Tra ex senatori ed ex consiglieri regionali ne paghiamo quasi 5.000, alcuni dei quali particolarmente scandalosi. Come quello del calabrese invalido al 100% che gioca a basket ed è stato arrestato con l'accusa di essere uno strumento della 'ndrangheta. Il giorno del taglio dei vitalizi Luigi Di Maio deve aver un po' esagerato con i brindisi se è arrivato a dichiarare che l'Italia attendeva il provvedimento da sessant'anni. Sessant'anni fa gli onorevoli in pensione si contavano sulle dita di una mano e di certo le somme che percepivano, non essendo ancora lievitate per effetto dei continui aggiustamenti al rialzo, non suscitavano lo scandalo di oggi. Tuttavia, comprendiamo l'esultanza di Giggino, perché noi al pari di lui ci siamo battuti contro il privilegio che consentiva a chi era stato parlamentare per una sola legislatura di campare tutta la vita sulle spalle degli italiani. Ciò detto, nell'entusiasmo generale non vorremmo che ci si dimenticasse degli altri vitalizi. Già, perché se alla Camera la pensione degli eletti è stata limata e non di poco, altrove resiste e, in alcuni casi, addirittura aumenta. Al Senato la misura che doveva sforbiciare la pensione della Casta, per esempio, è sparita dai radar dei lavori d'aula. Dopo qualche giorno di discussione, infatti, il provvedimento è stato inghiottito dalle sabbie mobili del Palazzo e prevediamo che non riemergerà prima dell'estate, con il risultato che passate le vacanze in pochi si ricorderanno del taglio da approvare. E dire che i pensionati della nostra Camera alta non sono pochi. Secondo l'ultimo rapporto sul sistema previdenziale, i vitalizi diretti, cioè quelli liquidati agli ex senatori, sono 891, mentre gli indiretti, quelli pagati alle vedove o agli eredi, sono 378. Quasi 1.300 persone che ogni anno si mettono in tasca poco meno di 80 milioni, con una pensione media che oscilla fra i 47.000 e i 68.000 euro l'anno, ovviamente lordi. E se la spesa per gli ex senatori non è poca cosa, ancor più pesante è l'assegno staccato dalle Regioni. In totale a beneficiare di un vitalizio sono 3.538 ex consiglieri, spesso senza limite di età. Il tutto alla fine dell'anno costa agli italiani più di 150 milioni di euro. Ogni pensionato in media incassa 42.000 euro lordi l'anno, ma come sempre la media dice poco, perché ci sono Regioni come la Toscana che liquidano vitalizi per 27.000 euro lordi (meno di 1.500 euro netti mensili) e altre come la Puglia che invece con gli appartenenti alla Casta si dimostrano assai più generose, regalando agli ex un assegno di 77.000 euro l'anno (all'incirca 4.000 euro netti al mese). In genere si tratta di Regioni che non sono in lizza per il premio al miglior bilancio o per la classifica dell'oculata gestione. A spendere di più per i consiglieri, regalando vitalizi d'oro, sono infatti, oltre alla Puglia, la Sicilia, la Sardegna, il Lazio e la Campania, che guarda caso sono anche le Regioni che erogano il maggior numero di vitalizi. Tradotto, non solo pagano di più delle altre, ma hanno una media di «vitaliziati» che si aggira intorno ai 300 ciascuna. Le sorprese tuttavia non sono finite, perché a scrutare le tabelle in cui sono riassunte le cifre che riguardano quella particolare categoria di privilegiati che sono i consiglieri regionali, si scopre che in Italia c'è un vitalizio ogni 17.000 abitanti, ovvero ci sono 17.000 italiani che mantengono un consigliere regionale pagandogli la pensione. Tuttavia, come nel caso del «peso» degli assegni, la media tradisce la realtà. Già, perché se in Lombardia di mantenuti ce n'è uno ogni 45.000 abitanti, altrove si esagera. Un esempio? In Molise ogni 3.852 abitanti c'è un vitalizio e in Sardegna ogni 5.300. Non sono da meno neppure la Basilicata e il Trentino Alto Adige, che si giocano il posto in classifica con circa 5.600 contribuenti per «vitaliziato». Nessuna tra le altre Regioni però batte il record della Calabria, che non detiene il primato di spesa per le pensioni ai politici, ma ne ha uno tutto suo, ovvero può vantarsi di avere un baby pensionato della politica, che alla giovane età assomma pure il merito di essere finito in galera. Il fortunato risponde al nome di Alberto Sarra, già braccio destro del governatore Giuseppe Scopelliti. Come racconta Mario Giordano in Vampiri, eletto in Consiglio regionale, nel 2010 Sarra subisce uno choc emorragico e per tale motivo l'ufficio di presidenza gli attribuisce un'invalidità permanente del 100 per cento, cui corrisponde un vitalizio da record di 7.490 euro lordi, con pagamento di arretrati per 225.000 euro. Così a 44 anni il consigliere si ritrova a essere un pensionato d'oro. Ma, direte voi, il poveretto ha un'invalidità del 100 per cento. Vero. Tuttavia, la grave malattia che lo ha colpito non gli ha impedito di intraprendere una carriera di sottosegretario alla presidenza del Consiglio regionale calabrese e di svolgere con scrupolo il nuovo ruolo, inaugurando strade, gestendo trattative sindacali e partecipando a numerosi impegni istituzionali. Né gli ha impedito di continuare a essere compagno di partite di basket del governatore calabrese. Un miracolo? Sì, ma quello che viene dopo è ancora più sorprendente. Nel 2016 il baby pensionato con il vitalizio d'oro viene arrestato con accuse da far tremare le vene dei polsi, in un'inchiesta che mette nel mirino 'ndrangheta, politica e massoneria. Secondo i pm l'invalido al 100 per cento era lo «strumento esecutivo della 'ndrangheta» per infiltrare le istituzioni. Insomma, un «vitaliziato» con il vizio. Che da allora nonostante le accuse si vede accreditare un bonifico mensile di circa 7.500 euro lordi. E non li volete abolire?
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)
- Individuata dagli Usa una base sotterranea finora ignota, con missili intercontinentali lanciabili in tempi ultra rapidi: un duro colpo alla deterrenza del resto del mondo. La «lezione» iraniana: puntare sui bunker.
- Il regime vuole entrare nella ristretta élite di Paesi con un sistema di sorveglianza orbitale. Obiettivo: spiare i nemici e migliorare la precisione delle proprie armi.
- Pyongyang dispone già di 30-50 testate nucleari operative e arriverà a quota 300 entro il 2035. Se fosse attaccata, per reazione potrebbe distruggere Seul all’istante.
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Aperto fino al 30 settembre il 4° Maxi Avviso ASMEL, che aggiorna le liste per 37 profili professionali. Coinvolti 4.678 Comuni soci: la procedura valorizza la territorialità e punta a rafforzare i servizi pubblici con personale radicato.
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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