2021-09-07
«Riecco il comunismo. I cristiani devono farsi trovare pronti»
Rod Dreher (Getty Images)
Parla l'autore americano Rod Dreher: «Il totalitarismo di oggi è più sottile, ma lavora per spazzare via tutti coloro che osano dissentire».Rod Dreher è uno dei pensatori più originali d'Occidente. Americano, cristiano, conservatore molto attento al mondo che lo circonda, brillante polemista. Con il bestseller L'opzione Benedetto (tradotto da Edizioni San Paolo) si è fatto conoscere in tutto il mondo, e ora torna sul luogo del successo con un libro denso e importante: La resistenza dei cristiani. Manuale per fedeli dissidenti (Giubilei Regnani editore). Nel suo nuovo libro lei sostiene che la società americana, e forse l'intera società occidentale, inizia a ricordare la società comunista. Non pensa che sia un po' esagerato? «Non sono io a dirlo, ma persone che hanno vissuto sotto il comunismo. Ho incontrato e intervistato queste persone: non vedono una ripetizione totalmente identica del comunismo. Non c'è un ritorno dei gulag o di Stalin, della polizia segreta. Quello che vedono è un impegno della sinistra militante a creare una società perfetta, una sorta di utopia. La sinistra spinge una visione politica che avvolge ogni angolo dell'esistenza: negli Stati Uniti non si parla d'altro che di coscienza razziale e di gender». In effetti, un po' alla volta, sta iniziando a succedere anche da noi. «Negli Stati Uniti una nota azienda di cereali ha messo in commercio un prodotto speciale per i bambini ispirato all'ideologia Lgbt. Sulla confezione si invitano i piccoli a inventare “i loro pronomi". Nella società sovietica si diceva che ogni ambito della società doveva essere orientato alla rivoluzione. Oggi succede lo stesso con l'ideologia gender». E chi si oppone viene trattato come un mostro, un reazionario, un fascista. «Le persone di cui parlavo prima, che hanno vissuto sotto il comunismo, vedono che oggi nella società occidentale si deve fare molta attenzione a ciò che si dice. Perché se si dicono le cose sbagliate si rischia di perdere il proprio lavoro, perfino gli amici. Ed è incredibile che tutto ciò accada in una democrazia liberale». Ma davvero è così incredibile? Non pensa che la deriva che sta descrivendo sia semplicemente il naturale approdo dell'ideologia liberale, una sorta di «liberalismo reale»? «Quello che ho descritto è ciò che succede in una società che non ha più il senso della trascendenza né valori comuni. John Adams, che fu presidente degli Stati Uniti, diceva che la Costituzione americana può funzionare soltanto per persone che hanno valori morali e religiosi. Lo stesso vale per il liberalismo: può funzionare soltanto in una società cristiana. Il fatto è che oggi viviamo in una società postcristiana, in cui non tutti accettano i valori cristiani. Oggi interessa soltanto il potere. Io voglio una società in cui ciascuno possa dire ciò che vuole. Ma questo oggi non è più possibile. Il liberalismo è morto, sostituito dalla lotta per il potere». Come si reagisce a tutto ciò? «L'anno scorso sono stato per tre mesi in Ungheria. Io credo che Viktor Orban abbia compreso la situazione attuale molto più dell'establishment conservatore occidentale». Che c'entra Orban con il discorso sul liberalismo che facevamo poco fa? «Cerco di spiegarmi. In America i conservatori, per lungo tempo, hanno provato a combattere la sinistra mostrando quanto poco fosse onesta, quanto fosse scorretta. Continuano a farlo, in realtà. Ma purtroppo non funziona. I conservatori giocano secondo le regole del liberalismo classico, ma la sinistra non lo fa». Comincio a capire. Ma facciamo un esempio concreto. «Amazon ha deciso di non vedere più libri che presentino il transessualismo come un problema psichico. Già questo è curioso: si può comprare il Mein Kampf ma non un libro che potrebbe indisporre i trans… Ma andiamo oltre. Dicevo: Amazon, secondo le regole del liberalismo classico, può fare ciò che vuole, essendo una azienda privata. Il problema è che Amazon controlla il 70% del mercato librario, quindi se smette di vendere un certo tipo di libri nei fatti cancella una intera area culturale».E questo non è molto liberale, nei fatti. Insomma, il gioco è truccato. Funziona così anche da noi: i progressisti non si fanno molti scrupoli a imporre la propria ideologia. E la destra favorevole alla libertà di pensiero spesso rimane fregata. Succede nel mondo editoriale, nel cinema, nelle università…«L'università è sempre stata un luogo che si contraddistingueva per la tolleranza, ma ora non lo è più. I pensatori “non conformi" rischiano addirittura di perdere il lavoro». Torniamo un attimo su Orban, però. La via da seguire è quella ungherese?