2022-05-13
Draghi mediatore, sponda di Salvini: pace con l’asse Roma-Parigi-Berlino
Il leader della Lega vedrà il premier di ritorno dagli States: stop alle armi, il disastro umanitario è alle porte Italia viva sgambetta Giuseppe Conte e fa saltare il possibile sostituto di Petrocelli alla commissione Esteri del Senato.L’atteso faccia a faccia tra Mario Draghi e Matteo Salvini sulla linea del governo italiano rispetto al conflitto in Ucraina potrebbe tenersi ad horas. La conferma è arrivata nel pomeriggio di ieri, con una «velina» fatta filtrare dallo staff del leader leghista, in cui si dava conto della richiesta ufficiale della segreteria del Carroccio di un incontro col presidente del Consiglio «per fare il punto» dopo la visita a Washington e il vertice col presidente Usa Biden avuto da Draghi. D’altra parte, proprio in concomitanza della missione statunitense del nostro premier, Salvini aveva intensificato il pressing su Palazzo Chigi per un impegno più sollecito nel reclamare un cessate il fuoco nei consessi internazionali, e per un’azione volta a frenare lo slancio bellicista dei governi americani e britannici. In quest’ottica, la posizione contraria, da parte della Lega, a un salto di qualità e di quantità nella fornitura di armi a Kiev appare ormai definita, ed è verosimilmente su questo tema che si concentrerà la parte più concreta del prossimo incontro tra i due. A prescindere dallo strumento con cui, eventualmente, il parlamento si misurerà quando il premier verrà a riferire in aula il prossimo 19 per l’informativa.Non è un caso che ieri mattina, tenendo a battesimo a Montecitorio la costituzione del Dipartimento sport della Lega (guidato, per la cronaca, dall’ex campione di pallavolo Gigi Mastrangelo) Salvini abbia tenuto a definire in maniera esaustiva la posizione del suo partito in merito, fornendo un’apertura di credito per le parole pronunciate da Draghi alla Casa Bianca, ma allo stesso tempo insistendo nella necessità di una serie di garanzie da parte del premier sui prossimi passi del governo, ponendo sul tavolo anche i gravissimi problemi che lo scenario bellico rischia di innescare a livello alimentare e umanitario nel medio termine. «Ho letto sui giornali», ha affermato Salvini, «che il presidente Draghi ha parlato di pace. Non so se con Biden abbia parlato anche di armi. Più armi significa più guerra e pace più lontana. Nelle prossime ore ne parlerò direttamente con il presidente Draghi. Penso sia interesse di tutti», ha aggiunto, «spegnere il fuoco, Ucraina in primis. Io credo che l’Europa a traino italo-franco-tedesco sia la strada giusta, maggio è il mese della Madonna, confidiamo sia il mese ultimo di questo conflitto perché sarà molto complicata».Da qui la contestazione all’atteggiamento angloamericano: «Sto lavorando su tutti i fronti con tutte le ambasciate per fermare le armi e arrivare alla pace, sono pronto a muovermi per andare ovunque e sono contento che la maggioranza degli italiani chieda a gran voce la pace, però se qualcuno stanzia 80 miliardi per mandare le armi il discorso si complica. Io preferirei stanziare soldi per aiutare le persone a mangiare: ci sono almeno 20 milioni di cittadini africani che arriveranno presto alla fame e saranno pronti a partire. Se non semini il grano a maggio poi alla gente non puoi dar da mangiare i proiettili in autunno: ci sarà un problema di carestia enorme in Africa che diventerà un problema umanitario, sociale e un problema dell’Italia». La deadline di Salvini per il cessate il fuoco, dunque, è molto chiara: «Arrivare alla pace a maggio è questione di sopravvivenza per Ucraina, Russia e Italia. Chiederò al premier di farsi capofila di una cordata europea per la pace con Francia e Germania. Qualcuno in Europa tifa per la guerra, mentre Italia, Francia e Germania hanno tutto il dovere, il diritto e la necessità di arrivare al più presto alla pace».Parallelamente, il presidente di M5s Giuseppe Conte ha scelto un ulteriore salto di qualità nel contenzioso con Draghi, avendo affermato che «dopo il terzo decreto sull’invio di armi l’Italia ha già dato», lasciando intendere di non essere intenzionato a votarne di ulteriori. Ma in casa grillina tiene banco ancora la vicenda di Vito Petrocelli, l’ormai ex presidente della commissione Esteri del Senato, estromesso dal suo incarico a causa delle posizioni smaccatamente filorusse. Quando Conte e i suoi sembravano essere venuti a capo della questione la cosa è tornata in alto mare, perché il senatore Gianluca Ferrara, papabile sostituto, ha dovuto fare un passo indietro a causa di un libro da lui scritto qualche anno fa dal titolo L’impero del male. I crimini nascosti da Truman a Trump, in cui esponeva idee molto critiche nei confronti dell’Alleanza Atlantica. A mettere i bastoni tra le ruote a Ferrara è stata ufficialmente Iv, che ha rispolverato fatto presente l’esistenza del libro e chiesto un confronto di maggioranza prima del via libera a qualsiasi tipo di candidatura alternativa, ma dietro le quinte molti hanno visto anche una fronda interna al M5s da parte di quanti chiedevano una scelta di un esponente più vicino a Conte (il quale non a caso si è affrettato a dichiarare «decaduta» la candidatura di Ferrara). Il borsino dei nuovi presidenti della commissione Esteri di Palazzo Madama sembrerebbe ora premiare l’ex capogruppo grillino Ettore Licheri.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.