2018-08-02
«Repubblica» si inventa l’apartheid matematico
Il quotidiano intervista uno studioso per teorizzare che diventeremo segregazionisti «anche se siamo xenofobi solo al 33%».Ma ve lo volete mettere in testa che siete un branco di inguaribili razzisti? Ve lo dicono tutte le sere, a spese vostre e per il vostro bene, i tg della Rai, che non raccontano mai bugie (vero?), ma voi fate finta di non capire. Ve lo spiegano bioeticisti e neurobiologi, già pronti con la curetta ormonale, ma voi continuate a fare orecchie da mercante, insensibili come siete. Adesso però non potete più far finta di nulla: perché, grazie all'impareggiabile opera rieducativa di Repubblica, a certificare la vostra inclinazione xenofoba arriva «la matematica», anzi «solidi studi matematici» con tanto di «modelli computazionali».Di che si tratta, cari lettori populisti e razzisti? Ieri Repubblica, a corto di orazioni civili di Roberto Saviano, ha convocato d'urgenza Lucio Biggiero. E chi è? Non provate a fare i vaghi: la legge non ammette ignoranza. Come fate a non sapere che è un docente di organizzazione aziendale all'Università de L'Aquila? Se per caso Saviano rallenta per qualche minuto e si sposta in corsia di emergenza, il professor Biggiero ingrana la quinta e va in corsia di sorpasso: «Con i modelli sulla segregazione razziale si può dimostrare che per generare una società segregazionista non è necessario essere né intenzionalmente né totalmente razzisti, e neanche esserlo al 50%».Come vedete, l'illuminato docente in tre righe ci fa capire subito tre cose. La prima: rischiamo di diventare una società «segregazionista»: roba da Ku Klux Klan, roba da schiavitù nelle piantagioni in Alabama. Chiamate un nuovo Martin Luther King (disponibile al momento c'è solo il solito Saviano)! Convocate una novella Rosa Parks (per ora s'è fatta viva soltanto la Boldrini)! Seconda cosa: potete essere razzisti senza volerlo. Il luminare intervistato da Repubblica è buono, è empatico, vi capisce: spiega che non è colpa vostra se siete così. Potete essere intolleranti e xenofobi, ma a vostra insaputa. Insomma, fate un po' schifo, ma Repubblica vuole salvarvi lo stesso. Terzo: non occorre essere del tutto razzisti, basta esserlo anche solo un po' per far intervenire il pronto soccorso progressista di largo Fochetti. Razzisti al 100%? Al 75%? Al 50%? Come sapete, a Repubblica operano scienziati eccezionali: hanno già inventato il razzistometro, strumento utile per la misurazione ascellare (volendo, ci sono anche altre forme di misurazione, ma non entriamo nei dettagli) del vostro tasso di xenofobia. Ecco, il Professore spiega che basta il 33%. E porta le fonti: «Thomas Schelling, premio Nobel nel 2005, dimostrò che è sufficiente un dosaggio di razzismo superiore al 33%». E chi siete voi per contraddire un Nobel, oltre che un esperto di modelli computazionali?Il titolo dell'intervista parla chiaro («Ci vuole poco a diventare razzisti: ce lo spiega anche la matematica»), e Biggiero mette subito le carte sul tavolo: «Negli stati razzisti americani i neri non potevano risiedere negli stessi quartieri o stare nelle stesse scuole o autobus dei bianchi». Beh, a questo punto voi immaginerete che la giornalista di Repubblica l'abbia fermato dicendogli che non è esattamente questa la situazione italiana… Macché, siete voi che non capite: lasciate parlare lo scienziato. C'è una segregazione anche da «razzismo a basse dosi»: anche «bassi livelli di intolleranza» alimentano la «dinamica segregazionista». Voi, che magari vivete a Quarto Oggiaro o a Tor Bella Monaca, o che forse i mezzi pubblici li prendete per davvero, potreste avere qualcosa da obiettare: ma chi siete per contraddire Repubblica?E infatti la spiegazione del vostro comportamento arriva poco sotto, quando il luminare spiega che ci sono i «protorazzisti» (occhio, vi ha individuato), «quelli che lo sono solo un po' e hanno buon gioco a negare che ci si trovi di fronte a un pericolo di razzismo». Insomma, si comincia con poco, nel frattempo si nega, e poi chissà dove si va a finire.Ecco, dove si può andare a finire? Ve lo spiega il Prof : «La possibilità di generare una società totalmente razzista a partire da comportamenti individuali debolmente razzisti ricorda molto i meccanismi che hanno portato all'organizzazione dello sterminio di massa degli ebrei». Capito? Ci si distrae un attimo e torna il nazismo, con le deportazioni e i campi di concentramento. Fermiamoci qui. Se non parlassimo di cose drammaticamente serie, anzi tragiche, ci sarebbe perfino da sorridere di questo tentativo di Repubblica di colpevolizzare preventivamente un popolo, di mettere a mezza Italia un marchio di razzismo. Resta solo un piccolo sogno. Che giunga un Trump italiano capace di dire a certi giornaloni quello che Trump disse a un inviato della Cnn: «You are fake news».
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
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Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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