2022-03-02
Draghi fa il «falco» in Parlamento: «Non voltiamoci dall’altra parte»
Mario Draghi (Getty Images)
Il premier condanna l’aggressione russa e conferma: «Aiuti militari e accoglienza dei profughi». Poi invoca più fondi per la Difesa europea. Matteo Salvini chiede soluzioni diplomatiche. Lui taglia corto: «Non è il momento». «Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata, e le sue liane vogliono avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare»: quando all’inizio del suo discorso in Senato sull’invio di armi italiane all’esercito ucraino Mario Draghi cita lo storico statunitense, chi conosce le idee di Kagan non può non notare la circostanza. Kagan, infatti, è considerato uno dei principali teorici della politica di potenza degli Stati Uniti sulla scena mondiale; prima di convertirsi al clintonismo (nel 2016 ha sostenuto Hillary accusando Donald Trump di essere fascista) è stato consigliere di John McCain e Mit Romney. Nel 1997 ha fondato, insieme a William Ktristol, il think tank neocon The Project for the new American century. Kagan è anche il marito di Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per gli Affari politici dell’amministrazione Biden. La Nuland è stata una dei protagonisti più attivi, nel 2014, ovviamente da dietro le quinte, della rivoluzione ucraina. All’epoca vice del capo della diplomazia Usa John Kerry, fu protagonista di una bufera di polemiche per la sua frase «Fuck the Eu», ovvero «L’Unione europea si fotta», pronunciata nel corso di una telefonata con l’ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt, al quale la Nuland riferiva di un piano per costruire il futuro dell’Ucraina del quale l’Unione europea era all’oscuro. Il discorso di Draghi è caratterizzato da toni estremamente enfatici: «L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia», esordisce il premier, «segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. L’eroica resistenza del popolo ucraino», aggiunge Draghi, «del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili». Impensabili, certo. «Ora tocca a noi tutti decidere come reagire. L’Italia», sottolinea Draghi, «non intende voltarsi dall’altra parte. Il disegno del presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti. Le minacce di far pagare con conseguenze mai sperimentate prima nella storia chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina», argomenta il presidente del Consiglio, «e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari, ci impongono una reazione rapida, ferma e soprattutto unitaria. Tollerare una guerra d’aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa. Non possiamo lasciare che questo accada». Draghi affronta l’argomento più spinoso: «Sul piano militare», evidenzia il premier, «il Comandante supremo alleato in Europa ha emanato l’ordine di attivazione per tutti e 5 i piani di risposta graduale. Questo consente di mettere in atto direttamente la prima parte dei piani e incrementare la postura di deterrenza sul confine orientale dell’Alleanza con le forze già a disposizione. Mi riferisco», precisa Draghi, «al passaggio dell’unità attualmente schierata in Lettonia, alla quale l’Italia contribuisce con 239 unità. Per quanto riguarda le forze navali, sono già in navigazione sotto il comando Nato. Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli alleati. Sono in stato di pre allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi Membri all’Alleanza: l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità». Si passa alle armi: «L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. È necessario che il governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie», sottolinea il presidente del Consiglio, «non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, la posizione dell’Unione europea, la posizione di tutti i nostri alleati». Significativo il passaggio sull’Ue: «L’Europa», dice Draghi, «ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino. La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella Difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio», sottolinea Draghi, «è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune. Un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati». Un esercito europeo: ma chi ne avrebbe la guida? E cosa farebbe questo esercito nei casi in cui, come ad esempio in Libia, gli interessi dei Paesi europei divergono tra loro? Domande destinate per ora a restare senza risposta. «Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall’Ucraina», dice ancora Draghi, «ci obbliga poi a rivedere le politiche d’immigrazione che ci siamo dati come Unione europea. In passato, l’Unione si è dimostrata miope nell’applicare regolamenti datati. Oggi l’Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra, e per aiutarlo a integrarsi nella società. I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere oggi più che mai».«Presidente Draghi», dice in Aula il leader della Lega, Matteo Salvini, «ha il nostro totale mandato ma per me è sempre il tempo della diplomazia. Oggi, ieri, domani è il tempo della diplomazia perché la storia insegna che alle bombe se si risponde con le bombe, non si sa mai dove si va a finire». Draghi replica: «Bisogna pensare che alla fine da tutto ciò si uscirà con la pace e per arrivare alla pace ci vuole il dialogo. Ma ho l’impressione che questo non sia il momento».
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.