2022-08-18
E Renzi si offre già da interlocutore
Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Il leader di Iv attacca Andrea Crisanti e flirta con il presidenzialismo. Nel mirino c’è il futuro esecutivo di centrodestra, per cui spera di essere prezioso. Con buona pace di Carlo Calenda.Furbo come una strega, rapido e volpino come un mercante in un suk, Matteo Renzi si prepara alla prossima piroetta. Va dato atto all’ex premier di una vitalità ammirevole, e anche di una notevole dose di realismo nell’aver capito - da subito - che l’incancellabile odio nei suoi confronti da parte di Enrico Letta e della vecchia «ditta» Pd non gli avrebbe lasciato alcuno spazio a sinistra. Dunque, senza elemosinare ciò che comunque non gli sarebbe stato concesso, Renzi si è immediatamente posto in posizione terza, anche nei giorni in cui Carlo Calenda baciava Letta sulla guancia. Ha atteso qualche giorno, giusto il tempo di raccogliere Calenda in mezzo a una strada (privo di firme e dunque senza possibilità di presentarsi), e poi, con callida generosità, gli ha lasciato il ruolo di frontman del terzo polo, con tanto di cognome scritto a caratteri cubitali nel simbolo. Ma poi il leader di Italia viva ha cominciato a fare da sé. Mentre Calenda, mostrando scarso senso politico, si è messo a offendere Silvio Berlusconi (solo chi non conosce l’abc della politica può pensare di sottrarre voti a Forza Italia insultandone il leader, a cui i suoi elettori sono in ogni caso affezionati), Renzi ha adottato una linea opposta: ogni giorno, attacca selvaggiamente il Pd. Primo indizio? La reiterata polemica con Luigi Di Maio, nel frattempo «adottato» dal Nazareno. Secondo indizio? L’efficace affondo contro le epurazioni orchestrate dal segretario Pd nella scelta delle candidature («Sulle liste, Letta è stato guidato dal rancore personale»). Terzo indizio? Il feroce sarcasmo riservato al neocandidato dem Andrea Crisanti («Se vince la linea Pd-Crisanti, al primo raffreddore finiamo tutti in quarantena»). Poco importa che, secondo tradizione, la coerenza non interessi granché a Renzi, socio fondatore di quel governo Conte bis che inchiodò gli italiani a restrizioni inaudite. Per il senatore toscano, ciò che conta - adesso - è cogliere ogni occasione per sparare a palle incatenate contro Letta. Diranno i renziani, secondo un giustificazionismo da manuale: ma lui attacca la sinistra proprio per rendersi elettoralmente sexy presso una quota di elettori di destra. E c’è del vero: se la lista centrista supererà lo sbarramento, realisticamente lo farà proprio grazie a uno spicchio di elettori non di sinistra.Eppure, come sempre con Renzi, non è il caso di fermarsi alla prima e più banale chiave di lettura. Sì, certamente Renzi usa le punture di spillo contro il Pd per massimizzare il consenso dove può raccoglierlo (non a sinistra), ma, una volta salvata la pelle (elettoralmente parlando), Renzi ha in mente altro. Mentre Calenda - alla fine della fiera - resta un uomo che ha in testa una prospettiva socialdemocratica, Renzi preferirebbe (piano a) un risultato elettorale confuso tale da rendere determinanti i voti centristi, oppure (piano b) un centrodestra vincente ma non del tutto autosufficiente. A quel punto, la pattuglia centrista potrebbe offrirsi per un gioco di sponda, ovviamente alzando il prezzo. Già nei giorni scorsi non è sfuggita ai più attenti la sortita di Renzi sul presidenzialismo («Non condivido l’allarme per l’elezione diretta»). Così, in un colpo solo, l’ex premier si è sfilato dall’armata Brancaleone della sinistra intenta a descrivere un’eventuale vittoria di Giorgia Meloni come una nuova marcia su Roma, ed è tornato su un suo cavallo di battaglia, le riforme istituzionali, offrendosi neanche troppo subliminalmente come interlocutore della probabilissima nuova maggioranza. Non ci stupiremmo, in questo quadro, se a un certo punto (la sera del 26 settembre) Renzi presentasse il conto anche a Calenda, rinfacciandogli la generosità di Italia viva e rimproverandogli una gestione non efficace della campagna elettorale, con ciò rimettendosi totalmente in proprio. Sta di fatto che ieri, per la prima volta, lo stesso Calenda ha tentato di accreditarsi come equidistante dai poli maggiori. Però lo ha fatto a modo suo, non tenendo a bada un ego incontenibile, e paragonandosi con irresistibili effetti comici a Elon Musk. Il capo di Tesla, infatti, aveva twittato: «Io sostengo l’ala sinistra dei Repubblicani e l’ala destra dei Democratici». E Calenda, con sprezzo del ridicolo, ha commentato: «Mi ricorda qualcosa». Vedremo se ci sarà pure un’opa di Azione su Twitter e un lancio nello spazio direttamente da Capalbio. Ma mentre Calenda twitta dalla sala degli specchi, Renzi pensa già al post-elezioni.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)