli 50.000. Maria Elena Boschi solo 1000. Promessa e smentita per mesi - a poche ore dall'insediamento di sottosegretari e viceministri del governo giallorosso di Giuseppe Conte - la scissione dal Partito democratico di Matteo Renzi è ormai a un passo. Per tutta la giornata di lunedì 16 settembre non si è parlato altro che di quello che potrebbe accadere martedì 17, quando l'ex segretario del Pd annuncerà prima in un'intervista a Repubblica e poi a Porta a Porta la creazione di nuovi gruppi parlamentari. I nomi degli scissionisti circolano da ore sulle chat dei deputati dem. Al Senato a seguire Renzi saranno il ministro Teresa Bellanova, l'ex tesoriere Francesco Bonifazi, poi Davide Faraone e Nadia Ginetti. Alla Camera ci dovrebbero essere Marco Di Maio, Ettore Rosato, Mattia Mor, Gennaro Migliore, Maria Elena Boschi, Anna Ascani, Luciano Nobili, Michele Anzaldi, Luigi Marattin, Ivan Scalfarotto, Silvia Fregolent, Lucia Annibali e Roberto Giachetti. Quest'ultimo ha appena lasciato la direzione del Pd, ma si mormora sia ancora incerto se uscire anche dal gruppo parlamentare. In totale sono 18, ma alla Camera si prevedono altre defezioni, con tutta probabilità quelle di Mauro Del Barba e di Gianfranco Librandi sempre dem, ma anche di alcuni deputati di Forza Italia che potrebbero entrare nei nuovi gruppi. In totale si ragiona su 5 senatori e almeno 25 parlamentari. Si tratta di una pattuglia che potrebbe diventare a poco a poco decisiva per le sorti del governo. Ma per quale motivo uscire dopo aver sostenuto questo esecutivo? I renziani avevano provato alcune settimane fa a accusare la mancanza di «toscani» nella compagine governativa. Non ha attecchito dal punto di vista mediatico. Ora sembra che il tormentone possa essere il possibile rientro di Leu, con Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani. Ma in realtà da quelle parti - eredi di Pci e Ds - nessuno sembra volersi muovere. E allora perché spaccare? La fiducia all'esecutivo potrebbe rappresentare un'ottima arma per tenere sotto scacco Conte per diversi motivi, in particolare le nomine nelle partecipate del prossimo anno, (Eni, Leonardo e Enel su tutte), e magari farsi valere anche tra due anni quando ci sarà da eleggere il nuovo presidente della Repubblica, sempre che la legislatura non si interrompa prima. Tra gli uscenti anche il ministro per le Pari opportunità Elena Bonetti, che non è parlamentare.Restano nel Pd il capogruppo a palazzo Madama Andrea Marcucci - renziano di ferro nonché tesoriere del gruppo - ma anche Graziano Delrio alla Camera. Rimane Luca Lotti, che non sarebbe convinto della mossa dell'ex presidente del Consiglio come Dario Parrini. Come lui resta nel Pd anche Lorenzo Guerini, attuale ministro della Difesa. Prima i gruppi parlamentari, poi un partito che sarà con tutta probabilità presentato alla Leopolda il 18 ottobre. Nel frattempo sulla pagina web del Comitati di Azione Civile, nuova realtà renziana dopo la Fondazione Open, ci sono già i finanziatori della nuova creatura politica. Da giugno a oggi le donazioni sono aumentate. Settembre non è ancora chiuso. Ma già tra luglio e agosto risultano i finanziamenti del finanziere amico Davide Serra (90.000 euro), della società di Librandi, la Tci Comunicazioni di Saronno (10.000 euro), c'è anche Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli (50.000 euro) e ancora Daniele Ferrero, amministratore delegato della cioccolateria Venchi (100.000 euro). Insieme con loro molti deputati. Boschi ha versato solo 1000 euro.
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