2018-07-11
Medico inglese cacciato dal lavoro: voleva chiamare «uomo» un uomo
David Mackereth, durante un corso di formazione, ha detto che gli esseri umani «sono maschi o femmine». Ma per le autorità britanniche la sua posizione è inaccettabile e lui è inadatto all'impiego.Il dottor David Mackereth, 55 anni, è originario di Dudley, nelle West Midlands. Ha quattro figli e fa parte delle chiesa battista riformata. Ha lavorato per 26 anni alle dipendenze del servizio sanitario britannico (Nhs), per lo più in pronto soccorso. Tuttavia, non è stato ritenuto adatto a prestare servizio per il ministero del Lavoro (Department for Work and pensions) a causa del suo orientamento religioso. Anzi, per la precisione ad avergli levato il posto è stata la sua idea riguardo al gender. Lo scorso maggio, David ha frequentato un corso di formazione ministeriale per diventare membro delle commissioni che valutano i casi di durabilità e stabiliscono se il paziente (anzi, il cliente, come lo chiama il servizio sanitario inglese) abbia diritto a qualche forma di sostegno pubblico. Tutto è andato bene fino a che il suo istruttore non ha affrontato la questione dell'identità sessuale. Il paziente, ha spiegato, va identificato in base al sesso che egli dichiara, quello a cui si sente di appartenere. Il genere - ha proseguito l'istruttore - è fluido, dunque bisogna rispettare le indicazioni di ciascun cittadino in merito.A quel punto, il dottor Mackereth ha espresso il suo dissenso. «Ho detto che avevo un problema con questa cosa», ha raccontato al Daily Telegraph. «Credo che il genere sia definito dalla biologia e dalla genetica. E credo, in quanto cristiano, che la Bibbia ci insegna che Dio ha fatto l'essere umano maschio o femmina. Avrei potuto tenere la bocca chiusa. Ma era il momento giusto per sollevare la questione».Il problema è che all'istruttore la sua posizione non è piaciuta affatto, e l'ha segnalata ai suoi superiori. Il dottor Mackereth è stato dichiarato «unfit»: inadatto a lavorare per il ministero. Il dottore ha ricevuto una email da Advanced personnel management, l'agenzia che lo ha assunto e che l'avrebbe trasferito al ministero del Lavoro. Gli hanno spiegato che avrebbe potuto seguire un corso di formazione sulla politica del ministero. In ogni caso, il Department for Work and pensions ha fatto sapere di aver consultato i propri avvocati e di essere fermamente convinto che, nell'ambito di qualsiasi rapporto o contatto con i «clienti», il personale medico debba riferirsi a loro utilizzando il pronome corretto, ovvero quello che corrisponde al sesso che essi hanno scelto. Il mancato rispetto di tale regola «potrebbe essere considerato una molestia, come stabilito dall'Equality act del 2010». Insomma, il ministero ha fatto capire al dottore che doveva adeguarsi: ogni paziente ha diritto a scegliere il proprio sesso, e lui deve regolarsi di conseguenza. Quando Mackereth ha risposto che non avrebbe rispettato il diktat, gli hanno fatto sapere che il suo impegno lavorativo sarebbe finito lì. Per farla breve, gli hanno tolto il lavoro per una questione di pronomi. Mackereth non si è rifiutato di curare un transessuale, non ha maltrattato nessuno. Semplicemente, ha ribadito che il genere sessuale non è una mera questione culturale, e che la biologia c'entra. Motivo per cui non voleva chiamare «lui» una «lei» e viceversa. Le dichiarazioni rilasciate dalla portavoce del ministero del Lavoro britannico al Telegraph sono parecchio inquietanti. «Il dottor Mackereth», ha detto la signora, «ha chiarito durante il suo addestramento che avrebbe rifiutato di usare pronomi che non corrispondevano alla sua personale visione del genere biologico di una persona. Ci aspettiamo che tutti gestiscano le valutazioni in maniera sensibile e aderiscano all'Equality act 2010». In poche parole, chi non accetta di utilizzare la neolingua viene fatto fuori.«Io non sto attaccando il movimento transgender», dice giustamente Mackereth. «Sto difendendo il mio diritto alla libertà di parola e alla libertà di credo. Non credo che dovrei essere costretto a usare un pronome specifico. Non sto cercando di offendere nessuno. Ma se offendere qualcuno può portare a licenziare i medici, in quanto società dobbiamo riflettere su dove stiamo andando». Sì, bisogna davvero riflettere a fondo. Qui non stiamo parlando di una persona che - per via delle sue convinzioni religiose - ha rifiutato di svolgere il proprio compito. Il dottor David non è venuto meno al suo dovere, non ha offeso alcun transgender né lo ha trattato in modo diverso da un eterosessuale o da un omosessuale. Non ne ha nemmeno avuto il tempo.In questa vicenda, infatti, c'è qualcosa che va molto oltre il dibattito sulla fluidità sessuale. Qui abbiamo un medico che non ha discriminato, ma subisce una discriminazione. Se Mackereth avesse, per dire, rifiutato di esaminare un trans o gli avesse negato una prestazione sanitaria, allora si potrebbe discutere. Però non è accaduto nulla di tutto ciò. Il medico ha soltanto espresso la sua opinione, per altro non esattamente folle. Ma opporsi al dogma della fluidità sessuale non si può: bisogna riconoscere che non esistono più sessi, che non ci sono uomini o donne, ma individui neutri, regolati solamente dal desiderio. Tesi come queste si possono - anzi, si devono - sostenere. Dire che gli esseri umani si dividono in maschi e femmine - perché così stabilisce la biologia - invece è vietato. «Se si afferma ciò che il genere umano ha creduto per secoli - vale a dire che sesso e genere coincidono e sono determinati alla nascita - si può venire attaccati ferocemente», ha sospirato Mackereth. «Tutti coloro che sostengono le mie opinioni possono essere licenziati. Il mio non è un caso isolato». Già: chiunque non si adegui al sessualmente corretto rischia di essere cacciato. In nome dell'eguaglianza, ovviamente.
L’ex viceministro e sottosegretario della Salute Pierpaolo Sileri (Ansa). Nel riquadro Marco Florio
Andrea Sempio, nel riquadro il padre Giuseppe (Ansa)