2024-10-24
Le toghe provano a smorzare i toni
Giuseppe Santalucia, presidente Anm (Imagoeconomica)
Santalucia, numero uno dell’Anm, attacca Nordio («Anche noi sappiamo il francese») e Delmastro («Toni sbagliati»). Poi però critica Paternello: «Meloni non è un pericolo».Il caso Albania ha riaperto un dossier mai chiuso, quello dei rapporti controversi tra potere giudiziario e potere esecutivo in Italia. Tra chi parla di attacchi al governo e chi di toni esagerati dell’esecutivo contro le toghe. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, anche se con qualche giorno di ritardo, ha deciso di chiarire alcuni punti e di rispondere al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Durante la conferenza stampa il Guardasigilli aveva detto che i magistrati non avevano saputo interpretare correttamente la sentenza della Corte di Giustizia Ue, redatta in francese. «Anche se sono scritte in francese, i giudici italiani sanno leggere le sentenze», la risposta di Santalucia, che non nasconde l’evidente scocciatura per quel commento. «Il governo torni a parlare con la magistratura nei termini di un doveroso rispetto nella comunicazione istituzionale del Paese». E non manca di fare accuse a chi, sostiene, alimenta la tensione. «I toni del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro non aiutano a rasserenare il clima». Santalucia fa riferimento all’intervista rilasciata dal sottosegretario alla Stampa: «Abbiamo assistito a un’interpretazione abnorme della norma europea. Io conosco una sola corporazione al mondo che pretende l’insindacabilità, sono gli ayatollah». «Se siamo “ayatollah”», rispondono dall’Anm, «non c’è alcuna voglia di guardare le cose per quello che sono. Siamo giudici che applicano la legge, ma la legge è un po’ più ampia. Se non ci si intende su questo non si potrà mai avere reciproco rispetto». Dopo essersi levato i sassolini dalle scarpe, le sue parole sembrano cercare una distensione con l’esecutivo. «Lo scontro non è con la magistratura italiana, ma con la normativa e le istituzioni europee», ha spiegato, aggiungendo che non si tratta di scelte autonome, «i magistrati sono tenuti ad applicare le normative comunitarie. C’è un Regolamento europeo (che prevede le procedure accelerate di frontiera, ndr) che entrerà in vigore nel 2026, se l’adozione fosse anticipata - e questa sarebbe una scelta della politica - la presunta opposizione dei magistrati non ci sarebbe più». Quasi un suggerimento il suo e un’ipotesi percorribile, come sottolineato anche dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi , e confermata ieri dalla commissaria europea alla Parità, Helena Dalli, intervenuta in plenaria al Parlamento europeo a Strasburgo nel dibattito sulla gestione delle migrazioni.«Andando avanti rapidamente, l’attuazione del Patto potrebbe aiutare altri Stati a gestire meglio la migrazione già oggi, ecco perché la Commissione è pronta ad accelerare l’attuazione di alcuni elementi». Nell’intervista rilasciata a Sky Tg24, sempre con l’intento di abbassare i toni, Santalucia ammonisce indirettamente il sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, per la mail inviata lo scorso 19 ottobre nella quale definiva Giorgia Meloni «più pericolosa di Silvio Berlusconi». «Non c’è nessun pericolo», spiega il presidente dell’Anm, «il termine “pericolosa” non è assolutamente adeguato. L’affermazione di Patarnello si presta a equivoci».Per Simonetta Matone, deputato della Lega ed ex magistrato, quello dell’Anm è un’imbarazzante retromarcia. «Nella sua retromarcia nulla dice dell’affermazione di Patarnello, secondo il quale i giudici non devono fare opposizione al governo. Parole che implicitamente confermano che molti di loro lo fanno, e poi articolano compiutamente nei testi che pubblicano su chat della corrente e su altri mezzi social», la sua denuncia. Così anche il ministro dei rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: «C’è una minoranza della magistratura che si organizza in maniera aggressiva per attaccare il governo e non fa nulla per nasconderlo, anzi lo dice in chat e chissà in quante altre occasioni lo ha detto o fatto».
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