«Orban ha capito che cosa sta accadendo. E rifiuta di finanziare la proliferazione dei gender studies nelle università ungheresi. Ha fatto approvare anche una legge per fermare la propaganda Lgbt rivolta ai bambini, perché vede che cosa è successo negli Stati Uniti». Insomma, se i progressisti giocano sporco diventa necessario rispondere forzando un poco i limiti del liberalismo. Come ha fatto l'Ungheria imponendo dei paletti ai media. «In passato sarei stato contro una legge di questo tipo rivolta ai media. Ma ho visto che cosa accade a casa mia, nella mia nazione, e che cosa sta producendo questa follia gender. Dunque sto con Orban al 100%». A mali estremi…«La sinistra usa gli spazi concessi dal liberalismo per cambiare la società. Io vorrei una società liberale, ma il liberalismo non ci deve condurre al suicidio. A me pare che stiamo vivendo un momento come quello che visse la Spagna negli anni Trenta, sull'orlo della guerra civile. Voglio essere chiaro: io non auspico affatto una dittatura. Però, se penso alla Spagna di quell'epoca, noto che Franco fu l'unico a proteggere preti e suore, a evitare che fossero uccisi, e a salvare le chiese dalla distruzione. A me sembra che stiamo andando verso una situazione del genere». Di nuovo faccio l'avvocato del diavolo: non starà esagerando?«Sono sincero: questi discorsi un po' mi spaventano. Negli Stati Uniti però la situazione è sempre più critica. Si sentono professori universitari dire che le persone bianche, in quanto bianche, sono cattive. Si parla delle persone di discendenza europea come i nazisti parlavano degli ebrei negli anni Trenta e Quaranta». Se ne sta accorgendo qualcuno anche a sinistra, sembra.«La nuova sinistra radicale attacca anche la vecchia sinistra più tradizionale. Il mio libro è stato acquistato anche da tanti non cristiani. Una delle mie sostenitrici, ad esempio, è Bari Weiss, liberal, ebrea laica e lesbica. Ha lasciato il suo lavoro al New York Times per protestare contro la censura: il giornale non è più interessato alla verità, ma soltanto alla propaganda. Bari ha amato il mio libro. Un giorno mi ha confidato: “Rod, se mi avessero detto due anni fa che un giorno mi sarei trovata dalla tua parte, non ci avrei mai creduto". E invece…».In parte succede anche qui: abbiamo visto femministe e attiviste lesbiche opporsi al ddl Zan. «I dissidenti provenienti dall'Europa dell'Est che ho incontrato mi hanno detto che la cosa più difficile, sotto il comunismo, era trovare persone che avessero il coraggio di resistere. Ma nel momento in cui trovi persone del genere, ti devi alleare con loro, a prescindere da quali idee abbiano. Nei regimi comunisti i cristiani dissidenti lottavano assieme agli atei: le persone che avevano il coraggio di resistere si univano». A dirla tutta la sensazione è che oggi molti cristiani non abbiano alcune intenzione di resistere, anzi, sostengono l'ideologia dominante. «Ho dedicato il mio libro alla memoria di padre Tomislav Kolakovic. Era un prete croato che nel 1943, a Zagabria, si oppose all'ascesa del nazismo. Fu costretto, per sfuggire alla Gestapo, a rifugiarsi a casa di sua madre, in Slovacchia. Andò a insegnare in una università cattolica. Quando parlava agli studenti diceva: la notizia buona è che presto i nazisti perderanno la guerra. Quella cattiva è che arriveranno i sovietici e combatteranno i cristiani. Kolakovic invitava gli studenti a farsi trovare pronti. Sa come reagirono i vescovi slovacchi?».No. «Dissero a Kolakovic di smettere, perché parlando in quel modo terrorizzava le persone. Insistevano che non sarebbe mai accaduto qualcosa di simile a ciò che lui diceva. Ma Kolakovic ha continuato nonostante l'opposizione dei vescovi. Ha creato delle reti di giovani cristiani». Come è andata a finire la storia?«Quando sono arrivati i comunisti, hanno agito esattamente come Kolakovic aveva previsto. Ma la rete che lui aveva creato è servita a far sopravvivere la chiesa in Slovacchia. Ecco, noi stiamo vivendo il nostro “momento Kolakovic". I cristiani devono aprire gli occhi, devono farsi trovare pronti anche se i vescovi e le gerarchie agiscono diversamente. Nessuno sa quando potrebbe iniziare una vera, grande persecuzione. Ma quando inizierà bisognerà farsi trovare pronti». Ho la sensazione che le gerarchie della Chiesa, oggi, remino in tutt'altra direzione. Molto spesso parlano in un modo da non sfidare il politicamente corretto, nella speranza di guadagnare consensi. «Se il mondo ti ama forse stai facendo qualcosa di sbagliato. Molti ecclesiastici vogliono essere amati dal mondo. Ma nel mondo post cristiano quello che dovresti fare in quanto cristiano è prepararti ad essere odiato. Gesù voleva discepoli, non ammiratori. Quando c'è da soffrire, gli ammiratori scappano, i discepoli restano. Noi dobbiamo essere discepoli».
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