2019-08-12
Renzi è tornato e vuole l’ammucchiata
Renzi è tornato e lo ha fatto a modo suo, cioè venendo meno alla parola data. Aveva iniziato la legislatura promettendo che sarebbe stato il senatore semplice di Scandicci e giurando che mai avrebbe appoggiato un'alleanza fra Movimento 5 stelle e Pd, ma ieri, con un'intervista al Corriere della Sera, ha annunciato di aver cambiato idea, provando a riprendersi il partito di cui è stato segretario e anche il governo e tenendo a battesimo una santa alleanza contro Salvini, con dentro (...) (...) tutti, grillini e piddini per primi. In questo modo Renzi dimostra che ancora una volta delle volontà degli italiani non gliene importa nulla. Gli elettori, meno di tre mesi fa, hanno votato in massa per la Lega? E chi se ne importa: noi, con un accordo di Palazzo, possiamo decidere di tener fuori il partito di Salvini da ogni decisione. Gli elettori del Pd hanno scelto Nicola Zingaretti per chiudere la stagione dello stesso Renzi? Per il medesimo Renzi la decisione vale meno di zero, così come conta nulla quello che ha detto l'altroieri il segretario e ciò che ha deciso la direzione nazionale del partito. Mentre l'uomo che lo ha sostituito alla guida del Pd e gli organi statutari chiudono ai 5 Stelle e a un governo elettorale, Renzi apre agli uni e all'altro.Oh, certo, per scansare le critiche lo chiama «governo istituzionale», allo scopo di salvare il Paese e, ovviamente, non dice di averci ripensato, sull'alleanza con i grillini. No, spiega che non si deve andare a elezioni adesso perché altrimenti scatterebbero le clausole sull'Iva e, già che ci siamo, dopo averla nel passato criticata sdogana la riforma del numero dei parlamentari come vorrebbero Luigi Di Maio e compagni, ben sapendo che quella è la scappatoia per fuggire dal voto, in quanto una volta varato il taglio degli onorevoli serve un referendum e dopo quello c'è bisogno di ridisegnare i collegi e di conseguenza anche la legge elettorale. In pratica Renzi, tornato alla guida del Pd oscurando Zingaretti e ignorando il voto degli elettori del partito e anche quello degli italiani, disegna una road map che prevede una legislatura senza interruzioni almeno fino al 2021. Ma poi ci sarà qualche ragione che giustificherà, se necessario, se cioè il fenomeno Salvini non si sarà sgonfiato o non ci sarà stata qualche inchiesta della magistratura che ha contribuito a farlo, un altro allungo, perché nel 2022 c'è da votare il nuovo presidente della Repubblica e non si può lasciare nelle mani del Capitano leghista la decisione su una carica istituzionale tanto importante: Salvini non ha il senso delle istituzioni. Requiem. Per le istituzioni, ovviamente, che vengono prese in ostaggio da un tipo che giurò di lasciare la politica il 4 dicembre di tre anni fa, ma invece, da allora, non ha fatto altro che tessere intrighi e manovre in barba al volere degli italiani, i quali trasformarono il referendum costituzionale in un referendum contro di lui, mentre l'ex presidente del Consiglio, a forza di storytelling, si è raccontato un finale in cui più del 40 per cento degli elettori si è dichiarato a suo favore e da lì vuole ripartire.L'ultimo intrigo è appunto il governo istituzionale. Una innaturale alleanza, come abbiamo più volte scritto temendo che prendesse corpo. Ma che avrà come scopo di sottrarre agli italiani il diritto di voto, un esercizio che fa paura alle élite e alla nomenklatura, le quali ogni volta che dalle urne escono indicazioni diverse da quelle da loro auspicate, sono pronte ad annullare la consultazione, addirittura a invocare il dovere di togliere il diritto di voto agli italiani che non votano come loro vorrebbero. Del resto, come ha spiegato ieri Eugenio Scalfari, il vero popolo è una minoranza. Il resto è popolino che si fa gabellare da personaggi come Salvini, un figuro che per l'ex direttore di Repubblica, se vincesse diventerebbe un dittatore. Lo dice uno che se ne intende, che da giovane scriveva per un giornale fascista e da vecchio sollecita la borghesia a ribellarsi al voto.Povera Italia. Con la scusa dell'Iva, della finanziaria da varare (come se nel passato non si fossero votate manovre sul filo di lana, cioè a fine anno), una classe politica e intellettuale sconfitta dalla storia e dagli elettori si mette di traverso allo scopo di conservare il potere. Dentro tutti. Renzi, Grillo, Grasso, Scalfari, forse ci si vorrebbe mettere pure Berlusconi: un'alleanza multicolore con un solo scopo, ovvero impedire con la scusa della dittatura in arrivo, ciò che di più democratico c'è, ossia il voto. Che fino a ieri si detestassero, che Renzi dicesse le peggiori cose dei grillini e viceversa, poco importa. La paura fa dimenticare tutto. Anche la dignità.
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)