2022-05-27
Draghi media per il grano: «Ho chiamato Putin adesso sentirò Zelensky»
Mossa del premier per sbloccare le derrate ferme in Ucraina. «Dal Cremlino prima apertura per scongiurare una tragedia».Nella giornata di ieri il presidente russo, Vladimir Putin, ha assicurato il premier italiano, Mario Draghi, che la Russia «intende continuare a garantire forniture ininterrotte di gas a prezzi fissati nei contratti». La notizia è stata diffusa dal Cremlino, che ha parlato della conversazione telefonica avuta tra i due leader. A proposito del colloquio, secondo l’agenzia Tass, «Putin ha informato il premier Draghi sui negoziati sospesi da Kiev e ha affermato che la Russia è pronta ad aiutare a superare la crisi alimentare attraverso l’esportazione di cereali e fertilizzanti, in cambio della revoca delle sanzioni». Nel colloquio - sempre secondo la Tass - Putin ha anche detto che «Mosca sta facendo sforzi per garantire una navigazione sicura nel Mar d’Azov e nel Mar Nero», aggiungendo che «è l’Ucraina a ostacolare l’apertura di corridoi umanitari per la partenza di navi civili cariche di grano». Infine, lo zar ha riferito al premier italiano «che sta lavorando per stabilire una vita pacifica nelle città liberate del Donbass». Draghi, dal canto suo, in serata ha tenuto una conferenza stampa dove ha confermato il colloquio (da lui voluto) con Putin e ha illustrato l’iniziativa in merito «a una possibile collaborazione tra Russia e Ucraina sullo sblocco dei porti sul Mar Nero, dove sono depositati molti milioni di quintali di grano», vista «la crisi alimentare che in alcuni Paesi, specie in quelli dell’Africa, è già presente e avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili». Il presidente Putin «ha detto di sì, ma ha aggiunto che questo non è sufficiente a risolvere la crisi alimentare perché forse i fabbisogni sono molti di più», Il premier ha continuato: «Putin mi ha detto che i porti sono bloccati perché sono stati minati dagli ucraini e naturalmente io gli ho detto che sono stati minati dagli ucraini per impedire alle navi russe di attaccare l’Ucraina, quindi la collaborazione deve essere da una parte quella di sminare questi porti e dall’altra quella di garantire che non avvengano attacchi durante il periodo di sminamento». Nel colloquio definito dal premier italiano una sorta di monologo del presidente russo, «effettivamente una disponibilità a procedere su questa direzione c’è stata per cui ho terminato dicendo che poi dovrò chiamare il presidente Zelensky e vedere se c’è un’analoga disponibilità a procedere in questa direzione. La mia è un’iniziativa che ho sentito il dovere di prendere per la gravità della crisi umanitaria che può toccare poi i più poveri del mondo». Anche se la sintesi finale non è delle più ottimistiche: «Non ho intravisto spiragli di pace». Il leader della Lega, Matteo Salvini, su Twitter ha commentato: «Bene il dialogo con Putin e con la Russia, l’arma più forte per fermare la guerra rimane la diplomazia».E veniamo al «piano di pace italiano» del quale si parla da giorni: esiste oppure no? O si tratta di una bozza che è stata maldestramente fatta uscire sulla stampa per risolvere problemi interni? Ieri sul tema è tornato a parlare il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che a Russia Today ha dichiarato: «I politici seri che vogliono ottenere risultati e non sono impegnati nell’autopromozione di fronte al loro elettorato, non possono proporre questo genere di cose». Poi Lavrov ha anche ribadito che «l’Italia non ha inviato il piano a Mosca, ma quanto appare sui media provoca un sentimento di rammarico». Il riferimento non certo velato è alle ipotesi di Donbass e Crimea sotto sovranità ucraina con uno status autonomo. Più passano le ore e più la vicenda del piano di pace italiano assume toni grotteschi e ieri se ne è avuta una prova durante un seduta della commissione Esteri, dove all’ordine del giorno c’era proprio il piano di pace del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La seduta è stata piuttosto animata come ci conferma l’onorevole Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia), dopo aver tentato senza fortuna di parlare con il viceministro degli affari Esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Marina Sereni: «Ogni giorno che passa», tuona Delmastro, «evapora l’asserita proposta di pace del ministro Di Maio. All’inizio il ministro aveva annunciato, Urbi et orbi, un formidabile piano di pace per la crisi russo-ucraina. Dopo il silenzio assordante di Draghi, i frizzi e i lazzi di Conte, gli sberleffi russi, le smentite ucraine, il ministro ha più pacatamente parlato di proposta embrionale di pace. Oggi, in commissione Esteri abbiamo costretto la Sereni a dire la verità, ovvero si tratta di una “bozza di piano di lavoro” consegnata a non meglio precisati direttori politici, sconosciuta a ogni attore politico europeo e “accennata a Guterres”. Una vera e propria commedia dell’assurdo quella della spy story in salsa amatriciana della proposta di pace di Di Maio. In verità siamo al nulla cosmico del ministro, che ha inventato una proposta di pace per riposizionarsi nel regolamento di conti interno alla galassia pentastellata che lo vede contrapposto a Giuseppe Conte. Utilizzare la tragedia della guerra e le sue possibili soluzioni per motivi di bassa cucina interna è disdicevole. Siamo al basso impero se anche la politica estera e la Farnesina vengono inghiottire nel buco nero della galassia a 5 stelle».
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